Svizzera: il Paese del plurilinguismo e la sfida dell’inglese

Trentamila: tante sono le imprese che fanno parte di un gruppo multinazionale con sede in Svizzera, da Nestlé, a Zurich Insurance Group, Roche Group, Novartis, Swiss Re, UBS Group, ABB. E poi Google e Microsoft. Insieme danno lavoro a 1,4 milioni di persone, un quarto dell’occupazione totale del Paese. Numerosi, tra coloro che sono occupati in queste grandi aziende, si esprimono in ufficio (e poi nelle relazioni sociali) usando l’inglese. Secondo l’Ufficio federale di statistica (2015), nella Svizzera francese e tedesca la lingua inglese è infatti quella più diffusa al lavoro, non solo per gli stranieri ma anche per gli svizzeri, una sorta di scorciatoia – potremmo dire – che semplifica gli oneri richiesti da un complesso plurilinguismo effettivo. E a questo proposito, possiamo anche ricordare che non tanto tempo fa, nel 2007, c’è stata proprio un’interpellanza parlamentare (Interpellanza Gutzwiller, 05.10.2007) che chiedeva di elevare l’inglese a lingua ufficiale in Svizzera e periodicamente tale proposta torna ad essere oggetto di interesse pubblico e politico.

Tra le persone che usano l’inglese nella quotidianità lavorativa e sociale, ci sono anche parecchi emigrati dall’Italia. Vivono soprattuto là dove la maggioranza delle multinazionali ha sede: nel triangolo d’oro Zurigo-Basilea-Berna (con l’appendice di Zugo, amata per la bassissima imposizione fiscale). Generalmente in possesso di un grado di istruzione medio-alto, con il tedesco arrancano. Il dialetto locale lo ignorano proprio. Sono “expat”. Si ritrovano spesso (e preferibilmente) tra loro, quindi con altri italofoni, oppure con colleghi di lavoro con i quali condividono, di frequente, il passato (o presente – si potrebbe meglio scrivere) migratorio e la lingua franca appunto, l’inglese. Valicano la frontiera italo-svizzera pensando di fermarsi “solo un po’”. E invece, capita spesso che passino anni prima che volino altrove.  Nel frattempo non imparano la lingua del luogo. D’altra parte, il contesto in cui operano permette loro questo lusso. In Svizzera oltralpe sono poche, pochissime, le circostanze pratiche, nelle quali è assolutamente indispensabile imparare a comunicare in un’altra lingua che non sia l’inglese.

Una di queste situazioni si presenta quando si ha a che fare con la Legge. Lo sa bene Sara Botti, avvocato italiano, che fornisce, a Zurigo, consulenza legale e assistenza giudiziale agli italiani residenti all’estero e alle prese con questioni giuridiche in Italia: “quando pensiamo agli italofoni oltralpe – dice l’avvocato – sono due le immagini forti che si palesano spesso in mente: da un lato giovani che arrivano in Svizzera occupati nel settore del turismo, in bar e ristoranti, ad esempio; dall’altro persone “della generazione precedente”, che è legata all’italianità per “radici” oppure perché lingua del luogo delle vacanze… e così ci si dimentica di tutta quella fetta di italofoni, dalla Svizzera italiana o dalla vicina Italia, che sono dei professionisti e che vivono tra Zurigo e Basilea in un contesto vivace e internazionale.

Avv. Sara Botti

Avvocato Botti, cosa significa che questi italofoni vivono la propria lingua in un contesto internazionale?

Ogni giorno mi relaziono con persone che provengono dall’Italia e che arrivano in questo Paese per lavorare in una grande azienda o multinazionale, dove in ufficio si parla l’inglese. Altri, invece, sono italiani che hanno vissuto all’estero per anni e che arrivano in Svizzera già muniti di un bagaglio linguistico importante, ma che non comprende il tedesco o lo comprende a livelli non abbastanza alti da poterlo spendere al lavoro. E per vari motivi, familiari o personali, l’apprendimento della lingua non è la loro priorità. Possono vivere oltralpe anche senza conoscere il tedesco. Anche là dove lo si impara, rimane a livelli che non sempre permettono di poter gestire pratiche legali. Da qui, i nostri servizi.

Quindi, possiamo dire che, nello studio legale in cui lavora, lei abbia proprio a che fare, quotidianamente con questa rappresentazione “dimenticata” dell’italofonia, che si esprime in inglese?

Esattamente, i nostri clienti parlano in norma più lingue, quasi sempre l’inglese, ma quando si tratta di ricevere consulenze legali, preferiscono sentir parlare italiano, anche perché i termini giuridici non hanno sempre un equivalente perfetto in lingue diverse. Ciò che siamo contenti di offrire è possibilità di essere consigliati da più professionisti contemporaneamente, alcuni di madre lingua italiana, altri di madre lingua svizzero tedesca, ma che parlano rispettivamente anche il tedesco e l’italiano. Uno sorta di studio boutique nel quale al cliente non resta che prendere le decisioni, senza l’affanno di dover tradurre e temere di non aver colto sfumature più o meno importanti.

Un’ultima domanda, personale: lei parla tedesco?

Lo sto migliorando. E uno dei motivi che mi spingono a studiare questa lingua è il desiderio di relazionarmi pienamente e in modo autonomo nel contesto scolastico nel quale sono inseriti i mei figli.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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