Lista delle malattie S-consigliate #39: Prospettiva

“Datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo.“ Archimede

Buongiorno, come stai?

Oggi, ho voluto aprire le danze con una delle più celebri frasi, attribuita ad Archimede, dal geometra alessandrino Pappo; dal libro  Chi l’ha detto? di Giuseppe Fumagalli.

Ripensando alla semplicità ed efficacia di questo principio mi sono chiesta se sia possibile applicarlo anche nella nostra vita personale.

Quali sono i nostri punti d’appoggio e quali le nostre leve?

Ciò che più ci muove nella vita, ovvero le nostre leve, sono le emozioni.

Sfuggiamo da quelle che non ci piacciono e cerchiamo quelle che ci fanno stare bene.

Ma qual è il punto d’appoggio?

Ricerca che ti ricerca, ho concluso che il punto d’appoggio, su cui si basa il modo di pensare, le emozioni e di conseguenza, le azioni sta negli occhi. Esattamente nel tuo punto di visa.

Per spiegarti meglio questo concetto voglio riportarti qui il testo di una parabola, di cui non conosco l’autore, che potrai trovare per intero in questo link.

Un giorno una mamma, rientrando a casa dal lavoro, trovò la sua bambina con due mele nelle sue piccole manine.
Le guardava, le annusava, se le stava godendo prima di mangiarle, pregustando la loro dolcezza e morbidezza. La mamma si avvicinò e, sorridendo, disse alla figlioletta: «Che belle mele che hai! Me ne daresti una, per favore?»
La bimba guardò le sue due mele, una era rossa e l’altra gialla. Rifletté  per un attimo, guardandole entrambe, e finalmente morse quella rossa, l’assaporò per bene, e poi morse anche quella gialla, con la stessa calma e compiacenza. La mamma sentì il sorriso sul suo volto congelarsi; si chiedeva perché e da quando sua figlia fosse diventata così insensibile, e perché le stesse facendo questo dispetto. Ma cercò tuttavia di non rivelare la sua delusione. In quello stesso momento, la bambina le porse una delle due mele dicendo: «Tieni mammina, questa è quella più dolce.»

Se la mamma non avesse dubitato delle intenzioni della figlia, avrebbe dovuto trattenere la delusione? No, avrebbe aspettato pacificamente il verdetto della piccola. Quanto può trasformarsi uno stato d’animo, cambiando prospettiva?

Mi immagino già la tua risposta “facile dirlo, Ilaria, ma come si fa?”

Ottima domanda, anche perché finalmente, ho una risposta.

Anni addietro ho letto il libro di Byron Katie, Amare ciò che è  che mostra, come, attraverso la scrittura, tu possa  guardare i tuoi pensieri per ciò che sono, e fare quella che lei chiama l’indagine al fine di osservare la situazione da un nuovo punto di vista.

Prendiamo ad esempio il caso della mamma di prima. 

Se lei avesse preso il suo pensiero negativo in merito alla situazione, ovvero: Si chiedeva perché e da quando sua figlia fosse diventata così insensibile.

Secondo il metodo della Katie, la mamma avrebbe dovuto analizzare questo pensiero ponendosi le quattro domande riportate nel libro, che sono:

  1. È vero?
    Mia figlia è davvero insensibile?
    (Sì o no. Se no, passa alla domanda n.3).
  1. Puoi sapere con assoluta certezza che è vero?
    Sono davvero sicura che mia figlia sia insensibile?
  1. Come reagisci, cosa avviene quando credi a quel pensiero?
    La reazione la ritroviamo nel brano, ovvero:
    La mamma sentì il sorriso sul suo volto congelarsi.
    Ma cercò tuttavia di non rivelare la sua delusione.
  2. Chi o cosa saresti senza quel pensiero?
    Questa parte nel brano non c’è ma ovviamente, posso ipotizzare che il suo sorriso sarebbe rimasto sereno e privo di qualsiasi delusione.

Ma ora lo voglio chiedere a te…  Hai dei pensieri che ti turbano nella vita? Come cambieresti, (se non la situazione, almeno il tuo modo di viverla) se modificassi il tuo punto di vista? Ciò che ci accade non dipende da noi… Ma il modo in cui scegliamo di guardarlo si. Per approfondire l’argomento e scaricare i fogli di lavoro, basati sul metodo di Byron Katie puoi visitare il sito ufficiale in Italiano.

Ti auguro una splendida settimana e come dico sempre 

A volte basta solo un primo passo per cambiare il mondo,
ma per rivoluzionarlo davvero, non può restare il solo.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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