Lista delle S-malattie consigliate #33: Ri umana

Buongiorno come stai?

Sei riuscito a mettere un po’ di pace ai tuoi dubbi con l’articolo di settimana scorsa?

È proprio grazie a questo, che vorrei oggi, parlarti di un’altra cosa molto importante, forse più importante di definire l’identità stessa.

Ovvero, riuscire a guardare e ascoltare ciò che c’è, senza cercare alcuna spiegazione o collegamento.

Semplicemente, sentirsi, e basta.

Per quello che io chiamo, il principio del navigatore, è praticamente impossibile arrivare a una qualsiasi destinazione, se prima non si è in grado di definire il punto di partenza.

Allo stesso modo, penso che nulla possa accadere, se non si ha il coraggio, di andare dentro di sé, fino in fondo.

Non ho assolutamente né le pretese, né tanto meno le capacità d’insegnare una cosa simile. Sarei esageratamente arrogante a sostenere il contrario.

Quindi, ho deciso di mostrarti come mi sono messa a nudo io

Attraverso le mie parole, scrivendo una lettera a me stessa.

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Ciao cara me, come stai? È da tempo che non ci parliamo più.

Da quando c’è stata la prima ondata di Covid, ti ho messo a tacere, promettendoti sempre che un giorno sarei ritornata, e invece….

Sentire la tua sofferenza e fermarmi a guardarla e ascoltarla mi ha sempre fatto troppa paura.

Paura che se ti avessi dato il permesso di aprirti e tirare fuori tutti i tuoi colori, fatti di sensazioni, profumi, forme, idee strampalate, (quelle comunque non le ho mai ignorate), non avrei avuto la forza di andare avanti e affrontare tutto ciò che abbiamo vissuto insieme.

Lo so, ti ho deluso e non ho giustificazioni per questo.

Troppe volte ti ho fatto aspettare senza concederti il tempo che meritavi. Ti ho fatto ingrassare e non facciamo mai abbastanza attività fisica insieme.

Ti ho tanto impigrita da farti addirittura passare la voglia di andare in piscina. Anche se, eravamo bravette in quello. Ci divertivamo e dopo si stava divinamente.

Da quando ti ho portata via dalla Svizzera e da Emy, tu non sei mai riuscita veramente a perdonarmi.

Volevo essere forte e renderti fiera di me. 

Volevo permetterti di realizzare il nostro sogno, ma dimenticando quello che per te forse, era più importante del sogno stesso.

Non ho mai voluto vedere che, se hai sempre rinunciato ai tuoi desideri, non era solo perché non ti sei sentita degna o abbastanza in gamba per realizzarli, ma anche per stare vicino alla tua famiglia.

Era sicuramente uno scudo per proteggerti da eventuali fallimenti e delusioni, ma era anche il tuo modo di essere felice.

Probabilmente ho preteso troppo da te.

Ti ho indottrinato a una formazione massacrante. Con nozioni molto rigide e ben poco affini al tuo modo di essere.

Ho preteso che tu le difendessi a spada tratta e lo hai fatto. Diventando a volte, persino un robot di ghiaccio, tutto cervello e poco cuore. Questo ti ha fatto allontanare dalle persone che ami di più.

Compresa te stessa.

Ti sei chiusa tanto da farmi percepire a malapena ciò che senti. So che di questo, è tutta colpa mia.

Si Ilaria, colpa. Non uso le parole giuste nel giusto ordine, adesso non serve. 

Adesso è il caso che guardo in faccia la realtà. Cosa ho creato, cosa ho distrutto per inseguire… Il non so che.

Ero stanca di essere sempre alle dipendenze di qualcun altro. Di sentirmi dire che non andavamo bene e che non eravamo mai abbastanza.

Ero stanca di vedere come ti distruggevi e crogiolavi in quei giudizi stupidi e inutili.

Ma soprattutto, ero stanca di non sapere come difenderti.

Probabilmente, ho cannato tutto alla stragrande.

Tu non ti sei mai difesa mettendo in scacco gli altri e facendoli sentire piccoli e umani.

Hai sempre incassato, perché con il tuo cuore grande, sapevi di avere la forza di gestire, anche quel peso.

Non ti ho creduto.

Non mi sono fidata della tua intraprendenza e del tuo coraggio e ho fallito.

Ti ho trasformato in una fredda e gelida calcolatrice umana.

Ho messo il silenzioso ai tuoi sentimenti, alzando a balla il volume delle idee e della creatività per distrarti, per darti qualcosa da fare.

Per non sentirmi completamente inutile.

Ti ho concesso il dono della parola scritta, si. Leggendo e rileggendo ogni volta.

Cambiando forma, punteggiatura, selezionando le parole per evitare le ripetizioni, stando il più possibile attenta che tutto fosse scorrevole e digeribile.

Ma per chi?

Ho ucciso la tua spontaneità.

Ho cancellato la tua possibilità di sbagliare.

Ho distrutto la tua voglia di crescere.

E tu non hai mai smesso di credere in me.

Anche adesso, mi leggi e mi scrivi senza ma e senza se.

Una lacrima.

Non credevo di essere più in grado di piangere.

Questa volta non la fermerò in gola

Questa volta voglio sentire il calore di quella goccia scendere fino al mento.

Non so cosa fare e nemmeno so cosa farò.

Voglio solo dirti che ti apprezzo e probabilmente tu hai dimostrato di essere tutto ciò che io da sola, non potrò diventare mai.

Tuttavia, sono contenta di essere parte di te.

Grazie

Il tuo orgoglio e bisogno di controllare tutto.

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Penso sia quasi impossibile, riuscire a costruire qualcosa di veramente autentico, se non si è disposti ad ascoltare sinceramente, tutte le parti di se stessi.

Questa che hai letto, è la parte di me più rigida e razionale. Quella che mi fa chiedere costantemente come posso migliorare e che vorrebbe essere libera da qualsiasi forma di debolezza.

Indipendente, fiera, testarda, audace, coraggiosa, spavalda e molto spesso, anche se odio ammetterlo, arrogante.

L’articolo avrei potuto tranquillamente terminarlo qui, se non fosse che, avrei per l’ennesima volta messo a tacere, il mio io più profondo.

Quello più umano. Quello spaventosamente, indifeso.

Quindi mi è sembrato doveroso e corretto, nei miei e nei tuoi confronti, dare spazio e parole, anche a lui.

____

Mio caro autocontrollo o orgoglio,

il tuo tentativo di avvicinarti a me e capire il mio essere sensibile e pertanto, vulnerabile, mi fa molto piacere.

Hai ragione su tutta la linea, posso immaginare quanto sia impegnativo per te, tenere sempre a bada le mie montagne russe emotive.

Capisco che, l’unico modo che conoscevi, per riuscire a difendermi da tutto ciò, che mi poteva far soffrire, era ignorare la bambina capricciosa, musona, insicura e bisognosa d’amore che c’è in me.

Tu hai vissuto ogni mio dolore e non ti biasimo per aver deciso che non eri più disposto a vedermi così.

Anzi, te ne sono grata, ti sei preso cura di me come meglio potevi. L’avrei fatto anch’io.

Se non fosse che, mi sono resa conto, che tutto quel turbamento, è quello che ha reso di noi, quella persona in grado di cogliere, grazie alla sua sensibilità, i diversi colori del mondo. Ma capace anche di non farsi schiacciare dalle circostanze e di prendere in mano la sua vita.

Ora che abbiamo “fatto pace” possiamo finalmente mettere un punto e ricominciare insieme

Ormai lo sai, non credo che certi aspetti di me cambieranno mai per davvero. 
Ma ora più che mai so, grazie anche a te, che possono migliorare.

E magari, nella mia visione più sognatrice ed ottimistica, poter essere utile anche a qualcun altro, che si riconosce, nelle nostre medesime e umane difficoltà.

Grazie di cuore.

La tua parte emotiva

_____

Se nella prima lettera, hai letto la confessione del mio ostinarmi a diventare invulnerabile, al fine di raggiungere, la mia assurda idea di eccellenza, dal punto di vista funzionale e umano.

La seconda invece, contiene tutti quei colori che non voglio mai mostrare a nessuno.

È proprio per quest’ultima, che ho deciso di chiamare questa s-malattia Ri umana

Non mi resta molto da aggiungere a questo punto. Come ti avevo promesso, la prossima settimana voglio vedere insieme a te, cosa costituisce un identità.

E ricordati…

A volte basta solo un primo passo per cambiare il mondo,

ma per rivoluzionarlo davvero, non può restare il solo.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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