Diritti dell’uomo, diritti della donna

La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino è uno dei lasciti più importanti della Rivoluzione francese. Fu emanata il 26 agosto del 1789 dall’ Assemblea nazionale costituente e rappresenta uno dei punti più alti di quel pensiero illuministico che aveva ispirato anche la Costituzione americana. È considerato un documento basilare per il riconoscimento della dignità dell’uomo e dei diritti del cittadino e su di esso  si basano molte costituzioni democratiche moderne e la stessa Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo proclamata dall’Onu nel 1948.

La Dichiarazione dell’89 costituì, nella sua versione definitiva, la premessa della successiva Costituzione del 1791 e in Francia è tuttora elevata al rango di legge costituzionale. 

Accusare la Dichiarazione dell’89 di riconoscere i diritti solo ai maschi benestanti può sembrare un’accusa ingiusta e antistorica.

Eppure, la contestazione “femminista” cominciò già in quell’epoca.

Il 5 settembre 1791 infatti la scrittrice francese Olympe de Gouges, pseudonimo di Marie Gouze, pubblicava la Dichiarazione della donna e della cittadinache reclamava la piena parità giuridica e legale della donna. Il testo era destinato all’approvazione da parte dell’Assemblea nazionale che in realtà non lo prese mai in considerazione.

Fautrice della monarchia costituzionale, la scrittrice sostiene la possibilità e il diritto delle donne di assolvere tutti i compiti politici e sociali tradizionalmente riservati agli uomini.

La Dichiarazione da lei stilata ricalca polemicamente quella del 1791 mettendone implicitamente in risalto il carattere maschilista e discriminatorio e denunciando il fatto che la condizione della donna non sia minimamente migliorata dopo l’avvento del potere rivoluzionario.

Solo un secolare pregiudizio ha privato la donna di quei diritti che Olympe de Gouges definisce naturali, rivendicando inoltre il diritto al divorzio, al riconoscimento legale dei contratti di concubinato e a quello dei figli nati al di fuori del matrimonio.

Negli anni successivi Olympe cadrà in disgrazia per essersi opposta all’esecuzione del re ma anche per aver denunciato gli eccessi rivoluzionari e per aver accusato Robespierre di aspirare alla dittatura, specie dopo la messa in stato di accusa dei girondini.

Dopo l’arresto e un breve periodo di prigionia, fu condannata a morte e ghigliottinata nel novembre del 1793. La sua condanna fu motivata con accuse di tipo politico ma la proclamazione dei diritti delle donne deve aver giocato un ruolo non secondario se il Procuratore di Parigi, compiacendosi per la sua esecuzione, scrisse che Olympe “aveva dimenticato le virtù che convenivano al suo sesso”.

Quasi come per una tragica premonizione, Olympe de Gouges aveva affermato, con amara ironia, nel decimo articolo della sua Dichiarazione, il diritto delle donne a ricoprire le più alte cariche civili e politiche, visto che già veniva loro riconosciuto quello di salire sul patibolo.

La scrittrice fu attiva anche nella denuncia della condizione degli schiavi, in particolare in quanto autrice della commedia L’esclavage des noirs (La schiavitù dei neri), che tentò inutilmente di far rappresentare, e aderì inoltre al movimento abolizionista. Rivendicò anche la creazione di servizi di protezione sociale rivolti in particolare alle donne ma anche in generale agli indigenti e ai mendicanti. Fu insomma mossa dal principio che i diritti sono tali solo se universali e indivisibili. Fu una donna libera e per questo   oggetto di pregiudizi anche da parte dello stesso mondo femminile

La sua figura e la sua opera non hanno ancora ottenuto, nemmeno nella Francia di oggi, la notorietà e il riconoscimento che meriterebbero.

Solo dopo la seconda guerra mondiale  sono iniziati studi approfonditi sull’importanza della sua opera politica e culturale, anche al di fuori della Francia.

Nel 1989, in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese, furono lanciate diverse petizioni affinché le ceneri di Olympe venissero accolte nel Panthéon, dove riposano coloro che hanno segnato la storia della Francia ma, nonostante le promesse di alcuni politici, queste iniziative non si sono ancora concretizzate. Non è certo un caso, del resto, se nel mausoleo parigino sono al momento accolti i resti mortali di due sole donne. La figura di questa antesignana dei diritti delle donne e. più in generale, paladina   dell’universalità dei diritti ci colpisce per la modernità e l’attualità delle rivendicazioni da lei avanzate in un’epoca e in una società non ancora in grado di recepirle minimamente.

La sua tragica esperienza ci fa riflettere anche sulla difficoltà di ogni rivoluzione politica di affermare principi e diritti veramente universali, ricordandoci che nessun rivolgimento politico, per quanto radicale, è in grado da solo di superare pregiudizi ancestrali per i quali è necessario una lunga e tenace azione educativa e culturale.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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