Ciao, come stai? Sì, lo so, due settimane fa ti ho salutato, promettendoti che ti avrei raccontato, del nuovo progetto che ho in serbo ed è quello che intendo fare. È da più di una settimana che penso al titolo per il mio ultimo articolo, un ponte tra la fine di questa rubrica e l’inizio della prossima. Allora ho capito che, nulla può accomunare più una cosa all’altra, se non i “cambia-menti”.
Partiamo dal nome del blog: “Sconfinamenti”. Passare da un posto all’altro geograficamente è un cambiamento. Passare da una situazione all’altra è un cambiamento. Decidere di avere più amore, più gioia, più fiducia, meno rabbia o meno frustrazione… è un cambiamento. Ma cosa realmente induce l’essere umano a cambiare?
Il desiderio di passare a una condizione di vita migliore, oppure di allontanarsi da qualcosa di spiacevole. Sia in un senso o nell’altro, è l’ambizione a muoverci in maniera concreta. Sviluppare la capacità d’immaginare come sarebbe la nostra vita, andando a modificare alcuni aspetti, sta alla base di qualsiasi scoperta, invenzione e trasformazione.
Ad esempio, pensiamo ai fumatori che da anni tentano di smettere. Alle foto terrificanti con le scritte in grassetto, sopra i pacchetti di sigarette. Dati statistici, non inducono realmente a una trasformazione. ”Ci vuole la forza di volontà”, potresti rispondermi. Sì, anche… Ma non basta. In quanti ci hanno provato, per poi non riuscirci? Ti è invece mai capitato di sentire di donne, che hanno eliminato le sigarette, appena hanno visto il test di gravidanza positivo? O di persone che hanno buttato via l’ultimo pacchetto, per il bene di un famigliare, oppure perché un loro caro è morto proprio a causa di quel male?
Cos’è cambiato nella loro testa rispetto ai meri dati statistici? C’è stata una reazione emotiva forte.
Esistono degli strumenti, che possono farci rivivere delle situazioni, grazie alle quali possiamo apprendere, senza che ce ne rendiamo conto. Il gioco e le storie.
Nel libro di Lisa Cron, “Story or die” l’autrice spiega in maniera molto esaustiva questo concetto. Voglio condividere con te tre passaggi cardine di questo testo, partendo dal presupposto che la nostra evoluzione,come esseri umani, è dipesa strettamente dai legami con il nostro gruppo sociale, la tribù.
- “Poiché lavorare insieme era la chiave della nostra sopravvivenza, la nostra identità tribale divenne la nostra identità personale.”
Ovvero la nostra storia. Infatti:
- “Per il nostro cervello, una minaccia fisica e una sfida al nostro sistema di credenze fanno parte di uno stesso registro. Entrambe percorrono le stesse tracce neurali, segnalando un attacco imminente, e il nostro corpo risponde di conseguenza, risparmiandoci la fatica di dover capire cosa diavolo sta succedendo prima che sia troppo tardi.”
Quindi, ogni tipo di dato, con tutte le sue statistiche e fonti, viene visto come una minaccia per il nostro sistema di decodifica. Questo anziché aiutarci concretamente a cambiare, crea una forte resistenza.
- “Il punto è: impariamo dall’esperienza degli altri, non quando ci raccontano ciò che hanno imparato, ma quando ci permettono di impararlo insieme a loro, attraverso una storia emotivamente significativa”
Per questo motivo ho deciso di trasformare la lista delle s-malattie consigliate in “storie cambia-menti”. Mantenendo sempre l’intento di dare una nuova finestra sul mondo, ma attraverso un racconto piuttosto che un articolo.
Per scrivere le mie storie, voglio attenermi a due tracce.
La prima tratta da una frase di Jim Rohn: “Sono un compratore di libri bianchi, vuoti. I bambini trovano interessante che io acquisti un libro vuoto. Si dicono: “26$ per un libro vuoto! Perché dovrei pagarli?” – La ragione per cui io pago questi 26$ è per sfidare me stesso a trovare qualcosa di valore da scrivere all’interno. Tutti i miei quaderni sono privati, ma semmai dovessi tenerne in mano uno, non avresti da guardare per tanto tempo prima di trovare qualcosa che valga molto di più di 26$.”
La seconda invece, viene da una scommessa, accettata da Hemingway, di scrivere una storia in sei parole: “For sale: baby shoes, never worn” (Vendesi: scarpe per neonato, mai indossate). Se nel primo caso, la promessa che faccio a me stessa, è di scrivere qualcosa di valore.con la seconda indicazione invece, voglio che tu possa riflettere.
Queste sei parole raccontano un fatto. Ma sarà il modo in cui tu le interpreti a tessere la vera trama della storia. La tua.
Il mio impegno è pertanto di comporre, per il prossimo anno, storie di valore, con un titolo di sei parole. Abbastanza lungo per dire ciò che serve, abbastanza breve da poterti chiedere: Quali ricordi o immagini ti evoca? Che sensazioni ti dà? Ha dei riscontri nella tua vita? Cosa ti piacerebbe cambiare a tal proposito?
Se vorrai condividere le tue riflessioni con me, non ti resta che commentare sotto il testo.
Credo fortemente che non capirai mai la storia di una persona, finché non leggerai le parole che ha usato per de – scriverla.
Ti ringrazio per aver camminato insieme a me in tutti questi mesi. Ti voglio salutare così, per l’ultima volta, ricordandoti che: A volte basta solo un primo passo per cambiare il mondo, ma per rivoluzionarlo davvero, non può restare solo.