Ius soli

Tutti i paesi europei hanno l’esigenza di modificare le loro leggi sulla cittadinanza per adeguarle alla realtà migratorie degli ultimi anni.

Per quanto riguarda l’Italia, le dichiarazioni di Enrico Letta nel suo discorso programmatico quale nuovo segretario del Pd hanno riacceso in Italia le discussioni sul cosiddetto ius soli.

Il principio giuridico dello ius soli indica la modalità di acquisizione della cittadinanza di un determinato paese basata sul semplice fatto di esservi nati.

Si distingue dallo ius sanguinisper il quale la cittadinanza del singolo individuo è legata a quella dei propri genitori o di un ascendente diretto, indipendentemente dal luogo di nascita.

La cittadinanza italiana, con le leggi attualmente in vigore, si ottiene in prima istanza sulla base dello ius sanguinis ma è concessa anche a chi contrae matrimonio con una persona italiana, ai cittadini dell’Ue residenti in Italia da almeno quattro anni e ai rifugiati che vivono stabilmente in Italia da almeno cinque anni e in altri ristretti casi particolari.

Nei vari paesi del mondo esistono varie forme di acquisizione della cittadinanza legate a diverse tradizioni storiche ma si può osservare in generale che mentre in molti Paesi del continente americano vige lo ius soliin Europa vige invece, in generale, lo ius sanguinis, in qualche caso attenuato da forme di ius solis che possiamo definire temperato.

In Italia nel 2015 la Camera dei deputati ha approvato un disegno di legge che prevede l’introduzione di una forma di ius soli temperato per i figli di cittadini stranieri se almeno uno dei genitori si trova legalmente in Italia con un permesso di soggiorno illimitato. Inoltre, la stessa legge prevede una forma di ius culturae che concede la cittadinanza italiana a chi nasce in Italia o vi giunge entro l’età di dodici anni, assolvendovi un intero ciclo scolastico e a condizione che i genitori siano in possesso di una serie di requisiti economici, lavorativi e abitativi.

La legge è bloccata al Senato in attesa di un’eventuale approvazione per cui attualmente mancano le condizioni politiche ed è al centro   di un’accesa disputa politica. 

Il provvedimento riguarderebbe circa un milione di persone e la sua approvazione sarebbe non solo un elementare principio di civiltà ma risponderebbe anche a un preciso interesse nazionale in quanto si tratterebbe di portare a compimento un naturale processo di integrazione di persone che, in quanto vivono e crescono   in Italia, ne acquisiscono pienamente la lingua e la cultura. L’eventuale approvazione della legge porrebbe inoltre un freno alla crisi demografica che già investe l’Italia e che la pandemia ha aggravato.

Con la legislazione attualmente vigente l’Italia vive invece   il paradosso di concedere, sulla base dello ius sanguinis, la cittadinanza a persone che talvolta non hanno nessun rapporto con la lingua e la cultura italiana e di negarla invece a chi è ben inserito nella realtà del Paese.

L’opposizione al provvedimento ha un carattere prevalentemente ideologico e accredita l’idea che la legge provocherebbe, se approvata, un’ondata di facili naturalizzazioni, mentre, come abbiamo visto, si tratterebbe di riconoscere una situazione di fatto che corona un lungo processo di integrazione. L’approvazione del provvedimento non riguarda invece, come si vorrebbe far credere, chi è appena arrivato in Italia o chi non è in possesso di un regolare permesso di soggiorno, situazioni queste che andrebbero anch’esse regolate con misure però che non hanno niente a che fare con la legge in oggetto.

Si tratta insomma di disciplinare l’intero processo migratorio con provvedimenti diversi a seconda delle diverse situazioni ma con l’obiettivo complessivo di regolarizzare in varia misura la situazione di chi vive e lavora in Italia, creando in tal modo condizioni di maggiore sicurezza generale e un mercato del lavoro che riconosca i diritti di tutti e sia in grado di sottrarre   la manodopera allo sfruttamento e al malaffare.

 Oltre a un’opposizione esplicita la legge incontra la larvata resistenza del partito trasversale di chi ne ritiene costantemente inopportuna l’approvazione “in questo momento” in cui “i problemi sono ben altri” mentre dovrebbe essere del tutto evidente che è sempre il momento adatto per il riconoscimento di diritti sacrosanti.

Un’ efficace e capillare informazione sui veri contenuti della legge e sull’utilità per tutti della sua entrata in vigore, potrebbe contribuire a creare una corrente di opinione pubblica in grado di vincere le resistenze che essa attualmente incontra in sede parlamentare.

Un contributo fondamentale a questo processo di sensibilizzazione potrebbe venire dalle comunità di italiani che vivono al di fuori del loro Paese e che spesso soffrono sulla loro pelle l’alienante condizione di far parte integrante di una comunità nazionale senza fruire della pienezza dei diritti.

Seguici

Cerca nel blog

Cerca

Chi siamo

Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

Ultimi post