Soldati giocattolo

Da due anni e mezzo i ragazzi russi sono sottoposti a un incessante bombardamento propagandistico sulla guerra contro l’Ucraina. Questo avviene attraverso la scuola e i media.

Il risultato è che moltissimi giovani, appena compiuti diciotto anni, firmano contratti con l’esercito e dopo appena due settimane di addestramento vengono spediti al fronte, spesso sulla prima linea.

Non è una profonda fede patriottica a convincerli ad arruolarsi. Nella maggior parte dei casi i ragazzi arrivano da condizioni famigliari non agiate, contesti isolati e molto chiusi, dove l’indottrinamento funziona meglio perché fa leva sui soldi “facili” e a volte anche su valori machisti che li porta a partire per sfida con i coetanei.

Come è successo a Georgy che ha compiuto diciotto anni nel febbraio 2024. Meno di un mese dopo ha chiamato sua madre per dirle che aveva firmato un contratto militare. “Tutti i ragazzi ci vanno” disse alla madre, “che c’è, sono l’unico a non essere tagliato per questo? Crescerò, diventerò saggio, diventerò un uomo.”

Il 12 giugno 2024, durante l’ennesimo assalto russo nei pressi di Avdiivka, Georgy viene mandato in missione per la prima volta. Quattro giorni dopo, il 16 giugno, viene ucciso. Il suo corpo non è ancora stato restituito alla madre.

Questa è una delle molte storie raccolte dal sito indipendente Holod (https://holod.media/en/) che ha parlato con le famiglie di alcuni dei soldati più giovani che hanno perso la vita nella guerra in Russia, per capire meglio le ragioni che spingono questi giovanissimi a partire.

Il fenomeno è cominciato dalla primavera del 2023, quando Vladimir Putin ha autorizzato l’invio di russi al fronte direttamente dopo la scuola superiore. Prima di questo accordo, solo chi aveva completato almeno tre mesi di servizio militare obbligatorio o aveva ricevuto una formazione professionale poteva firmare un contratto con l’esercito.

Tuttavia, nell’aprile del 2023, la Duma di Stato ha approvato in sordina degli emendamenti che eliminano queste restrizioni, consentendo la firma di contratti senza servizio obbligatorio o istruzione superiore. Alla fine di giugno 2024, secondo BBC News Russia, almeno 40 russi nati nel 2005 o 2006 erano morti nella guerra in Ucraina.

Negli ultimi mesi, le perdite tra i giovani soldati a contratto sono aumentate. Secondo i calcoli di Holod, almeno 13 russi di 18 anni sono morti tra il 15 giugno e il 15 agosto 2024. 

Un altro luogo in cui il reclutamento raggiunge picchi notevoli è il carcere. Alcune testimonianze di madri, con figli che stavano scontando una pena nel carcere minorile, hanno raccontato che una volta raggiunta la maggiore età e trasferiti nel carcere per adulti, i loro ragazzi hanno deciso di arruolarsi nel giro di pochi mesi, senza motivazioni chiare e ponderate.

Le carceri russe sono luoghi molto battuti dai reclutatori del ministero della Difesa, perché cercano di intercettare i giovani appena maggiorenni che con una riduzione della pena ottengono la libertà in cambio del servizio militare. Nessuno spiega loro che l’affare è solo per la controparte, che libera spazio nelle prigioni iper affollate e raggruppa in fretta carne fresca da mandare dritta al fronte: pedine impreparate, gettate allo sbaraglio e di fatto condannate a morte.

Sia Dmitry Sergeyev che Yaroslav Lipavsky si sono arruolati per ragioni economiche. Entrambi volevano costruirsi una famiglia, sposare la loro ragazza (nel caso di Dmitry) e prepararsi a diventare padre (come nel caso di Yaroslav) senza dover pesare su famigliari e conoscenti.

Entrambi avevano provato lavori che non li soddisfacevano, soprattutto perché troppo poco remunerativi. Entrambi contavano di restare nell’esercito per poco, massimo un anno, giusto il tempo di mettere da parte il denaro necessario ai loro progetti di vita. Entrambi sono morti: Dmitry nel gennaio del 2024, Yaroslav un mese dopo il suo diciottesimo compleanno, senza poter conoscere sua figlia Violetta, nata poco dopo.

Siamo abituati a pensare alle giovani generazioni ucraine, alle loro vite interrotte, per darsi totalmente alla difesa di un paese assediato, che non vogliono per nessuna ragione abbandonare alle truppe nemiche. Ma le guerre mietono generazioni da entrambi i fronti, alimentando l’odio col diritto di rivalsa a qualunque costo, ma soprattutto svalutando il capitale umano, la sua unicità, il valore stesso di un’esistenza, fino a renderlo una gretta svendita di carne da cannone.

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