Il Mediterraneo che continua a restituire morti e dispersi. Oltre 82 milioni di persone nel mondo in fuga da guerre, persecuzioni e cambiamenti climatici. La Svizzera che dice “no” alla legge sul CO2 senza avere, ad oggi, un piano B. Può esistere un mondo diverso da questo?
Per qualcuno può essere un’idea stravagante. Un pensiero che sembra del tutto astratto. Irrealizzabile. Irragionevole persino. Quindi un’utopia.
Eppure, il corso della storia è pieno di idee apparse ai più – a dir poco – strane: la democrazia, l’abolizione della schiavitù, la parità di diritti tra uomini e donne. Idee utopistiche, appunto, se rapportate e legate, in modo piuttosto miope, al solo presente in cui qualcuno ha iniziato a pensarle.
Me l’ha ricordato la riflessione di Rutger Bregman, apparsa in un articolo pubblicato sul The New York Times Megazine alcuni giorni fa – che cito: un ciclo di notizie sensazionalistiche quotidiane può limitare la vostra capacità di vedere il mondo come qualcosa di diverso da pericoloso, violento e meschino. Guardatevi intorno e pensate: “Non deve essere così”. Prendete qualcosa come la povertà: perché esiste? … Abbiamo sentito cose come ‘i poveri saranno sempre con noi’, ma è davvero così? E se la povertà non fosse data per scontata? A volte aiuta immaginare cosa faranno di noi gli storici futuri. Cosa vedranno? Come ci giudicheranno?
Un Mediterraneo senza morti. Un mondo a emissioni zero. Utopia? Forse, per lo meno oggi.
Però, in quest’epoca di collasso climatico, migrazioni e crescenti disuguaglianze un po’ di utopia ci aiuterebbe ad abbandonare i nostri pensieri su come tutto potrebbe finire, lasciandoci liberi di immaginare un mondo diverso, un altro futuro verso cui tendere e per il quale batterci.