Teodora e Nausicaä: la crisi ecologica non è fantasia

Nell’immaginaria città di Teodora, nel suo romanzo “Le città invisibili”, Italo Calvino aveva prefigurato l’estinzione di tutte le specie viventi a causa dell’inquinamento umano. Non solo: proprio a causa della distruzione dell’habitat naturale originario emergono poi dal sottosuolo dei terribili mostri, come per reazione della natura all’azione umana e alle sue catastrofi. Ciò è analizzato nel piccolo e scorrevole saggio “La sindrome di Teodora. Riflessioni sulla crisi ecologica” di Letizia Bricchi (Libreria Internazionale Romagnosi, 2020), docente di Piacenza di matematica e scienze, appassionata fin dall’infanzia di astronomia e scienze naturali. Il libro si riferisce costantemente all’enciclica ‘Laudato Sì’ di Papa Francesco, in cui il Pontefice teorizza un’unica famiglia naturale umana e globale, che dovrebbe far fronte comune al cambiamento climatico, alla desertificazione, ai conflitti per le risorse idriche e tanto altro, in linea con le sensibilità scaturite in questi anni anche dall’attivista Greta Thunberg e dai movimenti globali ambientalisti ‘Fridays for Future’ e ‘Extinction Rebellion’ .

Il libro di Bricchi mi ha ricordato uno dei miei film animati preferiti “Nausicaä della Valle del vento” di Hayao Miyazaki, meno noto di altri suoi capolavori più popolari, ma che rispecchia perfettamente il messaggio di Calvino. Mille anni dopo circa la fine della civiltà umana al massimo del suo progresso tecnologico, le poche comunità di uomini e donne sopravvivono in alcune porzioni di territorio sparse sul pianeta, resistendo all’avanzata dei deserti, dei mari acidi e della ‘Giungla tossica’ o ‘Mar marcio’, un’infinita foresta tossica e intricatissima, generata dall’inquinamento e dalle guerre nucleari di secoli prima, che si estende a perdita d’occhio e fagocita tutte le vecchie specie vegetali sopravvissute, rendendo l’aria irrespirabile. Gli insetti sono mutati, sono divenuti giganti carnivori a causa delle radiazioni e ora sono loro la razza padrona che prolifera in modo incontrollato e alla cui fame è difficile sfuggire. Gli esseri umani sono diventati una piccola specie protetta che cerca di sopravvivere come altri mammiferi, tra cui Nausicaä, principessa ereditaria della Valle del vento, una placida regione che grazie alle sue particolari correnti d’aria è stata risparmiata dalle spore tossiche e dagli insetti carnivori, che ama volare e crede nella coesistenza pacifica con gli insetti e la loro foresta velenosa. Proprio i mostri rappresentano quelli emersi a Teodora, come vendetta naturale (o artificiale) degli egoismi e dello strapotere umano di millenni prima.

Ma il problema principale non sono neanche gli insetti, ma ancora una volta l’avidità umana.

Sì, perché i nemici non sono i mostri o il mare tossico, ma le ultime nazioni guerrafondaie e bellicose rimaste, che cercano di conquistare le ultime comunità umane indipendenti e di ripristinare le armi terribili usate dai loro antenati per distruggere gli insetti una volta per tutte… Molte delle eroine di Miyazaki forse non possono considerarsi ancora delle donne nel senso stretto del termine, alcune di loro sono bambine, altre appena adolescenti, eppure molto spesso dimostrano di avere già quella maturità e quel senso del dovere tipico di quegli antichi eroi che devono salvare il proprio popolo.

Nausicaä è però l’eroina “miyazakiana” per eccellenza. Volutamente idealizzata dal regista giapponese, ne incarna tutti i suoi ideali, dall’ecologismo, al pacifismo fino ad arrivare alla passione per il volo. La giovane principessa-guerriera della Valle del vento, campionessa di virtù, trionfa laddove gli adulti falliscono, accecati dall’odio e dal loro egoismo. La sua dolcezza abbinata ad una fermezza di carattere non comuni, la rendono una delle eroine femministe più amate dagli spettatori.

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