La settimana scorsa ho accompagnato i miei figli a giocare a casa di due amici, loro coetanei e che frequentano la stessa scuola. Avevo scritto alla mamma di quei bambini la mattina stessa, chiedendole se volessimo vederci al parco vicino all’istituto scolastico. Lei aveva risposto quasi subito, invitandoci da loro quel pomeriggio stesso.
Fuori pioveva. Mi sono trovata in una casa davvero molto accogliente, grande, ma non sfarzosa, arredata con gusto nordico, una grande candela profumata sul tavolo della sala da pranzo, una montagna di pezzetti Lego riversi sul tappeto del salotto e diversi libri Pokemon sul divano.
Solo dopo, ho scoperto che la mamma di quei bambini, è la responsabile della comunicazione dell’ufficio finlandese presso il Parlamento europeo, mentre il marito ricopre un’importante carica nella rappresentanza diplomatica della Finlandia a Bruxelles. Ci siamo messi a parlare, inevitabilmente e per interesse comune, dell’UE, e poi delle elezioni politiche in Finlandia, delle quali se ne è parlato pochissimo sui media italiani per quanto fosse in gioco un importante cambio di governo – che infatti c’è stato, con la sconfitta della premier uscente, Sanna Marin, e la vittoria del centro-destra.
Con quella mamma e assistente parlamentare, che tra l’altro vola regolarmente “a casa” dove siede nell’amministrazione regionale del luogo dove è nata, ho parlato di come poter essere madre e donna in carriera. E di farlo “contemporaneamente”.
Lei, mentre preparava la merenda per i nostri figli, mi raccontava dei salti mortali che ha affrontato, soprattutto e prevedibilmente, a inizio di carriera. Ma ha anche più volte sottolineato l’apertura e la comprensione del suo team, con i colleghi sempre pronti a sostenerla, dandole persino la possibilità di lavoro flessibile e da casa (ante-covid), là dove ne necessitava, ad esempio quando un figlio era influenzato o doveva andare dal medico.
Mentre scrivo e ricordo quell’incontro mi chiedo, insistentemente, se quella donna, nemmeno quarantenne, con due figli e in carriera, avrà mai fatto errori, magari stanca dopo una notte insonne e trascorsa a cullare uno dei figli. Avrà forse scritto un’email con un “titolo” sbagliato o inviato una comunicazione contenente un errore di battitura?
Se l’ha fatto, voglio sperare che nessuno l’abbia mai giudicata per quegli errori.
A me è capitato. Oggi. A Bruxelles, nel cuore di un’Europa che si dichiara a sostegno della famiglia e, nello specifico, delle donne-madri che desiderano lavorare.
Brevemente: qualche settimana fa avevo inviato la mia candidatura in risposta a una posizione aperta presso una no-profit con sede a Bruxelles. Non sono stata presa. A essere precisa, l’allegato con la mia lettera motivazionale e quello con il curriculum non sono stati nemmeno mai aperti.
Leggo, allibita, le parole del responsabile della selezione, il quale precisa che non verrò considerata nel processo di selezione perché “you did not follow the directions in the vacancy announcement. For us, this is an important first step in the selection process to ensure that candidates have carefully read our vacancy notice and are able to respect simple written instructions“: riassumendo, non sono degna di considerazione perché non ho prestato attenzione alle indicazioni specificate nell’annuncio di lavoro. Quando chiedo precisazioni, la risposta è che ho dimenticato di aggiungere al file del mio Curriculum il suffisso “_CV”. Insomma, ho scritto Valeria-Camia.doc al posto di Valeria-Camia_CV.doc.
Mi chiedo se, per questo sbaglio, possa davvero essere esclusa dal partecipare alla selezione, ammesso che il mio profilo professionale fosse risultato adeguato alla figura ricercata. Forse è uno scherzo?
Purtroppo non lo è.
Mi vengono un sacco di sensi di colpa sulla mia poca attenzione.
Poi però penso che ho inviato quella candidatura, alla quale avevo lavorato da giorni, proprio quando mio figlio dormiva sul divano appena di ritorno dall’ospedale e mentre parte della mia mente era con lui… E allora, va bene così.
Sarebbe stato poco piacevole trovarsi a lavorare per una Non-profit che professa di sostenere un’Europa inclusiva, equa e sostenibile … solo a parole.