Il sistema sanitario europeo al collasso?

Suona l’allarme per i sistemi sanitari europei. Mentre la pandemia da Covid-19 sembra ormai alle spalle, emerge con forza una nuova emergenza: la fragilità dei nostri sistemi sanitari nazionali. Esperti e politici avvertono che è necessario un intervento urgente per evitare il collasso di un sistema fondamentale per la salute e il benessere dei cittadini europei. Ma la politica continua a dividersi e la legislazione europea procede a rallentatore. Il mese di novembre, a Bruxelles, è stato dedicato a questa tematica con due importanti eventi: il Politico Healthcare Summit (18-19 novembre) e il Summit dell’European Cancer Organisation, ECO (20-21 novembre). 

I problemi emersi in entrambe le sedi di dibattito sono stati molteplici e tra loro interconnessi: dall’invecchiamento della popolazione e dall’aumento delle malattie croniche, alla carenza di personale medico e infermieristico, fino alle disuguaglianze nell’accesso alle cure tra i diversi Paesi membri. A ciò si aggiunge la crescente domanda di nuove tecnologie e trattamenti, che mette sotto pressione i bilanci già stretti delle strutture sanitarie.

Anzitutto, non tutti i cittadini europei hanno le stesse opportunità di accedere a cure di qualità. Esistono profonde disparità tra i Paesi, con alcune regioni che offrono servizi sanitari più efficienti e all’avanguardia rispetto ad altre, come ha ricordato Nela Hasić, Presidente di Think Pink Europe, con riferimento alla situazione nei Balcani, alla Conferenza dell’European Cancer Organisation. Sempre in tema di disparità, ad esempio, nel 2019 l’European Health Individual Survey (EHIS) ha condotto un’indagine tra i cittadini UE di età superiore a 15 anni: la media – riferita al totale dei 27 Paesi dell’Unione europea – di coloro che non sono riusciti a ricevere le prestazioni sanitarie loro prescritte per ragioni di lista di attesa è del 19,4%. Guardando ai programmi di screening, anche qui ci sono notevoli differenze tra i paesi. I dati del Cancer Screening Policy Index lanciato dall’European Cancer Organization mostrano che nei Paesi Scandinavi oltre 80% della popolazione si sottopone a programmi di prevenzione, percentuale che scende a poco meno del 70% in quasi tutti i paesi dell’Est Europa con punte del 34,7% in Romania e 26,1% in Bulgaria. 

Parlando di discriminazioni, non si possono non ricordare le discriminazioni di genere: quelle che subiscono le donne malate di cancro e che curano persone con cancro – come articolato nel documento Women and Cancer: More than 12 million reasons for action! redatto dall’ECO – e quelle che riguardano gli uomini. Come ha ricordato, al Summit dell’ECO, Alan White, Professore di Men’s Health alla Leeds University, gli uomini muoiono di cancro in modo sproporzionato e sebbene siano stati fatti progressi nella ricerca e nel trattamento del cancro, un approccio non discriminatorio di genere, essenziale per affrontare le sfide uniche alla salute affrontate dagli uomini, non è ancora presente. Si pensi alla vaccinazione contro l’HPV, spesso associata al cancro cervicale nelle donne. Tuttavia, l’HPV causa anche vari tipi di cancro negli uomini, tra cui il cancro anale e orofaringeo. Dunque, promuovere la vaccinazione contro l’HPV per i ragazzi e i giovani uomini è fondamentale per prevenire questi tumori. Poi c’è il cancro alla prostata, in particolare tra gli uomini neri e quelli con una storia familiare. Sfortunatamente, ricorda il professore, gli attuali metodi di screening sono imperfetti e ci troviamo di fronte a una mancanza di sforzi di prevenzione mirati, specialmente per gli uomini provenienti da contesti svantaggiati, uomini che spesso affrontano barriere nell’accesso all’assistenza sanitaria e possono perdere opportunità di diagnosi e trattamento precoci.

Sempre al Summit dell’ECO si è parlato anche della discriminazione che le persone LGBQ+ affrontano nell’accesso a cure oncologiche di qualità a causa della mancanza di politiche inclusive, dell’assistenza sanitaria adeguata alle esigenze di queste persone e della formazione professionale di medici sulle questioni di salute LGBQ+, ma anche con un’attenzione alla dimensione e competenze culturali. Per questo, come sottolineato da Nicolò Battisti, Presidente dell’International Society of Geriatric Oncology, è necessario rendere le cure oncologiche più inclusive attraverso un linguaggio di genere neutro che eviti di fare supposizioni sull’identità di genere o sull’orientamento sessuale dei pazienti. Allo stesso tempo è necessario rivedere le linee guida per lo screening considerando fattori oltre il sesso biologico, come i fattori di rischio e le esigenze individuali, e collaborare con organizzazioni e esperti LGBQ+ per sviluppare programmi di prevenzione e trattamento del cancro culturalmente appropriati nonché arrivare a raccogliere più dati sulle esperienze di salute delle persone LGBQ+ al fine di comprendere e affrontare le loro esigenze specifiche.

Poi c’è la questione della carenza di personale, con medici e infermieri che sono sempre più sotto pressione, anche a discapito della qualità delle cure, come ha ricordato, al Politico Health Summit, Nicolás González Casares, shadow rapporteur dell’Europe’s Beating Cancer Plan. Infatti, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità la carenza di personale sanitario e socio-assistenziale in Europa è di circa 1,6 milioni di unità, dato destinato a toccare quota 4 milioni dentro il 2030 quando mancheranno 600mila medici, 2,3 milioni infermieri e 1,1 milioni operatori e ausiliari socio assistenziali. Altro aspetto che impatta sulla qualità e l’efficienza dei sistemi sanitari è l’invecchiamento della popolazione, che pone nuove sfide ai sistemi sanitari, in particolare un numero crescente di pazienti cronici e anziani. Secondo i dati Eurostat, in UE quasi metà degli anziani in difficoltà non ha sufficiente assistenza

Non da ultimo, le nuove tecnologie: esse offrono grandi opportunità per migliorare l’efficienza e la qualità delle cure, ma è necessario garantire che vengano utilizzate in modo etico e sicuro. C’è in gioco un delicato equilibrio tra utilizzo dell’intelligenza artificiale e il rispetto della privacy individuale, come anche evidenziato dal Regolamento europeo sull’Intelligenza Artificiale.

Dunque che fare?  Il futuro dei sistemi sanitari europei richiede un approccio innovativo. È necessario aumentare gli investimenti nella ricerca scientifica, sfruttando le potenzialità delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale per sviluppare nuove terapie e migliorare la qualità delle cure. Allo stesso tempo, è fondamentale garantire un accesso equo alle cure per tutti i cittadini europei, riducendo le disuguaglianze esistenti e promuovendo la cooperazione tra i Paesi membri. 

The elephant in the room – l’elefante nella stanza, come dice il detto inglese – è la Politica e politicizzazione della questione “salute”. Affrontare le sfide poste dai cambiamenti demografici, assicurando un sistema sanitario sostenibile e di alta qualità per le generazioni future, richiede azione, tanto finanziaria che in termini di regolamentazioni. Guardando agli investimenti, l’UE ha ridotto il budget iniziale per la Salute da 5,3 miliardi di euro per il periodo 2021-27 a 4,4 miliardi di euro. In termini di regolamentazioni, c’è tanta confusione, diverse restrizioni e come se non bastasse, proprio pochissimi giorni fa, è arrivato un “blocco” a seguito di disaccordi tra i paesi: i membri del Parlamento Europeo non sono riusciti a trovare un accordo nemmeno su una decisione non vincolante sulle restrizioni al fumo e allo svapo, come invece aveva raccomandato la Commissione e che prevedeva che i paesi europei estendessero i divieti di fumo alle aree all’aperto come ristoranti, bar, caffè e hub di trasporto, e questo includeva anche sigarette elettroniche e prodotti senza nicotina. La strada sembra essere in salita. Le divisioni politiche e tra gli stati membri numerose. E intanto il futuro della. nostra salute è a rischio.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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