Patriottismo e nazionalismo

L’avanzata in varie parti del mondo di movimenti sovranisti ha riacceso il dibattito su tematiche quali il nazionalismo e il patriottismo.

Chi rifiuta il nazionalismo come tendenza prevaricatrice e teme le conseguenze nefaste che esso ha prodotto e continua a produrre, si chiede se ad esso si possa contrappore il patriottismo come possibilità di amare la propria terra di origine, di salvaguardarne i legittimi interessi e i diversi aspetti culturali, senza che questo implichi un sentimento di superiorità e di disprezzo verso   chi si identifica in altre comunità nazionali.

In sostanza, può esistere il patriottismo come valore positivo e inclusivo o esso, al di là delle buone intenzioni, finisce per coincidere inevitabilmente con il nazionalismo?

La confusione è accentuata da episodi quali l’atto eversivo compiuto contro la sede del Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio dell’anno scorso, i cui autori sono stati prontamente    definiti patrioti da Ronald Trump.

I capi dei vari movimenti sovranisti sparsi per il mondo non mancano mai, del resto, di definire patriottica qualsiasi pretesa di far prevalere sempre e comunque gli interessi del loro Paese. anche a scapito di quelli degli altri. 

Viene almeno    inizialmente da sorridere quando giovani milionari in calzoncini corti assicurano, con una mano sul cuore, di essere “pronti alla morte”, declinando concetti simili nelle diverse lingue nazionali, prima del fischio di inizio di una partita di calcio.

Eppure, anche il calcio e lo sport in genere forniscono non di rado il pretesto per forme di esasperato nazionalismo, non sempre solo verbale.

Sgombrato il campo dall’equivoco di questo nazionalismo mascherato, resta da capire se è possibile salvare un’idea diversa di patriottismo.

Nell’anniversario della fine della Prima guerra mondiale, il presidente francese Emmanuel Macron definì il nazionalismo, con la sua volontà di supremazia, un tradimento del patriottismo che, all’opposto del nazionalismo, accetta le differenze come valori positivi e ricerca soluzioni condivise alle controversie, sulla base di valori morali che tutti possono condividere.

Sulla stessa lunghezza d’onda si è costantemente espressa anche Angela Merkel, che per lungo tempo ha guidato un Paese in cui, per evidenti motivi storici, l’importanza di questo tipo di riflessione è fortemente avvertita.

Non è un caso che proprio in Germania sia stato teorizzato il “patriottismo costituzionale” che implica l’adesione condivisa dei cittadini a valori democratici quali quelli affermati dalla Costituzione nata dalla disfatta del nazismo.

In effetti, nella riflessione di Jürgen Habermas, questa forma di patriottismo deve necessariamente basarsi su una radicale elaborazione critica del passato nazista.

Questa teoria ha trovato una vasta eco anche in Italia, dove una delle cause della scarsa coesione nazionale risiede proprio nell’inadeguata resa dei conti con il passato fascista e nella conseguente incompleta adesione ai valori democratici della Costituzione repubblicana, del resto ancora largamente inattuati.

Questo riconoscersi in valori democratici può in effetti fornire un terreno comune in cui può identificarsi anche chi riconosce come propria patria Paesi dove essi sono disattesi.

In ogni caso, si tratta di intraprendere un percorso per niente indolore, anche a livello dell’Unione europea che dichiara  di voler realizzare   una sorta di “patriottismo europeo” fondato sulla proclamazione  di  principi democratici, troppo  spesso  traditi dall’azione  politica concreta

La globalizzazione neo liberista ha creato una forma di cosmopolitismo che ha premiato sostanzialmente i grandi gruppi economici e finanziari e ha creato le condizioni ideali per una riscoperta delle comunità nazionali, in funzione di difesa della propria cultura ma anche di legittimi interessi materiali. A chi rifiuta una rovinosa ricaduta nelle derive del nazionalismo non resta che giocare la carta di un patriottismo tollerante in grado di muoversi in una logica “glocale”, teso cioè a conciliare gli interessi delle singole comunità nazionali con la necessaria apertura al mondo sotto tutti gli aspetti. È inutile nascondersi che si tratta di una soluzione che si basa su un equilibrio più facile da proclamare che da realizzare.

Ma in fondo anche il patriottismo costituzionale è esso stesso una tappa di passaggio verso un futuro in cui le barriere nazionali dovranno tendere a scomparire completamente, prima di tutto nella testa di ogni singolo individuo.

Sempre naturalmente che l’umanità abbia davvero intenzione di sopravvivere.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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