Io penserò a tutto, tu a rendermi felice

Da poche settimane è possibile reperire su Netflix “Don’t worry darling” un film diretto da Olivia Wilde, uscito al cinema nel 2022.

L’ho visto, mi ha colpito molto e vorrei condividere con voi alcune riflessioni, tentando di evitare, per quanto mi sarà possibile, di fare troppo spoiler.

La storia si apre descrivendo la vita felice di una coppia di giovani sposi molto innamorati. Ci troviamo in una cittadina dallo stile americano, circondata da un deserto. Tutto richiama un’ambientazione anni ’50: l’architettura delle villette immerse in viali artefatti e molto puliti, le macchine d’epoca, l’abbigliamento e le pettinature cotonate delle donne.

Fin da subito ogni scena punta a una rappresentazione eccessiva di perfezione e felicità, dalle feste entusiasmanti, piene di gente su di giri e molto affiatata tra loro, all’intimità della coppia protagonista che sembra vivere in una costante luna di miele.

C’è una circolarità di eventi sempre uguali, come per esempio la preparazione della colazione, in cui ogni mattina Alice, la protagonista, cucina le uova, imburra i toast e versa il caffè nella tazza con la stessa cura e devozione per il marito. È praticamente impossibile che allo spettatore non sorga il sospetto che prima o poi questa reiterazione tanto serena è destinata a interrompersi.

Presto scopriamo che tutti gli uomini di questa idilliaca comunità lavorano nello stesso posto. Ogni mattina, dopo l’amorevole saluto delle loro mogliettine, partono verso il deserto dove si trova la sede di una futuristica base chiamata Victory, che si occupa di misteriose e molto top secret sperimentazioni, delle quali non possono confidare nulla neppure alle loro mogli, completamente ignare di ciò che avviene là dentro.

L’azienda è stata fondata da Frank, un leader molto carismatico che suscita in tutti ammirazione e soggezione allo stesso tempo, come il guru di una setta.

Ed è proprio durante un party in piscina con Frank circondato da uno stuolo di fedeli dipendenti, uniti nel motto “Siamo qui per cambiare il mondo”, che una donna della comunità interrompe l’esaltazione generale mettendo in dubbio tutto il sistema con frasi confuse e provocatorie, che spingono il marito ad allontanarla velocemente dal gruppo.

Dai commenti emerge chiaramente la percezione che tutti hanno di lei e l’esclusione che ha subito dalla comunità. C’è chi la definisce una pazza. Trapelano leggende su una sua presunta fuga nel deserto, dove è tassativamente vietato alle donne recarsi, in seguito alla quale è scomparso il figlio che era con lei.

Alice non ha la forza né la voglia di opporsi al giudizio della collettività, ma qualcosa in quella donna la attrae.

Nel mentre accade il fatto scatenante, Alice trasgredisce l’unica regola imposta e si avventura da sola nel deserto, seguendo la scia di un aereo che sembra essersi schiantato dietro una montagna.

Dal quel momento il dubbio comincia a insinuarsi in lei, trasformando lentamente tutta la percezione di quella realtà rarefatta, che troverà il suo apice nell’assistere al suicidio della donna ritenuta da tutti una pazza.

Emerge la presenza di un sistema di controllo e coercitivo, pieno di lacune e misteri che solo gli uomini della comunità potrebbero aiutare a risolvere, ma suo marito per primo non è disposto ad aiutarla.

La trama si infittisce e io non andrò oltre, perché la potenza narrativa di questo film sta proprio nella presa di consapevolezza lenta e scioccante dello spettatore.

I rimandi ad altre opere cinematografiche e letterarie sono molteplici. Innanzi tutto non è casuale il fatto che la protagonista si chiami Alice. Lei trasgredisce le regole, come la famosa bambina del romanzo di Lewis Carroll che segue un buffo coniglio molto ansioso per il suo ritardo, così come lei segue l’aereo oltre l’orizzonte, allontanandosi dallo spazio sicuro e conosciuto. Dal quel momento di fatto tutta la realtà che conosce si capovolge, cambia volto, diventando un prisma incomprensibile e spaventoso.

Guardando questo film, non si può che pensare a “The Truman show”, in cui il protagonista vive a sua insaputa in un mondo fittizio, costruito intorno a lui per un reality ante litteram. Come nel caso di Truman i ricordi acquisiscono un ruolo centrale nella trama, perché determinano la personalità e le azioni dei protagonisti. I ricordi ci definiscono e ci proteggono. Controllare i ricordi, cancellarli, modificarli, definisce il potere più alto, quello che può controllare le menti degli esseri umani.

In entrambi i film elementi naturali rappresentano simboli potenti: il limite umano, la sua paura più profonda dell’ignoto. Nel caso di Truman si trattava del mare, in quello di Alice del deserto. Solo trovando il coraggio di attraversare l’elemento più temuto e sconosciuto puoi raggiungere la conoscenza e di conseguenza la salvezza.

Anche il film “Matrix” rappresenta un punto di congiunzione molto forte, perché tutta la trama ruota intorno al tema del reale e dell’ideale e fino a che prezzo si è disposti a pagare pur di raggiungerlo.

Ma gli aspetti in assoluto più interessanti di “Don’t worry darling” sono quelli legati all’ideale maschile insito nel sistema patriarcale. Cosa si è disposti a fare pur di poter accedere a quel modello di mascolinità riconosciuta come l’unica giusta e vincente all’interno della società? Cosa si è disposti a perdere pur di poter aderire a un’immagine conforme di uomo di successo, stimato e riverito dalla propria donna, il cui unico scopo nella vita e compiacerlo e lusingarlo?

Cosa sarebbero disposti a fare certi uomini se avessero la possibilità di reinventare la propria vita, rendendola sicura e controllata dentro dinamiche di potere incrollabili?

Questo film prova a raccontarlo, attraverso un thriller che si fa distopico, ma neanche poi così lontano dalla nostra realtà, una realtà in cui le donne continuano a pagare il prezzo della loro indipendenza, troppo spesso ancora con la morte.

Un film che consiglio per le sue tematiche estremamente attuali che tratta in un modo decisamente originale e per l’intreccio della storia che vi terrà con il fiato sospeso fino alla fine.

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