Non siamo i prescelti. Ma siamo liberi: D.N.E.

Nel 2032 un uomo va in contro alla propria morte, vittima di un assalto a quello che è “il Campidoglio della Chiesa”: il Vaticano. La sua colpa? L’aver dichiarato l’inesistenza di Dio. “Di Enne E”, dirà. Dio non esiste. Imperdonabile, eretica, blasfema affermazione, per molti. Tanto più se a pronunciarla è il Papa – e soprattutto, un Papa che tutto è stato nella vita ma certamente non “buono”. Persona spregiudicata, arrivista. Irriverente. Egoista e corrotta. Questo è stato Zacharie (poi auto-nominatosi Silvestro-Bonifacio I). Fino al giorno dell’incontro con la malattia che precede, senza appello, la morte del corpo. E allora l’uomo, stretto nella morsa della sua finitudine, per la prima volta nella sua vita decide che il senso del suo (ormai concluso) stare al mondo è se stesso, sono gli altri, sono le relazioni dialogiche con gli altri – non un credo dogmatico, che attribuisce significato ultimo al di fuori della vita terrena. 

D.N.E. è l’epitaffio della vita di un uomo. E allo stesso tempo l’apologia di un altro acronimo, D.N.A., che scandisce la fiducia nella scienza contro il dogma della fede. Non si tratta di dichiarare la morte di Dio. Dio non è morto, perché non è mai esistito – se non come credenza dell’Uomo. Dio non c’è (mai stato) al di fuori del cervello umano: “La spugna di sangue e di carne che sta rinchiusa dentro ai nostri crani ha una sorprendente abilità nell’ingannarsi”, sentenzia Zacharie in un’immaginaria conversazione con Paolo di Tarso, San Paolo. Contro il credo del maggiore ideologo del cristianesimo, il Papa passa in rassegna i fondamenti dottrinali della religione cattolica, dal peccato originale, all’invito alla castità, al divieto dell’aborto, all’aberrazione per l’omosessualità e il suicidio, alle posizioni infuse di misoginia, al dolore, alla guerra, al male nel quale è immersa l’Umanità. D.N.E. possiamo affermarlo con ragionevole certezza perché i dogmi, le credenze, gli atti di fede e di sottomissione in nome di Dio non trovano alcuna fondatezza scientifica. 

E ciò che si guadagna nel riconoscere che l’idea di Dio è una creazione umana è qualche cosa di immenso: la libertà di scelta. Dice Paolo, dopo aver assistito all’indagine speculativa di Zacharie: “ Quel Cristo incastonato fra le meningi m’aveva afferrato e poi tenuto stretto in pugno. Ma ora non posso più chiamarmi prigioniero di Cristo. Ora sono libero anch’io, finalmente.”

È questo, a mio avviso, il cuore pulsante del romanzo di Giorgio Macellari. Il ribaltamento della celebre frase di Pascal, che sentenziò che conviene credere in Dio, perché se poi egli esiste davvero, si ha tutto da guadagnare. Per l’autore del romanzo, si ha tutto da perdere. Perché si perde il libero arbitro. La possibilità di auto-determinarsi. Di essere responsabili della propria vita. Di godere (o soffrire) delle proprie scelte, dei propri giorni. La vita si sconta morendo, titolo di una precedente opera letteraria di Macellari, risuona forte anche in questo nuovo scritto. Moriamo una sola volta. Parimenti viviamo una sola volta. “Vivere è come veleggiare nell’aria gli aquiloni. È decidere senza dover servire padroni assoluti.” E accettare, con curiosità, che nell’Universo non siamo soli. Non siamo i prescelti. Non siamo gli unici. 

Giorgio Macellari, autore di D.N.E. L’Ultima rivoluzione, è chirurgo, senologo, dottore in filosofia, scrittore e presidente della sezione Emilia-Romagna dell’Istituto Italiano di Bioetica.

Seguici

Cerca nel blog

Cerca

Chi siamo

Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

Ultimi post

Architettura ostile

Per architettura ostile o architettura difensiva si intende un’organizzazione degli spazi pubblici con lo scopo dichiarato di impedire comportamenti vandalistici o ritenuti  tali da minacciare

Leggi Tutto »