La protezione dai cambiamenti climatici è un diritto umano, grazie anche a Anziane per il clima

di Alessandro Vaccari e Valeria Camia

Martedì 9 aprile la Grande Camera della Corte europea dei diritti umani (Cedu) ha decretato, accogliendo una causa climatica inoltrata dall’associazione Anziane per il clima, che la Svizzera viola i diritti delle donne anziane in quanto non agisce con la necessaria efficacia contro le conseguenze del riscaldamento globale. La protezione dai cambiamenti climatici è diventato un diritto umano.

Il Tribunale ha riscontrato nelle inadeguate misure di contrasto ai cambiamenti climatici. adottate dalla Confederazione una violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare e riconosciuto lo status di vittima all’associazione Anziane per il clima – ricordiamo che la Corte europea per i diritti umani ha sede a Strasburgo ed è competente ad assicurare il rispetto della Convenzione europea dei diritti umani da parte dei Paesi aderenti, fra cui anche la Svizzera.

Norma Bargetzi Horisberger, socia dell’associazione Anziane per il clima (e sua membra di comitato per la Svizzera italiana) ha accettato di rispondere ad alcune domande di Sconfinamenti sulla storia del gruppoe sul significato della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Ci può raccontare innanzitutto com’è nata l’Associazione Anziane per il clima?

La nostra Associazione è nata nel 2016 su impulso di un procedimento giudiziario portato avanti   in Olanda dalla Ong Ugenda contro il proprio governo, per non aver protetto sufficientemente i propri concittadini dalle conseguenze della crisi climatica. Nel 2019 la Corte Suprema olandese ha riconosciuto le inadempienze del governo imponendogli di porvi rapidamente rimedio.

Anche noi in Svizzera ci siamo chieste che cosa potessimo fare per indurre anche il nostro governo a un’azione più incisiva per il rispetto degli accordi di Parigi sul clima del 2015. Un primo risultato immediato della formazione del nostro gruppo è stato di dare risalto maggiore in sede politica e nella società alle questioni ambientali. Come gruppo di donne anziane ci siamo chieste quale fosse il modo più efficace per fare pressione sulle competenti autorità elvetiche   per correggere le loro inadempienze nella protezione delle persone, tenendo conto anche degli studi sulle conseguenze della calura estiva a partire dal 2003, causa di molte morti   premature, soprattutto fra le donne anziane.

Con la collaborazione di Greenpeace, il cui sostegno finanziario, legale, organizzativo è stato fondamentale in tutti questi anni, abbiamo costituito l’associazione, anche perché l’avvio di   un’azione legale  a questo scopo richiede di dimostrare di essere parte lesa delle conseguenze del riscaldamento globale e quindi dell’insufficiente impegno  delle autorità  al riguardo. Ci siamo dunque date la forma giuridica di un’associazione che rappresentasse le donne anziane a partire dall’età di 64 anni, l’età del pensionamento delle donne in Svizzera. Oggi siamo oltre 2.500 e l’età media delle iscritte, tutte domiciliate in Svizzera. è di 73 anni.

La generazione che oggi combatte per il clima è in parte la stessa che in passato si è battuta per il suffragio femminile, che in Svizzera esiste solo dal 1971. Come si spiega la particolarità di questa generazione di donne?

Il fatto che le donne non avessero ancora il diritto di voto era in effetti scandaloso e oltretutto impediva alla Svizzera di aderire alla Convenzione europea dei diritti umani. La generazione che lottò per il riconoscimento del diritto di voto alle donne ha maturato una consapevolezza sociale e politica che ha conservato e trasmesso nel corso del tempo e che spiega l’impegno anche su altre tematiche attuali.  Inoltre, le donne hanno marcato una presenza sempre più rilevante anche all’interno stesso delle istituzioni svizzere. 

In Svizzera da parte di forze politiche di destra viene alimentato il sospetto che la sentenza della Cedu sia in contrasto con la democrazia diretta svizzera in quanto imporrebbe dall’esterno scelte che spettano al popolo svizzero.

In realtà la nostra organizzazione ha pienamente rispettato le procedure democratiche; la Svizzera ha ratificato gli accordi della Convenzione europea dei diritti umani e quindi si è impegnata a sottostare alle decisine della Corte di Strasburgo. In realtà molte cose non sono state capite o vengono mistificate anche per interesse politico. Prima di rivolgerci alla Cedu abbiamo seguito, come previsto, tutto l’iter legale interno alla Svizzera, indirizzando le nostre richieste prima di tutto al Dipartimento ambiente, trasporti ed energia che non ha nemmeno preso in considerazione la nostra istanza. In seguito, ci siamo rivolte al Tribunale amministrativo e a quello federale competenti ma entrambi hanno respinto il nostro ricorso con motivazioni insufficienti. Per questo abbiamo deciso di rivolgerci alla Cedu, chiedendo che la protezione dai cambiamenti climatici venisse considerata un diritto umano e da qui è scaturita una sentenza che può essere definita storica. Ecco perché sono passati tanti anni prima di arrivare al pronunciamento della Cedu. Ora esiste una base legale per chiedere alle autorità svizzere di correggere le proprie politiche ambientali in modo da rispettare gli impegni presi a Parigi nel 2015 contro il riscaldamento globale, adottando le misure che, in piena autonomia, riterranno opportune. Spetterà al Consiglio dei ministri d’Europa vigilare sul rispetto da parte svizzera della sentenza della Cedu. Sono le forze populiste di destra che ci attaccano e che entrano in fibrillazione ogni volta che si parla di Europa, confondendo fra l’altro le istanze dell’Unione europea con la Cedu che non ha niente a che fare con l’Ue. Come Anziane per il clima abbiamo ricevuto insulti e inviti a stare a casa a occuparci dei nipotini oltre all’accusa di essere manipolate da Greenpeace, il cui appoggio è stato fondamentale ma non ha minimamente intaccato la nostra autonomia. Queste accuse sono insomma strumentali e servono a deviare la discussione dalla sostanza dei problemi in gioco.

Per statuto le aderenti alla vostra associazione devono aver raggiunto l’età della pensione ma crediamo che il rapporto con le altre generazioni sia importante in un momento in cui, anche in vista delle elezioni per il Parlamento europeo, le questioni climatiche non sembrano al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica. Come vi rapportate in generale ai giovani e alle altre generazioni?

 Abbiamo avuto momenti importanti di confronto e di collaborazione con i movimenti giovanili, partecipando a iniziative studentesche e di vari gruppi ambientalisti giovanili. Svolgiamo inoltre un costante   lavoro di sensibilizzazione a vari livelli, nelle scuole, nelle università e siamo state attive sui temi ambientali anche in occasione di varie scadenze elettorali. Una nostra rappresentante ha poi partecipato a raduni con giovani provenienti da varie parti d’Europa. Ogni anno siamo presenti alla giornata di denuncia dell’estinzione dei ghiacciai.

Parteciperemo inoltre alle varie iniziative organizzate prossimamente dai giovani di Sciopero per il clima. Quando si affrontano sfide collettive bisogna ricercare il massimo di unità possibile, specie in una realtà piccola come quella ticinese. In effetti il fenomeno del disimpegno e dell’individualismo è presente non solo nei giovani ma investe un po’ tutte le generazioni, com’è evidenziato anche dalla scarsa partecipazione alle scadenze elettorali. Bisogna invece sfruttare tutte le occasioni offerte dal nostro sistema democratico.

Die Klimaseniorinnen klagen den Schweizer Staat an (25.10.16), Bern.
Foto: Flurin Bertschinger/Ex-Press

La sentenza della Cedu che richiama la Svizzera ai suoi impegni in materia climatica, ha suscitato l’impressione, fuori dalla Svizzera, che il Paese sia più di altri inadempiente in materia climatica. In realtà altri Paesi europei non si trovano in condizioni migliori e se si è arrivati a questa sentenza è solo perché il vostro movimento ha saputo organizzarsi e percorrere le vie legali adeguate. Condivide questa osservazione?

Sono d’accordo; la Svizzera è un Paese piccolo e poco conosciuto, anche in Italia. Effettivamente alcuni Paesi del Nord Europa si sono mossi con maggiore decisione su temi ambientali ma ce ne sono molti altri che non hanno eseguito diligentemente i loro “compiti” in quest’ambito come e più della Svizzera. Noi Anziane per il clima, abbiamo avuto la forza e la costanza di andare avanti anche grazie all’assistenza di un team di legali di prim’ordine che ci ha guidato fin dall’inizio. Vorrei in particolare ricordare Ursula Brunner, una legale di Zurigo purtroppo deceduta senza poter condividere la vittoria di questi giorni.

Ci sono stati lunghi momenti di attesa per decidere come procedere passo dopo passo, prima all’interno della Svizzera e poi con l’stanza alla Cedu. Una prima vittoria è stata l’ammissibilità del ricorso presso la Cedu e poi la decisione che sarebbe stata la Grande Camera a prendere la decisione definitiva, segno che al di là del risultato finale la nostra denuncia veniva presa in seria considerazione. Questo processo è stato di per sé per noi, prima di tutto, un grosso momento di presa di coscienza. Nella fase finale siamo state assistite da due legali inglesi che avevano esperienza con la Cedu. Tutto questo ha comportato spese ingenti che abbiamo condiviso con gli amici di Greenpeace. Fra i giudici c’era anche uno svizzero che ha approvato la nostra denuncia e che naturalmente è stato accusato di tradimento dalle forze politiche sovraniste.

Comunque, accanto a critiche non sempre in buona fede, abbiamo avuto sempre il sostegno di forze politiche e sociali oltre che di semplici cittadini. Una volta, mentre mi recavo in treno per un’udienza a Strasburgo con un’amica, un padre, che aveva in braccio una bambina, dopo aver appreso del nostro impegno, ci ha ringraziato per quello che stavamo facendo per le generazioni future. In effetti molte di noi sono mamme e nonne e siamo coscienti che la battaglia che stiamo conducendo e che è solo all’inizio, prepari un futuro migliore per le prossime generazioni.

Per continuare la battaglia contro il riscaldamento globale è necessario l’intervento della politica e il consenso popolare Come si va avanti ora, specie in Svizzera, dove nel 2021 un referendum ha bocciato la legge per la riduzione delle emissioni di C02?

Bisogna andare avanti migliorando la nostra azione per ricercare il consenso, imparando la lezione della sconfitta del 2021. Ora tocca ai politici prendere provvedimenti adeguati e alle varie organizzazioni prendere iniziative in difesa dell’ambiente che noi sosterremo.

Noi intanto continuiamo con la nostra opera di sensibilizzazione, anche agendo a livello personale nella nostra cerchia di conoscenze. In questo anche le nuove tecnologie informatiche possono facilitare il nostro compito. Anziane per il clima ha inoltre naturalmente bisogno, per motivi anagrafici, di un continuo ricambio delle proprie associate, Sul rispetto della sentenza della Cedu, confidiamo anche nell’opera di controllo esercitata dal Consiglio dei ministri d’Europa. Possiamo contare anche sull’azione di forze che condividono la nostra battaglia e sull’azione di politici che, al di là della loro appartenenza politica, sono anche genitori e quindi consapevoli dei pericoli che incombono sulle nuove generazioni a causa dei cambiamenti climatici.

Nel pieno delle attuali crisi internazionali molti pensano che il tema del clima debba passare in secondo piano. In realtà ci pare che la battaglia per la giustizia climatica sia al tempo stesso una battaglia per la pace. Basta pensare alle popolazioni povere che già oggi sono minacciate nella loro esistenza a causa delle conseguenze del riscaldamento globale e di come questo sia inevitabilmente una minaccia per la pace.

In effetti il tema della giustizia climatica è sempre stato al centro della nostra azione. Questo nasce dalla consapevolezza che sono le popolazioni meno responsabili delle cause antropiche del riscaldamento globale a subirne le conseguenze maggiori. Il nostro lusso, insomma o facciamo paradossalmente pagare ai più poveri e la nostra stessa sensibilità politico-sociale ci fa considerare inaccettabile questa situazione. Protezione del clima, pace, giustizia climatica vanno di pari passo. Come psicoterapeuta avverto la necessità di un impegno riguardo anche ai disagi psichici che sono classificati ufficialmente come ansia climatica contro cui la migliore cura è impegnarsi con azioni concrete per vincere la rassegnazione.

(E’ possibile ascoltare un estratto di questa intervista anche su https://www.youtube.com/watch?v=CARvRU77-uI&t=5s)

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