Siamo emigrati anni fa a Zurigo dall’Italia e dal Canton Ticino e in questi anni abbiamo potuto conoscere molte persone di origine migrante che in passato sono state spiate dalla polizia politica. Tutte raccontavano di una Svizzera caratterizzata da un clima politico e sociale ai limiti del paranoico. La Guerra fredda, a dispetto della presunta neutralità elvetica, ha giocato un ruolo fondamentale anche in questo paese. Il radiodramma a puntate intitolato Zanier. Il poeta migrante e la rivoluzione è un’opera nata proprio a partire da un lavoro di ricerca negli archivi della polizia politica di Zurigo e dall’intenso scambio con i testimoni e gli studiosi, Paolo Barcella in primis, della storia novecentesca della Svizzera. Siamo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, ovvero ai tempi dello Statuto dello stagionale (abolito esattamente vent’anni fa), delle battaglie del movimento dei lavoratori migranti per una maggiore giustizia sociale e della prima iniziativa Schwarzenbach. Nato in Friuli, Leonardo “Leo” Zanier (1935 – 2017), educatore, poeta, attivista sindacale, emigra molto giovane a Zurigo e diventa una delle figure più autorevoli nell’ambito dell’emigrazione italiana in Svizzera. Questo impegno lo trasformerà in breve tempo in uno dei soggetti più spiati dalla polizia politica. Zanier, a pochi anni dal suo arrivo in Svizzera, è entrato infatti in contatto con le Colonie libere italiane, l’associazione nata dall’antifascismo italiano in Svizzera, e verso la metà degli anni Sessanta ne è diventato responsabile culturale, occupandosi soprattutto di formazione. Le attività formative delle Colonie, molto importanti per i lavoratori emigrati, erano soggette a molte pressioni da parte delle autorità e dell’imprenditoria, preoccupate dalla dimensione politica di quei corsi: da qui l’idea di portare in Svizzera una sede ECAP-CGIL. L’ECAP in Italia non esiste più, mentre in Svizzera è il secondo istituto di formazione per adulti ed è presente in tutte le regioni linguistiche. Leonardo Zanier all’interno delle Colonie libere lavorò sul fronte politico-culturale, ma anche su quello politico-sindacale. Le Colonie erano allora una realtà orientata fortemente a sinistra: al suo interno convivevano comunisti, socialisti e altre correnti minoritarie dell’antifascismo. Nel momento in cui cominciarono le campagne xenofobe di Schwarzenbach, Zanier avvertì l’esigenza di organizzare una resistenza, in alleanza con tutti i soggetti e le organizzazioni del mondo associativo italiano in Svizzera. Zanier fu anche poeta molto apprezzato: all’inizio della carriera raccontò in lingua friulana la Carnia e il dramma dello spopolamento dovuto all’emigrazione. Con il terremoto del Friuli del 1975 la sua fama di poeta superò i confini del Friuli grazie anche all’edizione Garzanti delle sue prime opere (Libers… di scugnî lâ / Liberi… di dover partire). L’opera radiofonica, che si avvale della regia di Flavio Stroppini, alterna la parola poetica del protagonista e i suoi testi di prosa con la drammatizzazione delle schede della polizia politica a lui dedicate, conservate allo Stadtarchiv di Zurigo. Queste schede hanno fornito infatti lo spunto per raccontare la vita di Leonardo Zanier attraverso lo sguardo di due poliziotti (Dario Sansalone e Matteo Carassini) a cui è stato dato il compito di pedinare il “pericoloso sovversivo” proveniente dall’Italia. Il tutto è integrato da materiali inediti provenienti in buona parte dagli archivi RSI. L’opera andrà in onda dal 13 al 15 luglio e dal 18 al 22 luglio 2022 alle ore 13.30 su Retedue, il canale culturale della radio svizzera di lingua italiana (RSI).
Mattia Lento e Manuela Ruggeri
Per ascoltare Retedue sul web al di fuori della Svizzera italiana: https://www.rsi.ch/rete-due/
Dopo l’emissione l’opera sarà disponibile online in podcast qui: