La revisione del welfare belga: dal 2026 stop a disoccupazione senza limite di durata

Con l’avvicinarsi del nuovo anno, il Belgio si prepara ad attuare uno dei cambiamenti più rilevanti del suo sistema di welfare degli ultimi decenni. Dal 1° gennaio 2026, il primo gruppo consistente di persone in cerca di lavoro vedrà terminare il proprio sussidio di disoccupazione nell’ambito di una riforma federale che smantella il diritto storico a un sostegno illimitato nel tempo. In totale, circa 103.000 persone dovrebbero perdere l’indennità di disoccupazione entro l’estate del 2027, segnando il compimento di una svolta politica che ha dominato il dibattito politico e sociale per tutto il 2025.

Al centro della riforma vi è l’abolizione dei sussidi di disoccupazione senza limite di durata. Il Belgio era rimasto l’ultimo Stato membro dell’Unione europea a consentire ai disoccupati di percepire un’indennità per tutta la vita. Questa eccezione è destinata a scomparire con l’introduzione graduale delle nuove regole di ammissibilità, allineate all’accordo di coalizione federale raggiunto all’inizio del 2025 sotto il governo del primo ministro Bart De Wever per il quale la limitazione dei sussidi era una misura ormai improrogabile di fronte alle pressioni fiscali e alle inefficienze del mercato del lavoro.

Il calendario di attuazione della riforma è strutturato in “fasi”. Nella prima ondata, circa 21.500 persone in cerca di lavoro che hanno accumulato almeno 20 anni di disoccupazione completa nel corso della loro vita lavorativa perderanno il sussidio il 1° gennaio 2026. La maggior parte di questo gruppo — oltre 13.000 persone — risiede in Vallonia, la regione francofona meridionale del Paese. Una seconda fase entrerà in vigore il 1° marzo 2026, con la cessazione dei sussidi per chi ha tra 8 e 20 anni di disoccupazione alle spalle. Infine, dal 1° aprile 2026, perderanno il diritto all’indennità anche i disoccupati con meno di otto anni di disoccupazione. Le comunicazioni dell’Ufficio nazionale per l’impiego (Onem) vengono inviate in modo progressivo, e l’intero processo di riforma si estenderà fino al 1° luglio 2027.

Ci sono comunque eccezioni per attenuare la transizione per alcuni individui. Le persone in cerca di lavoro che, entro il 31 dicembre 2025, siano iscritte a programmi di formazione legati a settori con carenza di manodopera potranno continuare a percepire il sussidio fino al termine del corso, a determinate condizioni. Inoltre, sono esentati dai tagli coloro che hanno 55 anni o più e un’anzianità lavorativa complessiva di almeno 30 anni, includendo periodi di lavoro a tempo parziale, malattia, disabilità o infortunio sul lavoro. Questa soglia salirà a 35 anni entro il 2030.

La riforma, tuttavia, non riguarda solo la durata dei sussidi. Cambiamenti paralleli in ambito fiscale prevedono che le indennità di disoccupazione siano tassate più pesantemente a partire dal 2026, con la graduale eliminazione delle riduzioni fiscali attualmente in vigore. In base all’accordo federale estivo, le riduzioni supplementari saranno abolite il prossimo anno e la riduzione di base sarà completamente eliminata entro il 2029. Secondo il governo, questa misura rafforza ulteriormente gli incentivi al ritorno al lavoro, aumentando il divario di reddito tra salario e sussidio.

Se l’esecutivo federale ha insistito sulla logica economica di queste misure, le autorità locali e le parti sociali hanno lanciato l’allarme sulle conseguenze pratiche. Bernard Clerfayt, ministro regionale per il Lavoro e la Formazione di Bruxelles, ha sostenuto che Actiris, il servizio pubblico regionale per l’impiego, non dispone delle capacità necessarie per trovare posti di lavoro adeguati per il numero di persone interessate. Secondo il ministro c’è anche un disallineamento tra le competenze dei disoccupati che perderanno il sussidio e il tipo di posti vacanti disponibili, in particolare nei settori ad alta qualificazione come l’ingegneria e la sanità – uno squilibrio che alimenta il timore che molte persone non riescano a trovare un impiego prima della fine del sussidio e siano quindi costrette a ricorrere ad altre forme di assistenza.

A queste preoccupazioni si aggiungono gli avvertimenti delle autorità regionali secondo cui i fondi federali promessi per sostenere i Centri pubblici di assistenza sociale (CPAS/OCMW) — che dovranno garantire un reddito di integrazione a chi perderà l’indennità di disoccupazione — non sono stati interamente versati. Le stime regionali indicano che decine di migliaia di persone potrebbero rivolgersi ai CPAS per ottenere aiuto, con un costo potenziale di milioni di euro in prestazioni aggiuntive e un forte stress su risorse già limitate.

L’opposizione sociale e politica alla riforma è stata marcata nei mesi passati. I sindacati, in particolare il sindacato socialista ABVV, hanno avviato azioni legali contro il tetto alla durata dei sussidi, sostenendo che esso viola le tutele costituzionali dei diritti sociali acquisiti. Secondo stime interne dell’ABVV, il numero di disoccupati di lungo periodo colpiti potrebbe arrivare fino a 145.000 persone, una cifra significativamente superiore a quella fornita dalle autorità ufficiali. Per quest il sindacato ha invocato il cosiddetto “principio di standstill”, secondo il quale i diritti di sicurezza sociale non possono essere ridotti senza una giustificazione particolarmente forte.

Il contesto più ampio della riforma comprende comunque una fase precedente di forte contestazione pubblica nei confronti dell’agenda politica del governo federale. All’inizio del 2025, ad esempio, decine di migliaia di manifestanti hanno partecipato a uno sciopero nazionale a Bruxelles, mobilitandosi contro misure di austerità che interessavano pensioni, assicurazione contro la disoccupazione e finanziamento della sanità.

Per le migliaia di persone che stanno ricevendo le lettere dell’Onem, i prossimi mesi rappresenteranno certamente un periodo di adattamento difficile al punto che le organizzazioni di assistenza sociale hanno reagito pubblicando guide pratiche per aiutare gli interessati a orientarsi nei passaggi amministrativi necessari per accedere al reddito di integrazione e ad altre forme di sostegno una volta cessato il sussidio di disoccupazione. Resta da vedere se la politica riuscirà a raggiungere l’obiettivo dichiarato di favorire il reinserimento nel mercato del lavoro o se, al contrario, finirà per accentuare l’insicurezza economica delle fasce più vulnerabili della popolazione.

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