Voci di pace dalla Russia

L’obiettivo di fermare l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo accomuna chiunque si batta sinceramente per la pace.

Le voci di dissenso che giungono dall’interno della società russa acquistano in questo contesto un rilievo particolare. Fra le altre appare particolarmente significativa la testimonianza di Elena Popova, responsabile del Movimento degli obiettori di coscienza russi.

Il 6 marzo è stata fermata insieme ad altri esponenti pacifisti mentre stava protestando per la brutalità dell’intervento della polizia al termine di una manifestazione contro l’invasione dell’Ucraina. Nel corso o della protesta i pacifisti hanno distribuito un volantino dal titolo “Io rifiuto di partecipare alla guerra” con indicazioni su come richiedere l’esenzione dal servizio militare per motivi di coscienza e sulle forme di sostegno legale per gli obiettori.

Inoltre, il volantino forniva informazioni sulle conseguenze anche personali che potrebbero ricadere sui combattenti eventualmente   coinvolti in azioni di guerra in violazione del diritto internazionale.

Elena è stata successivamente rilasciata e sta continuando, in condizioni di precarietà e di pericolo, la sua attività non violenta, inviando preziose informazioni su quanto sta accadendo in Russia.

Non nasconde di avere paura per le conseguenze delle sue azioni e teme di essere denunciata da un momento all’altro ma ritiene un dovere imprescindibile fare di tutto per fermare il massacro. È anche cosciente che fare appello alla legalità e alla difesa dei diritti in un momento in cui in Russia essi vengono sistematicamente calpestati può apparire velleitario ma questo tipo di rivendicazioni e di iniziative non violente possono risultare efficaci se diventano patrimonio comune di un numero crescente di persone.

Molti in Russia si rendono conto che l’invio al fronte non è riservato ai militari di professione ma che possono essere reclutati giovani di leva o persone meno giovani richiamate in servizio.

Un forte timore è generato anche dal richiamo per l’ addestramento militare che in condizioni normali è previsto una volta all’anno per chi ha già svolto il servizio di leva; questo in realtà si rivela spesso un pretesto per l’invio al fronte, come alcuni russi fatti prigionieri dagli ucraini hanno dichiarato.

Nelle scuole gli insegnati sono obbligati a tenere ai loro allievi lezioni di vero e proprio indottrinamento in cui, utilizzando materiale inviato dal governo, illustrano i motivi che avrebbero indotto   la Russia a iniziare “un’operazione speciale” (guai a chiamarla guerra!), naturalmente per il bene della pace in Russia e nel mondo.

Si registrano casi di genitori di ragazzi “troppo curiosi “durante le lezioni   che hanno ricevuto visite intimidatorie dalla polizia.

Analoghe intimidazioni subiscono i sacerdoti che in Chiesa invocano una soluzione pacifica del conflitto. Nelle università cresce la protesta degli studenti che pure sono consapevoli del rischio di essere arrestati ed esclusi dalla possibilità di continuare gli studi.

Persino esibire i tradizionali e universali simboli di pace può esporre al rischio di persecuzioni poliziesche.

Il linguaggio della pace e della non violenza sembra l’unico in questo momento in grado di costruire ponti e per questo il Movimento di cui Elena Popova è responsabile intrattiene uno stretto contatto con i pacifisti ucraini nell’ambito della comune appartenenza alla rete War Resisters’ International.

Queste forme di opposizione non violenta alla guerra, oltre al loro valore etico, sono di fatto il modo più realistico per tentare di resistere alla violenza dei micidiali apparati repressivi russi

Le drammatiche testimonianze che ci giungono da tutti coloro che in Russia si battono eroicamente contro la folle avventura di Putin mostrano chiaramente che la lotta per la pace coincide totalmente con quella per la libertà e la democrazia.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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