Quando uno sguardo curioso sul mondo può cambiare la percezione della realtà

“Vivere in un posto come questo significa affrontare sfide continue, sfide che ti insegnano il valore della resilienza e ti fanno vedere la natura per ciò che è realmente; qualcosa di molto più grande di noi e qui questo fatto è davvero percettibile”

Queste sono le parole di Giulia, una ragazza italiana di ventisette anni, che da poco più di due ha deciso di trasferirsi alle Isole Svalbard, a 1000 km dal Polo Nord, l’insediamento umano più estremo in cui sia possibile vivere stabilmente. Da circa un anno ha aperto il suo canale YouTube in cui racconta la sua vita quotidiana, attraverso le sue grandi e piccole sfide di ogni giorno, come l’aver imparato a guidare una motoslitta, fino al gestire psicologicamente la notte polare, che porta il buio perenne per circa quattro mesi.

Se vi state chiedendo qual è la ragione che spinge una giovane donna a trasferirsi in un posto così remoto e “particolare”, posso già rispondervi che no, non studia glaciologia o tecniche artiche all’università delle Svalbard, che è il motivo che spinge principalmente gli studenti provenienti da tutto il mondo. Lei è laureata in ingegneria gestionale e ha scelto questo luogo esclusivamente per la grande sfida che le si parava davanti: provare a convivere con una natura ancora dominante e in condizioni climatiche estreme, che dall’altro canto ripagano con paesaggi ed esperienze uniche al mondo, come il contemplare le sfumature cangianti di una gigantesca aurora boreale nel bel mezzo del deserto artico.

Niente di più lontano dalle mie massime aspirazioni esistenziali. Chiariamo, prima o poi nella vita, un viaggio alle Isole Svalbard potrei anche contemplarlo, ma l’idea di dover convivere con quattro mesi di buio costante, basta a dissuadermi da qualunque altro pensiero più ardito.

Eppure, questa ragazza e la sua esperienza di vita mi hanno attratto da subito, portandomi a vedere molti altri suoi video con sempre maggiore interesse.

Ci ho riflettuto e penso che l’ammirazione nasca dal suo incontenibile entusiasmo, la sua espressione sempre estasiata e soddisfatta di chi sa di trovarsi nel posto in cui vuole essere e per questo sa prendere di quel luogo il meglio che può offrire, esaltandolo per surclassare tutte le altre possibili difficoltà che comporta. I suoi video sono vere e proprie lezioni di filosofia nella pratica esistenziale.

Lei racconta di come la famiglia e gli amici abbiano appreso con sorpresa e una non velata preoccupazione la sua decisione, senza neppure visitare il luogo prima di trasferirsi. “Non volevo farmi condizionare da dubbi e paure che magari mi avrebbero colto dopo una prima visita” racconta, “volevo buttarmi nell’avventura senza pensarci troppo”. Molti le hanno chiesto se stava scappando da qualcosa e la sua risposta è sempre stata: “No, voglio andare lassù per trovare qualcosa.”

E cosi è stato. Ha cercato un lavoro come receptionist in uno degli hotel di Longyearbyen e l’ha trovato, nonostante la sua poca esperienza nell’ambito della recezione turistica. Evidentemente il suo entusiasmo e il suo carisma hanno contagiato anche i suoi datori di lavori.

Sono passati più di due anni ed è ancora lì, a provare pizze improbabili con coriandolo e lime, nei ristoranti più a nord del mondo, a imparare ad utilizzare un fucile in caso di incontri, non così improbabili, con gli orsi polari, a mangiarsi una pasta alla carbonara liofilizzata e a dirci quanto è buona, nel mezzo di una gita nel deserto artico e nell’uscire di casa alle undici del mattino, con il buio pesto e respirando l’aria gelida esclamando: “Oggi è una giornata bellissima, non c’è vento e non fa neanche poi tanto freddo.” (accorgendosi poi in un secondo momento e ridendo divertita, che c’erano in realtà meno 22 gradi…)

Come si fa a non provare ammirazione per questa ragazza così aperta e curiosa verso il mondo, così libera da pregiudizi da saper affrontare col sorriso qualunque sfida che la vita le offre puntando sempre la luce sul lato positivo: “Sì è vero, è buio pesto a mezzogiorno, ma dove trovi altrove un’ atmosfera come questa?”, “Si’, è arrivata un bufera di neve di proporzioni enormi, che imperversa da giorni e non si vedeva qui da anni. I supermercati sono sempre più vuoti perché né le navi né gli aerei possono portare rifornimenti, ma finalmente stiamo vivendo la vera avventura delle Svalbard”. Potrei continuare con decine di altre frasi come questa e devo ammettere che su di me hanno un impatto molto più forte che decine di pagine di manuali e saggi letti per ritrovare il valore profondo della gratitudine e della pace interiore.

Fa un po’ sorridere che io trovi cosi ispirazionale una giovane donna tanto diversa da me, ma forse è proprio questo suo approccio tanto entusiasta nel vivere in un luogo che io non sceglierei neppure sotto tortura a farmi riflettere su, come sempre, il modo in cui ci raccontiamo le cose, la nostra personale narrativa, possa influenzare drasticamente la nostra percezione della realtà.

Da quando mi sono trasferita in Svizzera, per esempio, mi sono sempre lamentata del clima, non tanto quello invernale, che ormai ahimè sembra più simile a quello mediterraneo che a quello nordico, quanto delle continue precipitazioni primaverili, del poco sole, della nebbia autunnale e di quanto questo vada a influire sul mio umore già barcollante. Tutto dimostrabile, per carità, la meteoropatia è una sindrome reale e riscontrabile in molte persone. Ma quando poi vedo una ragazza italiana, abituata evidentemente al sole, sostenere che in fondo vivere al buio non è così tremendo ed anzi è affascinante vedere come il corpo si adatti, tutte le mie piccole barricate di limiti e pregiudizi cominciano a vacillare e scatta il ridimensionamento.

Il principio in fondo è lo stesso del mio articolo precedente: si può, anzi si deve, uscire dalla propria bolla di privilegio per apprezzarla meglio e riconoscerne tutti i vantaggi. Questo avviene in maniera immediata confrontandoci con realtà difficili, molto peggiori della nostra, ma può scattare anche nell’avvicinarci con curiosità ad approcci e narrative diverse da quelle che ci raccontiamo giornalmente.

Sarà stato per una concatenazioni di suggestioni o riflessioni che sono andate a colpire proprio i miei punti nevralgici, ma a me ascoltare l’esperienza di vita di questa ragazza, il suo coraggio ad affrontare da sola un trasferimento in un posto così estremo per puro spirito di avventura, mi ha fatto bene.

Ho cominciato a svegliarmi al mattino, guardando il buio fuori e pensando che in meno di un’ora sarebbe stato pieno giorno e questo pensiero, seppur banale mi ha svoltato diverse giornate.

Sarebbe bello se riuscissimo tutti a guardare un po’ di più il proprio posto nel mondo come fa Giulia, tenendo la mente e tutti i sensi aperti alla bellezza che ogni luogo contiene e manifesta gratuitamente. Certo non tutti hanno avuto il privilegio di scegliere dove vivere, ma ogni luogo possiede anche solo piccoli dettagli salvati, che a volte vanno cercati, ma credo che, per la maggior parte delle volte, siano sempre stati lì davanti ai nostri occhi, come a quelli di Giulia, curiosi e privi di qualunque preconcetto, a estasiarsi del mondo.

Se anche voi volete sentire i suoi racconti la trovate su Instagram e YouTube con il nome Giulia al Polo e sul suo sito https://giuliaalpolo.com/chi-sono/

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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