Sono le sei e mezza.
Scendo, mi vesto, metto la pettorina ai cani e usciamo.
Il fresco del mattino d’estate rende il risveglio piacevolmente frizzante.
Passeggiamo fino ai campi, sgancio i guinzagli e… liberi tutti!
Mentre Emy e Tito giocano a inseguirsi, io mi lascio rapire dai pensieri.
Ho già l’idea per il mia prossima s-malattia.
Questa volta come farò l’introduzione?
Come posso far intuire l’argomento di cui voglio scrivere, ancor prima di dichiararlo apertamente?
Mentre la mia testa brulica di idee, siamo già ritornati a casa.
Faccio colazione e inizio a cercare tra i libri se c’è qualcosa che può essermi utile per sviluppare il mio testo.
Mi fermo, metto su un po’ di musica e aspetto che i pezzi ritrovino un loro ordine nel corso della giornata.
Pranzo e inizio a sistemare casa.
Finito di girovagare in cerca di me stessa, mi stendo pigramente, guardo il soffitto e fantastico sul momento in cui finalmente, le mie mani batteranno a ritmo di musica, sulla tastiera, componendo l’articolo.
Buongiorno, come stai?
Mi spiace di averti fatto aspettare una settimana…
O forse no.
La vera ragione per cui non ho anticipato l’argomento di oggi, è perché avevo voglia di stupirmi.
Di lasciarmi sorprendere senza programmare tutto…
Di godermi il piacere che porta, a volte, questa s-malattia che ho deciso di chiamare “l’attesa”.
Ti è mai capitato a volte di “tardare” più o meno consapevolmente, qualcosa di piacevole?
Per renderti conto, successivamente, di aver aumentato la “distanza temporale” tra te il momento atteso per prolungarne la gioia?
Rendendo così, anche la preparazione, parte integrante, dell’avvenimento stesso?
Ad esempio, quando sai che quella sera parteciperai a un evento importante e passi tutto il pomeriggio a scegliere cosa metterai, come sistemerai i capelli, quale profumo userai…
Mentre immagini, chi incontrerai durante la serata.
Di cosa parlerete, di quali episodi divertenti potrebbero capitarvi. Così facendo, ti proietti dolcemente, negli scenari desiderati.
Sognare a occhi aperti, è una buona strategia per ingannare il tempo ed evitare di farsi sopraffare dall’ansia.
Nello stesso tempo, rimane quel margine d’ignoto, che seppur destabilizzante, è l’unico a poter creare la condizione necessaria per aprirsi a qualcosa di inaspettato.
Per accedere a risorse inespresse, creare pensieri nuovi e infinite possibilità.
Ma per far sì che tutto questo avvenga, devi concederti il “permesso” di farlo accadere.
Con quella “sventata euforia” fiducia e coraggio, in cui parlavamo nella s-malattia numero 26.
Si sì, e ancora, assolutamente si.
Non tutte le attese sono uguali.
A volte possono essere davvero logoranti e ansiogene.
Come quella di scoprire una risposta, l’esito di un esame o una chiamata.
Tuttavia ci sono attese che, senza quel tempo, non sarebbero possibili.
Come l’attesa di una donna e di un uomo, che si stanno preparando, (ammesso che esista un modo per prepararsi davvero) a diventare mamma e papà.

Settimana scorsa, ci siamo chiesti quale fosse il modo più efficace per prepararci a un evento sfidante.
Oggi abbiamo capito come si può trasformare l’attesa, in parte integrante, di un evento piacevole.
Quale potrà essere dunque l’argomento ideale per la prossima s-malattia?
Diamoci il permesso di stupirci e scoprirlo insieme.
Ormai lo sai come mi piace salutarti…
A volte basta un primo passo per cambiare il mondo, ma per rivoluzionarlo davvero, non può restare il solo.