Donne leader: quanto ci costate?

Pochi giorni fa, in piena campagna elettorale in Italia, Elly Schlein, vicepresidente della Regione Emilia, ha dichiarato “C’è molta differenza fra leadership femminili e leadership femministe“.

E così si torna a parlare di una questione che si trascina da tempo e, lungi ancora dall’essere vicina alla conclusione, essa potrebbe essere riassunta così: il fatto che una o poche donne arrivino a rompere il soffitto di cristallo e riescano, ad esempio, ad avere un’ottima carriera deve essere letto come un successo “per la popolazione femminile” solo là dove la società è tale da permettere a tutte le donne – potenzialmente – di poter dedicarsi pienamente alle sfide professionali che esse desiderano intraprendere e, anche, di essere retribuite in modo eguale ai colleghi.

Sul divario retributivo, ad esempio, un report della Commissione europea sottolinea le donne continuano a venir retribuite meno degli uomini che hanno le stesse qualifiche o che lavorano alle stesse condizioni e nelle stesse categorie professionali. In cifre, il divario retributivo tra i sessi nell’UE è pari al 14,1% ed è cambiato solo in minima parte nell’ultimo decennio. Insomma, le donne guadagnano in media il 14,1% in meno all’ora rispetto agli uomini – anche se in alcune nazione, come l’Italia e il Belgio il gap retributivo è molto più ridotto, mentre è di 19,2% in Germania! Anche la Svizzera, tra i Paesi aderenti all’area Schengen, non eccelle affatto.

Mi riaffiora alla mente un’occasione di approfondimento su questo tema che ebbi, proprio prima delle chiusure conseguenti lo scoppio della pandemia di Coronavirus, con Véronique Goy Veenhuys, Fondatrice della Fondazione EQUAL-SALARY e il bel progetto che porta avanti con il suo team. Parlavamo di retribuzione e Véronique mi fece notare che, “parte del problema è che molte aziende non sanno come innovare i propri parametri salariali e adattarli alle richieste della società. Anche se si è consapevoli delle discriminazioni lavorative e salariali perpetuate in diversi contesti lavorativi, dirigenti e responsabili delle risorse umane non sanno come affrontare e implementare la questione in maniera costruttiva.”

E’ una situazione un po’ deprimente, bisogna riconoscerlo. Ma non è una situazione immodificabile. E infatti la Fondazione EQUAL-SALARY, insieme all’Università di Ginevra ha sviluppato una solida metodologia per l’analisi obiettiva delle retribuzioni, e con PwC lavora per promuovere la certificazione EQUAL-SALARY tra le aziende. Garantendo trasparenza e, al contempo confidenzialità, la certificazione EQUAL-SALARY permette insomma alle aziende di acquisire quello che possiamo chiamare “vantaggio competitivo”: diventano più attraenti. Oltre il 76% delle donne crede di subire ingiustizie legate al proprio salario. Queste donne saranno portate ad investire le proprie capacità in aziende dalle quali sono pienamente valorizzate, e questo, di ritorno, giova alle aziende stesse che si ritrovano ad assumere dei talenti.

“Ho sempre provato un profondo disagio di fronte al dato molto concreto, che sono i soldi, purtroppo, ad attribuirci un valore, uno status sociale – mi disse Véronique Goy – Per questo, ho creato EQUAL-SALARY, uno strumento pratico e scientifico, che permette alle aziende di verificare e promuovere che le donne e gli uomini siano pagati equamente. La differenza salariale ha un impatto a tre diversi livelli: individualmente, all’interno dell’azienda e, in ultima analisi, a livello nazionale. In Svizzera, ad esempio, il gap salariale ha un impatto economico di circa 7,7 miliardi di franchi”.

Insomma, oltre 2000 anni fa Platone disse: Se ci si aspetta che le donne facciano lo stesso lavoro degli uomini, dobbiamo insegnare loro le stesse cose. Dato che oggi, per lo meno nel cosiddetto mondo occidentale, alle donne vengono insegnate le stesse cose degli uomini e fanno lo stesso lavoro degli uomini, è tempo che siano pagate con lo stesso stipendio. O no?

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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