Lista delle S-malattie consigliate #49: Confini

“Puoi andare anche dall’altra parte del mondo, ma, se non esci da certe stanze della tua mente, abiterai sempre nello stesso luogo.” (Anonimo buddista)

Buongiorno, come stai?

Dopo la brutta notizia di settimana scorsa, ho voluto fare ordine tra i miei pensieri.  Ero triste e sentivo il forte bisogno di ritrovare un po’ di pace. Questo mi ha fatto riflettere sul fatto che non bisogna aspettare per forza un lutto o un episodio drammatico per occuparsi di se stessi. Lo si può fare e funziona benissimo, anche in contesti più ordinari.

Per esempio: Ti è mai capitato di rincasare dopo una giornata impegnativa e di portarti dietro ancora tutto lo stress e le insoddisfazioni del lavoro? O, viceversa, di andare a lavorare frustrato, per una discussione avuta la sera prima? Nulla di grave, intendiamoci, ma questo tipo di situazioni  finisce per rimbombarti nella testa a mo’ di disco rotto. Senza capire come e perché, ti ripeti “eppure io questa situazione, l’avrei potuta evitare”, anche se non sai come.

Queste sono a mio avviso quelle “stanze” che  influenzano negativamente, diverse aree della tua vita, se non riesci a uscirne e  a “staccare Fatta questa premessa, mi sono chiesta: “Come faccio a togliermi questi pensieri così invasivi e confusi?”

O meglio: “Come faccio a uscire dalla stanza?”

Ho chiuso gli occhi e creato un’immagine mentale, di quel “luogo”, che volevo lasciare. Nell’istante stesso in cui ho cercato di dargli una forma, ho riaperto gli occhi sollevata. Non sarei mai riuscita ad “uscirne”, ne ero certa. Voglio farti capire concretamente, il perché di questa affermazione.

Ragioniamo insieme:  Quali sono le peculiarità di una stanza?  È un luogo chiuso, delimitato da pareti, un soffitto, con una porta che ne consente l’accesso e l’uscita.

BINGO!

Non appena ho cercato di disegnare mentalmente le mie sensazioni, mi sono resa conto che era tutto piuttosto grigio, immerso in una coltre di nebbia. Quindi, mi sono chiesta: “Come faccio a delimitarlo?  Nella vita reale, le pareti, sono una massa solida, che limita un’area. Questo mi ha fatto capire, che per creare quella “cornice”, dovevo pensare ai settori della mia vita privi di grigiore.

Così ho richiuso gli occhi e ho iniziato a fare una lista di tutto ciò che aveva una forma e dei colori ben definiti nella mia mente. Per fare questo esercizio, puoi veramente pensare a tutto ciò che ritieni limpido e rassicurante.

Io ho iniziato a concentrarmi sul respiro e sul battito del cuore. Poi ho pensato alla natura, alla famiglia, alle mie passioni e, per finire, ho aggiunto sempre più dettagli, finché mi sono resa conto che, di quella nebbia, era rimasta solo una minima parte e ben circoscritta. Finalmente, ero riuscita a mettere quei pensieri, in una zona delimitata e a guardarli dall’esterno. Questo mi ha permesso di concentrarmi sul “problema” definito, evitando così, che influenzasse tutto il resto.

A questo punto, guardando la situazione che mi aveva messa in crisi, mi sono chiesta: “In quale occasione mi è capitata una cosa simile?” “Quella volta ero riuscita a trovare una soluzione?”

Così ho richiuso gli occhi e ho iniziato a pensare a tutti quegli episodi, in cui avevo trovato delle alternative valide. Con il cuore decisamente più leggero e un po’ di fantasia, ho pensato a tutte le opzioni che non avevo preso in considerazione prima. E sono riuscita  quindi finalmente a risolvere il problema.

Ci sono tre cose molto importanti che ho imparato, da questa esperienza:

  1. Ci sono sempre delle alternative.
  2. Non le vedrai mai finché non cambierai prospettiva.
  3. Per cambiare prospettiva, devi riuscire a distaccarti emotivamente da esse.

Spesso si confondono le cose per diversi motivi:

  • Non riusciamo a vederne le differenze.
  • Non riusciamo a capire o a definire le diversità.
  • Le chiamiamo con lo stesso nome.

Per farti capire meglio di cosa sto parlando, condivido un trafiletto preso da questo articolo.

“Dai tre ai quattro mesi di vita, i bambini hanno una capacità di vedere differenze tra le immagini degli oggetti che a partire dal quinto mese si perde per lasciare spazio alla costanza percettiva, che permette di riconoscere lo stesso oggetto in condizioni di luce e ambienti diversi. Questo meccanismo ha un profondo significato evolutivo perché consente un migliore adattamento all’ambiente.”  (Susana Martinez-Conde)

Per quanto riguarda il modo in cui chiamiamo, le situazioni che viviamo e le nostre emozioni  giocano un ruolo veramente fondamentale sulle nostre scelte e sulla qualità della nostra vita.

Ma di questa s-malattia, ti parlerò la prossima volta. Ti auguro di passare una splendida settimana e come dico sempre…

A volte basta solo un primo passo per cambiare il mondo, ma per rivoluzionarlo davvero, non può restare da solo.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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