Nello scorso gennaio l’Unione europea ha autorizzato l’immissione nel commercio alimentare della polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus, il comune grillo domestico. Questa decisione ha suscitato reazioni spesso emotive nell’opinione pubblica e nei media; da più parti si è gridato allo scandalo non di rado alimentato ad arte, quasi che di punto in bianco le autorità comunitarie avessero deciso di imporre a forza ai cittadini europei il consumo di insetti in sostituzione del cibo tradizionale.
In realtà l’autorizzazione è limitata, almeno al momento, al prodotto citato ed avviene dopo l’accertamento che la polvere di grillo non nuoce alla salute e che potrà essere utilizzata in quantità limitata come ingrediente di determinate derrate alimentari.
I prodotti che conterranno la polvere dovranno indicarlo chiaramente fra gi ingredienti utilizzati in modo che il consumatore sia libero di decidere consapevolmente se scegliere o meno un determinato prodotto che la contiene.
È possibile che questo provvedimento apra la strada ad altre autorizzazioni che consentiranno una più larga diffusione del consumo di determinate specie di insetti anche in Europa.
Gli insetti sono considerati dalle normative europee come novel food, cibo cioè finora inusuale per i consumatori europei; la loro progressiva introduzione nel mercato alimentare dovrà perciò essere sottoposta a specifiche autorizzazioni che avverranno di volta in volta tramite accertamento dell’assenza di nocività del loro consumo. In Belgio e in Olanda, del resto, è già consentita la commercializzazione di altri prodotti a base di determinate specie di insetti, quali ad esempio la larva della farina.
Molti esperti alimentari ritengono che il consumo di insetti edibili possa rappresentare una valida scelta dal punto di vista nutrizionale in quanto conterrebbero proteine di qualità paragonabile a quelle fornite dalla carne e dal pesce.
Appare quasi inutile sottolineare il minor impatto ambientale del consumo di insetti rispetto a quello attualmente causato dall’allevamento animale.
La Fao riconosce inoltre agli insetti “un’alta efficienza di conversione nutrizionale” in quanto sono in grado mediamente di convertire due Kg di cibo in un Kg di massa corporea mentre a un bovino occorrono 8 Kg di cibo.
Nel mondo si consumano più di 1900 specie di insetti, in prevalenza coleotteri e lepidotteri.
Le necessarie ricerche sugli eventuali rischi alimentari legati all’assunzione di questo particolare tipo di cibo dovranno approfondire, fra l’altro, il tipo di alimentazione fornito agli insetti destinati al commercio alimentare negli allevamenti ad essi riservati.
Un altro aspetto importante dovrà riguardare la preparazione dei cibi a base di insetti che dovrà essere finalizzata a evitare qualsiasi possibile tipo di infezione.
L’utilizzazione di insetti come cibo è legata anche alla prospettiva di una popolazione mondiale che nel 2050 dovrebbe ammontare a circa 9 miliardi di individui; in un mondo in cui già oggi 800 milioni di persone soffrono la fame, è evidente la necessità di individuare alimenti e tecniche di produzione del cibo in grado di sfamare adeguatamente l’intera popolazione mondiale, tenendo conto della necessità di preservare il “capitale naturale” necessario per la sopravvivenza dell’umanità.
L’utilizzazione degli insetti come cibo, come sottolinea Mauro Balboni, è una delle possibili risposte a una domanda così complessa, un possibile elemento di quel cibo di un futuro che di fatto è già qui.
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La levata di scudi contro la decisione dell’Unione europea che apre la strada a un possibile, diffuso consumo alimentare di insetti ha diversi aspetti di cui occorre tener conto.
Le lobby degli allevatori temono una flessione degli attuali consumi di carne, spacciando spesso per cibo sano e tradizionale quello proveniente da allevamenti intensivi dove il benessere animale e di conseguenza la salute dei consumatori non si collocano precisamente al primo posto. Inoltre, è fuori discussione l’esistenza di un forte pregiudizio culturale che tiene lontani molti consumatori anche dalla semplice idea di assaggiare pietanze a base di insetti, ritenute invece, da molti di coloro che hanno compiuto questa esperienza alimentare, di sapore accettabile se non addirittura gradevole.
A meno che la carenza di altri tipo di cibo non costringa i consumatori dei Paesi più ricchi a scelte drastiche, questo particolare tipo di cibo dovrà confrontarsi con questa forte resistenza culturale che potrà essere vinta anche con l’ausilio di forme di comunicazione efficaci
Un problema di altro tipo è rappresentato dalla scelta di tipo etico di chi ha deciso già oggi di non nutrirsi di animali o addirittura di qualsiasi prodotto di origine animale e che appare poco propenso a fare un’eccezione per gli insetti. Una risposta diversificata alla necessità di produrre in futuro cibo per tutti rappresenta l’unica possibilità per rendere possibile questa scelta.
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