Vergognati, Europa!

Susanne Scholl appartiene a una famiglia ebrea austriaca, molti dei cui membri furono vittime della barbarie nazista. I suoi futuri genitori fuggirono dall’Austria e trovarono accoglienza in Inghilterra, da dove fecero ritorno solo alla fine della guerra. È stata per molti anni corrispondente da Mosca del servizio pubblico radiotelevisivo del suo Paese. Ha scritto numerosi romanzi e saggi su vari argomenti ed è da sempre attiva sulle tematiche dell’impegno civile e della lotta per i diritti umani. È una delle fondatrici del movimento Omas gegen Rechts (Nonne contro la destra) di cui ha già parlato con Sconfinamenti.

Quest’anno ha pubblicato Schäm dich, Europa! (Vergognati, Europa!) Edition Konturen in cui denuncia le bugie storiche, frutto di una mancata elaborazione dei lati bui della storia europea del XX secolo, su cui si fonda la costruzione dell’ Unione europea  e che  ne condizionano negativamente  le politiche, in primo luogo in materia di accoglienza dei migranti.

Dei temi di questa recente pubblicazione Susanne Scholl ha parlato con Sconfinamenti.

Di che cosa si deve vergognare L’Europa?

L’Europa si deve vergognare prima di tutto di aver accettato, dalla fine della Seconda guerra mondiale, una serie di bugie storiche. Molti, ad esempio, hanno affermato, qui da noi. che l’Austria era stata la prima vittima di Hitler, tesi palesemente assurda, visto che Hitler e il nazismo furono accolti a braccia aperte da molti austriaci. La seconda bugia austriaca è stata quella di proclamare con la fine della guerra l’ora zero, una specie di annullamento della storia degli anni immediatamente precedenti, quasi che il consenso al nazismo e le idee che l’avevano sostenuto non fossero mai esistiti, come se nel maggio del ’45 tutto ricominciasse da capo. Si tratta di bugie molto pericolose che hanno pesanti ripercussioni negative anche sul presente.

Il problema però coinvolge anche Paesi come l’Italia, la Francia e i Paesi Bassi dove si è diffusa la consolante bugia che tutti siano stati oppositori del nazismo e che quindi la responsabilità storica dei crimini nazifascisti vada addossata interamente ai tedeschi.

Insomma, il male stava tutto dalla parte dei tedeschi e il bene tutto dall’altra parte; questa visione sbagliata e manichea continua a sopravvivere, resistendo a ogni evidenza storica e continuando a mostrare tutta la sua pericolosità.

Italiani brava gente, insomma, se si parla dell’Italia.

Sì, tutti schierati con la Resistenza, una bugia autoconsolatoria che serve a non porsi domande scomode.

Una tesi assurda, oltretutto se si pensa alle responsabilità di Mussolini e del fascismo italiano.

Anche a livello personale molti evitano di chiedersi dov’erano e cosa facevano i loro nonni e i loro bisnonni. Nel mio caso il problema non si pone perché la mia famiglia era chiaramente dalla parte delle vittime ma per molti non è stato così. È comodo costruirsi, anche a livello individuale e familiare, delle verità rassicuranti ma se non si fanno fino in fondo i conti con il passato non si riuscirà mai a superarlo veramente e a costruire una società più giusta.

Oltre che col fascismo, Paesi come l’Italia e la stessa Germania devono fare i conti anche con il colonialismo. Entrambi i Paesi considerano il loro un colonialismo minore e fanno fatica ad ammettere l’oppressione che hanno portato e i crimini che hanno commesso.

Certo, anche questo rientra nella mancata volontà di confrontarsi con la propria storia.

Questo in fondo riguarda anche   gli Stati Uniti; si considera il colonialismo, nella migliore delle ipotesi, come un evento del passato e non si fanno i conti con la mentalità che l’ha prodotto e che continua a incidere negativamente sul presente.

Non è un caso che in Italia potrebbero presto andare al governo forze politiche che non hanno assolutamente fatto i conti con il passato fascista ma che anzi ne hanno in parte minimizzato, se non addirittura giustificato le nefandezze,

L’Italia   è infatti un esempio clamoroso di questa mancata elaborazione del passato. Questo è il tema con cui mi confronto da tempo e che mi ha spinto anche a scrivere il testo di cui stiamo parlando.

Ogni giorno le Omas gegen Rechts manifestano davanti alla sede del governo austriaco per reclamare l’accoglienza dei migranti ammassati in condizioni disumane nei campi profughi ai confini dell’Europa.

C’è uno stretto legame fra l’azione delle Omas gegen Rechts e questo tipo di riflessione.

Certamente, ma io mi sono confrontata con questa tematica ben prima che nascesse questo movimento che comunque permette di fare a voce alta, senza peli sulla lingua, queste riflessioni.  Le Omas non sono legate a nessun partito politico e quindi sono libere da quelle bugie storiche che sopravvivono in tutte le forze politiche organizzate. Certo le nostre riflessioni sono spesso scomode e molti, in effetti, quando scendiamo in piazza oppure durante i nostri picchetti quotidiani davanti alla sede del governo austriaco, ci invitano ad andare a casa a occuparci dei nostri nipotini. Il movimento delle Omas può operare le proprie scelte politiche al di fuori dell’opportunismo e della rincorsa all’ultimo sondaggio, che invece condizionano i partiti.

L’indignazione per un’Europa che non accoglie e spesso lascia morire tanti migranti alle proprie frontiere, a volte lascia in noi tutti, impegnati e coinvolti in queste tematiche, un senso di impotenza e di frustrazione.

Non toccherebbe anche a noi e ai movimenti apartitici di cui facciamo parte fare proposte che incidano su questa realtà?

Questo senso di impotenza e di scoraggiamento è un sentimento che capita a noi tutti di provare. Eppure, sono convinta che con le nostre proteste e con le nostre denunce riusciamo a incidere in qualche modo sulla realtà. Siamo presenti con le nostre idee e mettiamo il dito sulle varie piaghe.  Costringiamo insomma i politici di professione a non ignorare le questioni da noi sollevate, un po’ com’è successo con il movimento Fridays for future iniziato da Greta Thunberg, che ha costretto in qualche modo tutti i politici a occuparsi di temi ambientali. Tutto ciò ha contribuito ad accrescere una presa di coscienza collettiva in materia. Le Omas in Austria e in Germania hanno una presenza e un ruolo che non permettono a nessuno di ignorare i problemi che sollevano, in primo luogo quello dell’accoglienza dei migranti. Movimenti come le Omas sono destinati nel tempo a creare cambiamenti profondi che magari noi non vedremo.

Certo, di fronte ai drammi che si consumano quotidianamente alle frontiere dell’Europa, prende un senso di sconforto da cui tuttavia non bisogna farci sopraffare. Il mondo non si cambia in un giorno e questo è un messaggio da trasmettere anche ai giovani.

Nel tuo libro dai molta importanza alle parole e al loro uso, nel bene e nel male.

Certo, in senso negativo anche l’Olocausto è iniziato con un uso violento e disumanizzante delle parole per cui, quando qualcuno mette in discussione quest’uso perverso del linguaggio, crea già le basi per affrontare i problemi con un livello diverso di coscienza. La disumanizzazione comincia da un uso di parole che non riconoscono ad alcuni la loro dignità di esseri umani.

Ultimamente sembra verificarsi una levata di scudi verso la politica di governi quale quello polacco o quello ungherese per le loro politiche che tradiscono i valori europei. Questa accusa di per sé è giusta, ma perché non si parla di valori europei anche riguardo alla Libia e alla Turchia?

In realtà le accuse delle autorità europee contro le politiche antidemocratiche di personaggi come Orban sono un fatto recente, mentre le violazioni dei valori democratici sono state per lungo tempo ignorate. Nessuno ha voluto vedere fin dall’inizio che, nei Paesi dell’ex blocco sovietico, l’estrema destra era destinata a conquistare   uno spazio importante anche come reazione alla precedente oppressione comunista. Dopo la fine del comunismo, si è data per scontata l’evoluzione dei Paesi ex comunisti verso la democrazia, considerando questa transizione come un fatto automatico e naturale e non come una lenta e faticosa conquista da incoraggiare in ogni modo. Molti europei hanno coltivato la stessa illusione di una facile conquista della democrazia anche per un  Paese come la Libia, una volta caduta la dittatura di Gheddafi.

L’Unione europea è stata finora solo un’unione economica, non un’unione politica basata su irrinunciabili valori democratici.

Una tua osservazione che, come lettore, mi ha colpito e commosso è quando affermi che se le autorità inglesi si fossero rifiutate di accogliere i tuoi futuri genitori, tu non saresti venuta al mondo. Conoscendo la tua biografia è un’osservazione che pare ovvia ma il fatto che tu la metta in evidenza con tanta efficacia non lascia indifferente il lettore. Insomma, se le autorità inglesi del tempo si fossero comportate come fanno oggi le autorità europee con tanti profughi e migranti alle frontiere dell’Europa, il destino della tua famiglia sarebbe stato ancora più tragico.

Anch’io ho impiegato anni per ammettere a me stessa di essere qui per caso. Al tempo stesso nell’ambiente familiare e delle nostre conoscenze nella comunità ebraica, da bambini, quelli come me sono cresciuti con la pressione di dover essere più bravi e più coscienziosi perché dovevamo vivere anche per tutti quelli che non erano sopravvissuti all’Olocausto.

Questo per la mia generazione è stato un peso difficile da portare sulle spalle.

La consapevolezza di dovere la mia vita alla generosità delle autorità inglesi del tempo mi fa essere particolarmente sensibile alle sorti dei migranti che bussano spesso inutilmente alle porte dell’Europa e al tempo stesso mi fa indignare per il vergognoso atteggiamento delle autorità europee.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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