In questo ultimo anno sono successe molte più cose di quante un blog che si occupi di attualità, con tre collaboratori fissi, possa coprire. Ognuno di noi, in base alle proprie preferenze e priorità, ha scelto di approfondire alcune tematiche o fatti, piuttosto che altri, cercando però sempre di tenere lo sguardo aperto verso la complessità e pluralità dei nostri tempi, che rimane la matrice comune di questo progetto editoriale.
Il mio particolare interesse verso le tematiche di genere applicate alla politica, al linguaggio e ai fatti di cronaca mi ha portato inevitabilmente a trattare argomenti delicati, spesso molto frustranti e tristi. Alessandro ha dedicato molti suoi pezzi alle varie implicazioni politiche e socio-economiche legate alla crisi climatica per esempio, come Valeria invece si è soffermata molto sulle dinamiche politiche dell’unione europea che ha potuto spesso osservare e analizzare dal vivo, vivendo a Bruxelles. Per fortuna, di tanto in tanto, la letteratura ci è venuta in soccorso, scoprendo testi a cui abbiamo dedicato articoli interi.
Questo sarà il mio ultimo articolo del 2024, un anno che, anche personalmente, è stato impegnativo sotto vari aspetti.
Vorrei per questo chiudere l’anno augurandovi innanzi tutto giorni risparmiati al vortice forsennato della vita quotidiana. Giorni un po’ sospesi, che possiate usare come meglio credete, per stare insieme alla persone, per rivedere qualcuno per cui non arriva mai il momento o l’occasione giusta, per leggere nel silenzio o fare zapping davanti alla tv. Giorni che ci si può permettere di sprecare, perché sono gli ultimi e non cambieranno il bilancio annuale dei buoni propositi.
Vorrei infine che questo mio ultimo articolo porti un po’ di leggerezza che serve quanto la capacità di stare nel dolore e indagare la complessità, riprendendo però alcune delle tematiche affrontate durante l’anno.
Vi consiglio quindi tre cose molto belle che potete trovare su Netflix e guardare forse proprio in questi giorni un po’ fuori dal tempo.
BUY NOW, L’inganno del consumismo
È un documentario provocatorio che ci racconta le strategie di vendita più subdole e raffinate delle grandi aziende, attraverso un narratore d’eccezione: un’intelligenza artificiale. Con un tono freddo e analitico, l’IA ci guida attraverso un percorso in cinque lezioni che svelano come il consumismo sfrenato non solo arricchisca pochi, ma stia letteralmente erodendo le basi economiche, sociali e ambientali su cui si regge il nostro mondo.
Il docu-film alterna stralci di interviste a ex dipendenti di grandi aziende on line, come Amazon, o marchi famosi come Adidas, a scene di alto impatto emotivo realizzate al computer, che mostra metropoli occidentali invase da fiumi e montagne di rifiuti che continuano ad aumentare, ricoprendo e trascinando tutto via con sé.
Il filo narrativo gioca molto sull’impatto emotivo del contrasto, in particolare quello tra il cliente finale e il suo approccio spesso bulimico e compulsivo all’acquisto, con le immagini scioccanti dei luoghi in cui hanno origine gli stessi prodotti, con le già ampiamente confermate condizioni lavorative al limite della schiavitù, dell’igiene e della sicurezza ambientale.
Sono contenuti che abbiamo già visto in altri documentari ma la tecnica espressiva utilizzata in questo prodotto crea indubbiamente un impatto emotivo più forte, anche se si conosce già a fondo il problema, soprattutto legato alla fast fashion e all’acquisto spasmodico on line. Un film da mostrare ai ragazzi nelle scuole, ma da guardare anche in famiglia, per rinfrescarci un po’ tutti la consapevolezza su cosa si celi dietro alla nostra comodità di fare acquisti senza spostarci da casa, accettando i continui suggerimenti di un algoritmo che ci conosce meglio dei nostri partners e che si materializzano con un semplice click.
WILL E HARPER
Questo film è prima di tutto un viaggio di due grandi amici: Will Ferrell e Harper Steele, una donna trans che per 61 anni è stata Andrew Steel, autore cinematografico e televisivo e conosciuto soprattutto per essere stato a capo della writers’ room, la squadra di autori del famosissimo programma televisivo Saturday night live.
Tutto comincia con una lettera che Harper invia ai suoi migliori amici per comunicare loro di aver cominciato un percorso di transizione, che sarà tutt’altro che semplice ma fortemente voluto e di conseguenza di aver scelto un nuovo nome col quale gradirebbe essere chiamata: Harper. Will Ferrell decide di proporre all’amica un viaggio in macchina attraverso gli Stati Uniti per potersi ritrovare in questa nuova identità della donna, ma anche per comprendere che cosa significa realmente per una donna trans frequentare certi luoghi e certi stati americani, ancora oggi. Andranno insieme a una partita di basket, a gare di go kart e dentro pub fatiscenti e non troppo raccomandabili. Tutti luoghi che Harper amava frequentare prima della transizione e che non sa se potrà ancora farlo in sicurezza.
Emerge una realtà contrastante: manifestazioni di apertura e inclusione in luoghi inimmaginabili in contrasto con altre situazioni estremamente disagevoli per Harper, nonostante la presenza del suo amico molto famoso.
Un film documentario toccante, profondo, mai retorico, estremamente aperto e curioso alla società che cerca di sondare, come i momenti di dialogo e le domande, a volte estremamente ingenue, ma necessarie che Ferrell pone all’amica durante le loro lunghe ore di viaggio.
Un viaggio non solo esteriore, attraverso i meravigliosi panorami degli Stati Uniti, ma soprattutto interiore, nel dolore profondo che emerge dai racconti di Harper Steele nell’aver convissuto per quasi 60 anni dentro un corpo e un’identità che non le appartenevano, così come la vita privata che si è costruita e che ha tentato di mantenere salda per decenni. È infine un viaggio anche all’interno dell’amicizia che lega questi due grandi artisti, fatta di tenerezza e profonda empatia, ma anche di un’ironia sagace e disarmante che da sempre ha caratterizzato la carriera di entrambi.
IL TRENO DEI BAMBINI
Tratto dal bellissimo romanzo di Viola Ardone, edito da Einaudi, il film diretto da Cristina Comencini mantiene alte le aspettative che spesso si ritrovano deluse dalle trasposizioni cinematografiche. Non è questo il caso perché l’adattamento mantiene quasi del tutto inalterata la storia, a parte alcune scene tagliate verso il finale che però, a mio parere, funziona ancora meglio per mantenere costante il ritmo narrativo fino all’ultima scena.
L’interpretazione di Amerigo, il bambino protagonista della vicenda, fatta da Christian Cervone è coerente e incisiva come il personaggio letterario. Magnifica Serena Rossi nei panni della madre Antonietta. La riproduzione di Napoli devastata dalla fine del secondo conflitto mondiale è un affresco storico e sociologico accurato e commovente.
La storia, per chi non ha ancora letto il romanzo, che consiglio vivamente, segue le vicende di Amerigo, un bambino di Napoli che vive solo con la madre Antonietta, conducendo un’esistenza di espedienti, al limite della sopravvivenza. Grazie a una campagna di solidarietà portata avanti dalle donne del partito comunista, i figli delle famiglie più povere hanno la possibilità di mandare i loro bambini in Emilia Romagna per alcuni mesi, da famiglie più benestanti che possono rimetterli in salute e mandarli a scuola. Amerigo farà parte di quel treno dei bambini e da allora la sua vita non sarà più la stessa: divisa tra due realtà e due madri, si ritroverà a dover capire quale scegliere per salvarsi. Un film che parla di relazioni e radici, ma anche di quei legami indissolubili che niente hanno in comune con il sangue.
Buona visione e come si dice in Svizzera: “Buona scivolata verso il nuovo anno”.