Lista delle S-malattie consigliate #43: Coach

Buongiorno come stai?

Ci siamo salutati settimana scorsa, con la promessa che ti avrei raccontato. Come ho fatto ad accettare alcuni dei miei limiti più infausti. Voglio raccontarti per filo e per segno la mia esperienza, senza tralasciare nulla, nemmeno le parti più spinose.

Ero a uno dei miei corsi preferiti, il Life Emotion, come coach. In questo corso parliamo di cambiamento, basandoci sui sei livelli logici di Robert Dilts, uno dei principali autori della PNL (Programmazione Neuro Linguistica). Grazie al percorso basato su questi livelli, si riesce a consapevolizzare la persona e quindi favorire quei processi di trasformazione personale. I livelli su cui è basato il lavoro sono:

  • Ambiente
  • Comportamento
  • Capacità
  • Convinzioni e Valori
  • Identità
  • Mission

Seguendo questo iter, si inizia con una presa di coscienza, guardando la situazione di partenza. Cosa ci ha spinto a prendere determinate decisioni? Che significato e quali evoluzioni hanno portato queste nella nostra vita? Sostanzialmente, cosa ci ha fatti arrivare fin qui?

Premetto che, non sono ammessi spettatori in questo corso, ognuno si interroga e lavora su di sè. Io stessa, non mi sono mai esentata da questo, anzi, le riflessioni che pongo ai corsisti, le faccio anche a me stessa.

Le domande che mi partono da dentro, ogni volta che entro in quell’aula sono: “Come posso aiutare i corsisti, a considerare, una nuova prospettiva della loro vita?” “Come posso sostenerli, nell’accogliere, consapevolezze, che non hanno mai avuto?” “Come posso essere d’esempio io stessa?”

Sapevo che i miei colleghi, molto più preparati di me, avevano molti strumenti tecnici ed esperienziali a disposizione. Al contrario di loro, io ho qualcosa che per quanto spesso mi abbia destabilizzato e remato contro, mi ha anche dato un immensa forza. La totale certezza che avrei fatto tutto ciò che era in mio potere, per aiutarli ad andare oltre le loro paure. Non perché io non mi sia fatta inghiottire, anzi. Ma proprio perché, quell’oscurità la conoscevo benissimo.

Sapevo perfettamente quanto possa sembrare affabile, calda, persino accogliente, quella vocina infida e seducente che ti dice: “No dai, lascia stare, che pensi di fare?” “Ma chi te lo fa fare?” “Vedrai sarai lo zimbello di tutti…”

Più tempo, stavo ad ascoltare quella vocina, più mi perdevo in un abisso. Lasciandomi inghiottire dalle mie paure e condannandomi a una vita mediocre.

Uno schema reiterato, la mia gabbia di routine era così composta, ogni santo giorno, per almeno dieci anni: Sveglia, lavoro, rientro a casa, sonno. Sveglia, lavoro, rientro a casa, sonno. Sveglia, lavoro, rientro a casa, sonno.

Ogni sogno e speranza, si era assottigliato sempre di più. Niente più libri, scrittura, niente musica. Mi stavo decisamente perdendo di vista.

Per poi chiedermi chi fossi io… Senza trovare risposta.

Finché non ho capito che l’unico modo che avevo per vincere, era ripartire, da me. Forse non sapevo ancora cosa sognare, ma conoscevo perfettamente cosa non avrei voluto mai più. Esattamente, come sapevo, a cosa sarebbero andati incontro, quegli otto corsisti che mi sono stati affidati, quali dubbi, quali peripezie… Ma non sapevo, cosa sarei stata disposta a mettere in gioco nella mia vita, per fargli fare quel salto. Specchio… Riflesso…

Per mia etica professionale, so che non gli avrei mai chiesto qualcosa, se non l’avessi fatto io per prima. Cosa sarei stata disposta a fare pur di sentirmi poi integra e coerente, nel chiedergli quel qualcosa in più? Sapevo che ero la meno formata rispetto agli altri coach.

Come sapevo che tra lo staff, c’era un ragazzo molto preparato di nome Lorenzo. Aveva fatto diversi corsi ed era più competente a livello tecnico. Confesso che conoscerlo mi ha messo a disagio. Lui aveva una bellissima energia ed era davvero in gamba, mi sentivo in soggezione. Mi faceva quasi rabbia e sentivo, che mi stavo, già mettendo in competizione con lui. Mi chiedevo con quale coraggio, avrei chiesto a quelle otto anime di affidarsi a me, dal momento che io, non ero disposta a chiedere aiuto a nessuno.

Così, pensando all’unica cosa realmente importante per me, feci ciò che mai avrei pensato di fare. Parlai con Lorenzo, raccontandogli a cuore aperto delle mie difficoltà, del mio disagio e della mia totale volontà, di fare la differenza per i corsisti. Stavo chiedendo ciò che mai avevo chiesto in vita mia. Di essere aiutata e da un uomo. Cosa ci sarà di tanto strano?

Te lo spiego subito.

Rientrando in camera, dopo quella chiacchierata con lui, ero felicemente stupita e sollevata da quanto ciò che ritenevo impossibile, fosse stato, non solo semplice, ma anche piacevole. Naturalmente mi chiesi “ma perché diavolo non ho mai chiesto aiuto a nessuno, quando sono in difficoltà? Lo fanno tutti.” La risposta mi si scaravento davanti con una serie d’immagini che mi tolsero il fiato.

Mio padre, il treno, io che piango per la sua partenza.

Un misto di frustrazione e rabbia che divampò istantaneamente nelle vene, oggi come allora, con un unico esito possibile.  La mia resa di fronte a una situazione che mi rendeva completamente impotente.

Devi sapere che io ho passato tutta la mia infanzia, con un padre a intermittenza, poiché lui per portare a casa la pagnotta lavorava all’estero e veniva a casa una volta al mese.

Mamma lavoricchiava, gestiva noi cinque da sola ed era sempre stressata e arrabbiata perché si smazzava la nostra crescita, con problemi, paranoie, capricci e tutte le fasi di cinque bambine che crescono, senza l’aiuto di nessuno. D’altro canto c’era papà, anche lui da solo a lavorare, senza veder crescere la sua famiglia.

“Non dire a mamma che ti manca papà, altrimenti la metti a disagio, aiutala.” “Non dire a papà che ti manca, perché lui non può restare, è via per lavoro e tu devi essere forte.” “Non devi avere bisogno di nessuno.” “Ti devi bastare da sola.”

Così sono cresciuta un po’ selvatica e introversa. Ribelle e caparbia. Alle mie cose ci pensavo io, evitando il più possibile di pesare sugli altri.

Questo mi ha reso estremamente forte e indipendente, ma a caro prezzo. Più di una volta, la famiglia che mi sto costruendo, mi ha fatto notare che quando sto male sono inavvicinabile.  Facendoli sentire non solo inutili, ma anche terribilmente soli. Come se di loro, non mi importasse nulla. Mamma mi diceva che fin da piccola ero testarda come un mulo. A meno di un anno, giocavo a mettermi i sassi nel body e poi pretendevo di alzarmi in piedi… Ci riuscivo.

La mia storia…

Le mie scelte…

Il mio destino.

Il mio passato mi ha insegnato, che non ci sarà mai ostacolo tanto duro o doloroso, che potrà fermarmi dal mio voler aiutare gli altri. Questo nella vita e questo nel mio lavoro. Ma ciò che non ho mai permesso, prima di quel corso, è di chiedere aiuto e permettere a qualcuno di fare qualcosa per me.

Ecco perché quando mi chiedono cos’è il Life Emotion, io rispondo che è tutto. C’è dentro la vita, le nostre scelte, le paure, i desideri, le relazioni, con gli altri e con noi stessi. Le emozioni che ci guidano e le situazioni che ci condizionano.

Solo che, quando acquisisci consapevolezza, cambia tutto. Perché da quel momento in poi, sarai tu a scegliere, non solo come orientare le vele, ma persino da quale direzione far soffiare il vento delle tue emozioni. Io dando tutta me stessa, a un gruppo di otto estranei, ho portato a casa la mia famiglia.

Oggi più che mai, mi riconosco in mia madre, che imperterrita si arrabbiava se mettevo i calzini rovesciati in lavatrice (a dirtela tutta, lo fa ancora), perché nella sua testa NON ESISTE, che io non possa diventare una persona migliore. E mi riconosco nel mio papà, che fa i dispetti per farci ridere e che è lontano, a volte solo, ma che ha accettato quella condizione terribile, pur di darci da vivere.

Io con mio padre non avevo un rapporto. Per me era distante e non riuscivo ad avvicinarmici nemmeno quando era a casa con noi. Da quando abbiamo parlato poi, ci siamo ritrovati e quando ci abbracciamo ci diciamo che ci vogliamo bene.

Oggi più che mai, so che se non avessi premuto quel tasto, in cui prenotavo un posto, per assistere a quella conferenza, non avrei mai nemmeno potuto sperare di cambiare la mia esistenza e le mie relazioni.

Te lo chiedo sempre all’inizio di ogni articolo, come stai?

C’è qualcosa che ti piacerebbe cambiare nella tua vita?

Ci sono delle parole “non dette” che da tanto, speri di trovare il coraggio di pronunciare alle persone che ami?

Anni fa, ho colto l’opportunità di cambiare, e ora voglio offrirla anche a te.

Per scoprire di cosa parlo clicca qui e registrati per vedere coi tuoi occhi, di cosa ti sto parlando.

Ora sai perché ho cambiato la frase in…

A volte basta solo un primo passo per cambiare il mondo,
ma per rivoluzionarlo davvero, non può restare da solo.

Ora, sta solo a te la scelta, se fare o meno quel piccolissimo primo passo.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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