VERO: il fumo fa male

VERO è arrivato anche in Belgio. Del robot intelligente sviluppato dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, ha parlato un programma tv, karrewiet, che si rivolge ai giovani e spiega in linguaggio semplice anche grandi e importanti innovazioni dal mondo. Ricorda un po’ un piccolo cane, VERO, che con le sue quattro “gambe” collegate all’aspirapolvere di bordo tramite tubi flessibili raccoglie efficacemente le sigarette mentre è in movimento. Nel video lo si vede aspirare i mozziconi e pulire le spiagge.

Ma quanti VERO serviranno per pulire gli spazi urbani e quelli naturali dai mozziconi di sigaretta?

Ogni anno, secondo un’indagine del 2023 condotta dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), creiamo una nuova montagna – fatta di oltre 766.000 tonnellate di «cicche» disperse nell’ambiente.

Si tratta di «rifiuti tossici», poiché composti da microplastiche, chiamate fibre di acetato di cellulosa, e impiegano fino anche a 12 anni di tempo per dissolversi. Secondo le stime dell’Onu, solo il 30% dei mozziconi viene smaltito nei cestini. Il resto viene gettato a terra, finendo per di più nelle acque: solo nel mar Mediterraneo i mozziconi di sigaretta costituiscono il 40% dei rifiuti.

Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, il fumo di tabacco – “la più grande minaccia per la salute e il primo fattore di rischio delle malattie croniche non trasmissibili a li­vello mondiale” – riguarda in modo attivo almeno un miliardo di fumatori nel mondo. I decessi legati al consumo di tabacco sono 8 milioni ogni anno, a cui si uniscono 1,2 milioni di morti annui correlati all’esposizione al fumo passivo. Nell’Unione Europea – che ha lanciato il progetto “Tobacco-free generation” nel 2010 per ridurre il numero di fumatori a meno del 5% entro il 2040 – si verificano 700.000 decessi ogni anno legati al consumo di sigarette e simili. In termini di aspettativa di vita, circa il 50% dei fumatori perde in media di 14 anni di vita. Sono circa 750.000 i casi di cancro dovuti al fumo prevenibili in Europa ogni anno.

Il potere dell’azienda del tabacco è enorme, e scrivendo ciò non si scopre l’acqua calda! Solo lo scorso aprile, l’amministrazione di Joe Biden aveva deciso di rimandare il divieto di vendita di sigarette al mentolo negli Stati Uniti, una mossa elettorale in quanto questo prodotto, secondo i dati,  è particolarmente apprezzato dai cittadini afroamericani: “Ci sono ancora degli approfondimenti da fare. Ci vorrà più tempo”, aveva spiegato il ministro della salute Xavier Becerra.

Il tabacco aveva già mostrato la sua lunga mano nella corsa presidenziale una settantina di anni prima, nel 1952, quando un’azienda statunitense, la Tobacco Blending Corporation, decise di lanciare nuove marche di sigarette basate sui candidati alle elezioni: “I Like Ike” (il soprannome di Dwight D. Eisenhower) e “Stevenson For President”. Confrontando le vendite di ciascun marchio, l’azienda mirava a scoprire quale candidato fosse il più popolare: un metodo a dir poco curioso. Negli anni Cinquanta andava molto forte la storia d’amore, il love affair, tra industria del tabacco, società civile e medicina iniziata almeno due decenni prima, quando i medici stessi prescrivevano sigarette ai pazienti: l’azienda del  tabacco assumevano addirittura medici specializzati in otorinolaringoiatria per spiegare che a nuocere alla salute non erano le sigarette in sè ma polvere, germi e mancanza di mentolo!

Oggi la comunità scientifica è largamente concorde sulla nocività del fumo, attivo e passivo. Tuttavia, qualcuno resiste. Ad esempio, la lobby dell’industria del tabacco ha intrapreso diverse campagne e azioni a sottolineare come i nuovi prodotti siano meno rischiosi per la salute rispetto alle sigarette tradizionali – alcuni scienziati ci credono! Recentemente l’Osservatorio sulla Riduzione del Danno (MOHRE), un gruppo il cui scopo non è la ricerca, ma l’influenza sulle istituzioni, ha inviato una lettera all’ormai ex Commissario UE Stella Kiriakides, esprimendo supporto per i nuovi prodotti del tabacco e equiparando erroneamente l’uso della sigaretta elettronica come strumento clinico per la cessazione del fumo con una strategia di sanità pubblica.

Tornando a VERO, e alle innovazioni in generale volte a lottare contro il fumo e il tabacco, che dire? Sono importanti progetti, ma purtroppo “solo” tasselli di un puzzle molto più complesso, di un problema globale che ha certamente con profonde radici storiche e sociali. L’industria tabagicola ha dimostrato una notevole capacità di adattamento e di influenza, sfidando le evidenze scientifiche e ritardando l’adozione di politiche efficaci per la riduzione del consumo di tabacco. In Europa, questo è possibile anche a causa della mancanza di un quadro normativo comunitario. Guardiamo quindi ai lavori del nuovo esecutivo dell’UE impegnato nella cosiddetta Direttiva sui prodotti del tabacco (TPD). Le consultazioni pubbliche sono iniziate.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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