Rivistando, alla ricerca del 25 aprile che non c’è

Quando è nata la rubrica “Rivistando”, ormai due anni fa, l’interesse mio (e credo di poter dire anche l’interesse di chi con me scrive sul blog Sconfinamenti) era di farsi raccontare quello che succede nel mondo, in diversi luoghi geografici, con gli occhi di chi quegli spazi li abita. L’altro motivo era curiosare nelle vicende italiane vista “da fuori”. Così, dopo una prima stagione in cui abbiamo intervistato i direttori e le direttrici della stampa italiana all’estero, Rivistando continua ogni settimana sotto forma di rassegna stampa (meno dispendiosa e impegnativa – incastrare un’intervista con un direttore si è rivelato inaspettatamente difficile e indipendentemente dalla tiratura del giornale in questione). Dunque includiamo nella nostra rassegna storie di interesse per chi vuole farsi un’idea di che realtà attraversano gli italiani e le italiane all’estero. E poi raccontiamo di “fili rossi”, questioni aperte e che trascendono i confini, facendo capolino in tutti – o vari – media online e cartacei in italiano ma pubblicati all’estero a cui abbiamo accesso. Per fare qualche esempio concreto, i referendum italiani sono sempre (e ovviamente, verrebbe da scrivere) ripresi dalla Finlandia alla Spagna, dal Canada al Venezuela, fino all’Australia. Recentemente, i dazi trumpiani hanno fatto capolino nei diversi siti diretti da italiani, dispersi dal nord al sud del pianeta. E ovviamente, in questi giorni, la morte di Papa Francesco tiene banco in tutti, proprio tutti, i media che Rivistando monitora. 

Oggi, è giovedì e sto lavorando alla prossima registrazione di Rivistando, che sarà domani, il 25 aprile, data che celebra la festa della liberazione italiana dal nazi-fascismo. Una festa che dovrebbe unire chi vuole la libertà e la pace, valori – tra l’altro e come è stato fatto già notare – che Bergoglio abbracciava in pieno. Una ricorrenza di cui pensavo i giornali italiani all’estero avrebbero parlato, anche perché è un “compleanno” importate: si celebrano 80 anni dalla fine della guerra mondiale. E invece no. La stampa italiana all’estero sembra non (voler) ricordare della Liberazione. 

È vero, si dirà, che mancano ancora ventiquattro ore al 25 aprile. Eppure, stupisce l’assenza di editoriali o articoli in genere dedicati a questa data così importante, tanto più che molti dei siti che Rivistando monitora non sono aggiornati quotidianamente, ma piuttosto settimanalmente. 

Al di là di El Itagnol, che ricorda la manifestazione organizzata da i Com.It.Es di Madrid, ho trovato solo altri due articoli, ad oggi, che “riflettono” sul significato del 25 aprile. Su La Voce di New York, Costatino del Riccio scrive un pezzo a partire dalla decisione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di recarsi a Genova in occasione dell’80° anniversario della Liberazione. Apre il pezzo scrivendo che si tratta di “un gesto che vale più di mille parole”. E prosegue, per chi non lo sapesse, sottolineando il ruolo centrale della città ligure nella storia della Resistenza. Fu a Genova, infatti, che una divisione tedesca si arrese non agli alleati, ma ai partigiani, con una capitolazione che portò alla firma della resa, avvenuta appunto il 25 aprile a Villa Migone. Non fu soltanto un successo militare, scrive del Riccio, ma un segnale forte di riscatto: Genova si liberò autonomamente, diventando simbolo autentico della Resistenza nazionale.

Il Corriere d’Italia, settimanale storico italiano in Germania, ricorda gli 80 anni dalla fine del secondo conflitto mondiale e la liberazione italiana con una un’intervista a Klaus Jungermann, testimone del massacro di Kassel del sabato di Pasqua, 31 marzo del 1945, alla stazione ferroviaria di Wilhelmsbad. Era un bambino di 8 anni, il signor Jungermann, quando assistette all’uccisione sommaria di 78 italiani, colpevoli di aver preso da mangiare da un treno di rifornimento. Nell’intervista rilasciata a Carlo de Somoi, in verità, non si parla esplicitamente della liberazione italiana. Ma tantè, per lo meno si riconosce l’orrore nazi-fascista!

Come mai il 25 aprile non è ricordato nei media italiani all’estero? Non importa nulla? Si pensa che sia solo un momento (magari uno tra tanti) della storia italiana, e quindi poco interessante per chi scrive dall’estero? Forse se ne parlerà domani. Forse non se ne scriverà affatto, chissà se per evitare divisioni tra i lettori, oppure per ignoranza della portata storica della data (e in entrambi i casi, la scelta sarebbe davvero preoccupante). Forse perché per alcuni italiani che abitano in Paesi liberi, il giorno della Liberazione appartiene al “mondo dei nonni”, mentre per altri che risiedono in nazioni meno democratiche il 25 aprile “è l’ultimo dei loro problemi”?

Rivistando è in diretta domani alle 12 su radiocom.tv… magari troviamo altro sul 25 aprile!

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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