L’Assemblea per il clima: uno strumento partecipativo sul clima che cambia

Dopo la Dichiarazione di Emergenza climatica ed ecologica votata nell’autunno 2019 (sulla spinta dei movimenti per il clima), il Comune di Bologna si è impegnato ad attuarne i principi lavorando sulla neutralità climatica (attività ad emissioni zero), bilancio ambientale, nuovi strumenti partecipativi dei cittadini e un Patto per il clima con la Città metropolitana di Bologna e la Regione Emilia-Romagna per rendere raggiungibili strategie e obiettivi ambientali. Il punto più interessante dei provvedimenti adottati dagli enti del governo locale (segno di una sensibilità rinnovata e attenta nei comuni italiani più virtuosi) è certamente l’attivazione dell’Assemblea deliberativa per il clima, che rientra appunto nel novero dei nuovi metodi di partecipazione democratica e dal basso ed oggetto di sperimentazioni in Europa: Irish Citizens’ Assembly, in Irlanda; Mostar, in Bosnia-Erzegovina; Oud-Heverlee e Ostbelgien, in Belgio; la Scottish Climate Assembly, nel Regno Unito, tanto per citarne alcune. Il percorso attivato con la cittadinanza bolognese ha portato tra il 2020 e il 2021 alla modifica dello Statuto comunale per riconoscere la tutela del clima e la transizione ecologica giusta tra gli obiettivi programmatici e prevedere l’Assemblea cittadina tra gli strumenti partecipativi dell’Ente, che potrebbe essere una buona pratica per altri comuni ed enti locali italiani. Tuttavia, i dibattiti e le discussioni non bastano.

L’Italia presenta grandi polarizzazioni su emissioni di gas serra, consumi energetici e diffusione di rinnovabili, anche se esiste un Ministero per la Transizione ecologica. Il rapporto “La corsa delle regioni verso la neutralità climatica: il primo ranking delle regioni italiane sul clima 2021”, promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile in collaborazione con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, si è occupato di valutare la performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima. Non mancano naturalmente le buone pratiche locali come il caso bolognese, ma anche per le Regioni più virtuose c’è molta strada da fare, dal momento che nessuna è in linea con gli obiettivi intermedi fissati a livello europeo per la neutralità climatica dell’Agenda ONU per il 2030.

Con lo scoppio della guerra in Ucraina e il peggioramento della situazione internazionale, si parla per ragioni pragmatiche e realiste di puntare sul combustibile fossile alternativo al gas russo, il carbone, decisamente inquinante, per garantirsi una certa autonomia energetica. Non esiste attualmente una fonte di energia in grado di sostituire totalmente i combustibili fossili, a parte il nucleare, questo è bene tenerlo a mente. Serve portare il dibattito a tutti i livelli, anche se certamente porre le istituzioni negli indirizzi e negli obiettivi della neutralità climatica e dell’emissione zero con strumenti partecipativi rinnovati, per le strade e nelle piazze (insieme alle manifestazioni), e non solo sul web, è la strada giusta.

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