Prima una precisazione: Rivistando per il mondo oggi esco con un episodio un po’ speciale, che prende in esame non una rivista di italiani nel mondo ma racconta una storia sugli italiani nel mondo che non fa troppo capolino nei media.
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Delfina Licata, sociologa, referente dell’area ricerca e documentazione della Fondazione Migrantes, organismo della Conferenza Episcopale Italiana, ha appena detto, in occasione della presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2022 che in quell’anno c’è stato un dato importante e inaspettato: l’Italia all’estero cresce anche perché stanno nascendo fuori dall’Italia tanti bambini – con almeno un genitore italiano, se non due.
Si possono e si devono trarre diverse osservazioni.
Uno è che senza parenti vicino, gli asili e i centri per l’infanzia dovrebbero accudire i bambini.
Ma la storia non va proprio così.
Infatti, nei Paesi più ricchi del mondo, 1 genitore su 7 non ha accesso ai servizi di assistenza all’infanzia. In parte, i posti sono scarsi. Molto più spesso i costi sono proibitivi. I dati li fornisce l’UNICEF.
La questione di dove metto mio figlio, se voglio andare a lavorare, è difficile da risolvere, quindi, anche per italiani all’estero. Tanto più per loro, che probabilmente non hanno parenti vicini “in loro soccorso”, non comprendo bene la lingua e, soprattutto se arrivati da poco, non conoscono ancora bene la situazione del Paese in cui si sono trasferiti.
E così senza un’assistenza all’infanzia di qualità i genitori italiani all’estero non possono tornare al lavoro o ci tornano ma vivono una quotidianità da giocoliere, facendo salti mortali per conciliare famiglia lavoro. E’ fantascienza? Purtroppo, per tanti, per troppi, questa è la realtà con cui confrontarsi quotidianamente.
Ora, una società, nel suo complesso, nel momento che non offre un servizio essenziale, non può essere una società equa.
E cosa succede: si rischia che l’assenza di asili e strutture per l’infanzia generi disuguaglianze sociali e, diciamocelo, di genere, perché sono le mamme a stare a casa più spesso che i papà.
La triste conclusione di questa storia è il sorgere di un dubbio: oggi emigrare è – per tutti e tutte – motivo di emancipazione?
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L’intero intervento di Delfina Licata si trova qui.