Economia, libertà e giustizia sociale: l’eredità intellettuale di Luigi Einaudi

A Lugano una conferenza, promossa dalla Cattedra Rosmini, ricorda “Luigi Einaudi: l’uomo, l’economista liberale, il federalista scultore dell’Europa”. Abbiamo chiesto a Markus Krienke, Ordinario di Filosofia Moderna e di Etica Sociale presso la Facoltà di Teologia di Lugano, di chiarire l’attualità del pensiero di Einaudi per la Svizzera e l’Europa.

Centocinquant’anni fa nasceva Luigi Einaudi, economista, politico e secondo Presidente della Repubblica italiana, una figura centrale nel panorama del pensiero liberale italiano del Novecento. Così lo ricorda Markus Krienke, professore ordinario di Filosofia Moderna e di Etica Sociale presso la Facoltà di Teologia di Lugano: «la visione di Einaudi, fondata sul rispetto delle istituzioni e della libertà individuale, e incentrata su un sistema politico capace di coniugare unità nazionale e diversità locali, è tutt’altro che superata. Le riflessioni dell’economista – centrali nelle discussioni per la costruzione dell’Europa unita e addirittura anticipatorie di quei contenuti che sarebbe sfociato nel Manifesto di Ventotene – continuano a essere rilevanti per il nostro agire politico e sociale oggi, anche in Svizzera. »

«Einaudi era un convinto sostenitore del federalismo, che giudicava positivamente non solo in chiave di assetto istituzionale ma anche come forma di governo capace di garantire la libertà degli individui e lo sviluppo economico delle diverse regioni.  In questo senso, la Svizzera (che fu rifugio dell’economista durante la Seconda Guerra mondiale) rappresentava un modello di federalismo esemplare. Nelle autonomie di cui godono le comunità locali e cantonali, Einaudi vedeva dunque una risposta alle problematiche legate alla centralizzazione eccessiva del potere statale» continua Krienke. Questo suo sguardo si estendeva all’Europa tutta, che Einaudi intendeva appunto come una comunità di popoli liberi e democratici, capace insomma di conciliare l’aspirazione ad essere un’unità politica con la diversità culturale e linguistica degli europei. «Già perché – come precisa Krienke – la visione di Einaudi incentrata sul ruolo limitato dello Stato nell’economia, sulla libera concorrenza e sulla tutela della proprietà privata, andava quindi di pari passo con l’impegno sociale dello Stato, in rispetto della dignità umana e della libertà individuale.»

Non a caso, è spesso ricordato che il pensiero di Einaudi si intreccia con le aspirazioni europeiste espresse nel Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, e che auspicava la creazione di una federazione europea in grado di garantire la pace e la prosperità. «Il necessario superamento del principio “statocentrico” nell’Europa di Adenauer, De Gasperi e Schuman, fu pertanto la precisa realizzazione della visione di Einaudi che avrebbe visto bene la creazione dell’esercito comune che però poi non avvenne – ricorda Krienke – e in qualità di Presidente della Repubblica, Einaudi svolse un ruolo fondamentale nel promuovere l’integrazione europea e nel favorire l’adesione dell’Italia alle Comunità Europee.»

A differenza del suo contemporaneo, il liberale Benedetto Croce (che pur apprezzando l’importanza dell’economia, tendeva a considerarla una disciplina subordinata all’eticità), Einaudi riconosceva il valore della cultura ma attribuiva all’economia un ruolo più autonomo. Non c’è traccia della visione “organicistica” della società promossa da Croce. Einaudi, insomma, pur non negando l’importanza delle interconnessioni, tendeva a privilegiare l’analisi dei singoli fenomeni economici, in connessione anche e soprattutto con la giustizia sociale. «Si trattava, questa, di una questione centrale per Einaudi. Egli riteneva la giustizia sociale non un concetto astratto, ma un obiettivo concreto da perseguire attraverso politiche economiche e sociali specialmente mirate alla realizzazione il più possibile uguali condizioni di partenza per tutti – continua Krienke.  Nel pensiero di Einaudi era proprio una società libera e prospera la condizione per garantire a tutti i suoi cittadini la possibilità di realizzare le proprie potenzialità e di vivere una vita dignitosa». In questo senso e seppure criticato per aver sottovalutato i rischi di eccessiva disuguaglianza, il pensiero di Einaudi sulla giustizia sociale continua a essere oggetto di dibattito e «la sua capacità di coniugare liberalismo economico e giustizia sociale rappresenta un punto di riferimento importante per tutti coloro che si occupano di politica economica» conclude Krienke.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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