Mentre uno sguardo ai trend sociali contemporanei e agli scambi economici nel mondo suggerisce che l’umanità sia (stata) spesso guidata da fini materiali, egoistici e tesi all’arricchimento fine a se stesso, arriva un libro che ci dice il contrario. Scritto a quattro mani, da Elisa Bortoluzzi Dubach e Chiara Tinonin, La relazione generosa. Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati (FrancoAngeli, 2020) è una lettura che va oltre i confini e diventa una preziosa testimonianza per lasciar cadere i pregiudizi nei confronti di coloro che fanno filantropia. Il libro infatti ci porta a riflettere non solo su come ci sia spazio per l’equità e la generosità nelle relazioni umane, ma anche su come queste disposizioni d’animo e dell’agire le si possano trovare proprio là dove tanti di noi non le aspettano, ovvero nel rapporto con persone molto benestanti e di successo, i mecenati.
Non nascondo che io, senza aver mai “toccato” in prima persona il mondo del mecenatismo, ho a lungo immaginato i filantropi come individui intoccabili e irraggiungibili, seduti nei loro salotti eterei, occupati in conversazioni impegnate ma lontane dai problemi concreti della gente; e così mi è capitato di domandarmi, più volte e con una certa perplessità, cosa spinga persone facoltose a donare parte del proprio patrimonio agli altri. Per quale ritorno, di immagine o più pratico?
Con toni coinvolgenti e indiscussa preparazione professionale, Elisa Bortoluzzi Dubach e Chiara Tinonin prendono tutti noi per mano e ci aiutano ad avventurarci nel mondo del mecenatismo donandoci (già, donandoci!) una fotografia dettagliata della personalità complessa, non sempre facile, dei mecenati e raccontandoci di quel bisogno esistenziale che essi hanno e che si chiama “donare”.

Molto interessante, per i non-addetti ai lavori, la prima parte del libro che racchiude la storia del mecenatismo (il sostegno finanziario all’arte e alla cultura). Si scopre così che il mecenatismo va distinto dalla filantropia (rivolta alle urgenze sociali) e che non nacque nelle corti rinascimentali, come si suole pensare, ma era già presente nel mondo antico e – informazione poco nota – vide molto presto un ruolo importante delle figure femminili. Un esempio? Ottavia, sorella dell’imperatore Augusto, che fondò nientedimeno che una delle prime biblioteche pubbliche a Roma. Poi, saltando di qualche decennio, ecco un altro nome, tra i tanti: Maria de’ Medici, che esportò in Francia il mecenatismo culturale, ereditato dal padre, il granduca di Toscana Francesco II. E che dire dei vari mecenati, attenti ai poveri e ai bisognosi, come la marchesa Giulia Colbert di Barolo, che a Torino si dedicò alle carcerate e all’educazione dei bambini?
Attraverso l’excursus storico e la caratterizzazione psicologica del mecenate, il libro giunge alla parte centrale del lavoro, che riguarda la discussione di un modo di guardare alla filantropia capace di offrire una nuova e stimolante lettura dei sistemi Stato-mercato-Terzo Settore delle società contemporanee.
“La relazione generosa vede il mecenatismo e la filantropia come uno scambio reciproco tra un soggetto richiedente – un artista o un professionista del settore non profit – e un individuo tendenzialmente facoltoso che elargisce mezzi finanziari, competenze o reti per la realizzazione di un progetto di pubblica utilità. Questo gesto è generoso perché è fortemente generativo”. Favorisce uno stato di maggiore benessere psicofisico in chi dona e allo stesso tempo aiuta a realizzare spesso un impatto sociale positivo nel medio e lungo termine, a favore di comunità di persone più o meno grandi. “Siamo convinte – continuano Elisa Bortoluzzi Dubach e Chiara Tinonin – che la solidarietà non sia solo un principio etico formale che compare nelle nostre carte costituzionali ma, soprattutto, un impegno tangibile, un valore sincero che ci appartiene come esseri umani che convivono in una società dove ogni singola persona deve essere tutelata. Il dono crea speranza e spazio di azione. Di tutto ciò oggi abbiamo bisogno più che mai.”
Ecco allora che nella seconda parte (metodologica) del libro il lettore è preso per mano e guidato nelle fasi preparatorie necessarie per costruire relazioni positive e durature tra il mecenati e il richiedente. La lettura scorre attraverso pagine che, in modo schematico ma preciso, da manuale e con esemplificazioni pratiche, elencano quei principi guida per mettere il filantropo nella condizione di sentirsi, in qualche modo, obbligato a donare.
La relazione generosa. Guida alla collaborazione con filantropi e mecenati è un libro tecnico ma comunque chiaro e certamente utili anche per chi voglia comprendere cosa rappresentino filantropia e mecenatismo per la società contemporanea e offre al lettore un messaggio di ottimismo, che in questi tempi, diventa di speranza: le persone sono oneste perché vogliono essere oneste e si preoccupano del benessere degli altri.
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Elisa Bortoluzzi Dubach è docente universitaria in Italia e in Svizzera, consulente di Relazioni Pubbliche, Sponsorizzazioni, Fondazioni e Mecenati.
Chiara Tinonin è consulente di fondazioni e organizzazioni non profit in ambito artistico e culturale