L’uomo contro la speculazione edilizia

Fiorentino Sullo (1921-2000) è stato un politico e ministro italiano, artefice di una delle più radicali proposte di riforma urbanistica mai concepite nella storia d’Italia.

Nato a Paternopoli, in provincia di Avellino, fu il più giovane deputato dell’Assemblea Costituente e fu presto uno dei più autorevoli esponenti a sinistra della Democrazia Cristiana. Fin dalla sua giovane militanza in Irpinia nel partito cattolico, dimostrò il suo progressismo e repubblicanesimo, ad esempio facendo notare che non pronunciandosi per la Repubblica al referendum istituzionale del 1946, a prescindere dalla prevedibile affermazione del voto monarchico in quasi tutte le province del Sud, Sullo credeva che la DC avesse perso l’occasione di schierarsi per un rinnovamento politico della nazione. L’urgenza della battaglia anticomunista non era assillante per questo Padre costituente, perlomeno non nel suo Sud, dove era ben più urgente la necessità di consolidare la democrazia, di educare il popolo alla partecipazione politica e di formare una nuova classe dirigente.

Più volte sottosegretario, si dimise da ministro dei Trasporti nel 1960 dopo l’appoggio dei neofascisti al I° Governo Tambroni. Nel 1962 fu nominato ministro dei Lavori Pubblici dal IV° Governo Fanfani, che aveva disposto lo studio per una nuova legge urbanistica, ripresa da precedenti proposte dell’Istituto nazionale di urbanistica. La proposta di riforma venne presentata nel luglio dello stesso anno e prevedeva l’esproprio generalizzato e preventivo di tutte le aree edificabili per impedirne la lottizzazione e cementificazione intensiva ed estensiva da parte di privati e imprese immobiliari. La proposta Sullo prevedeva l’entrata in vigore delle Regioni ordinarie, ancora disattese dal dettato costituzionale, con piani comprensoriali di tutela e vigilanza sulle attività edilizie “intercomunali”.

Nonostante la DC inizialmente fosse tiepidamente favorevole, ben presto i suoi vertici si resero conto dell’impopolarità della legge in un paese qualunquista, cattolico e anticomunista, in piena Guerra fredda e col boom economico in atto, nonostante Sullo fosse cattolico lui stesso. All’avvicinarsi delle elezioni politiche del 28 aprile 1963, un editoriale del settimanale conservatore Il Tempo uscì col titolo “Otto milioni di capifamiglia decisi a difendere le loro case”, accusando il ministro Sullo di voler abolire la proprietà privata come Mao Tse-tung, mentre il suo obiettivo era calmierare il mercato delle aree e agevolare l’accesso alla casa, che restava difficile per molte famiglie dati i prezzi esorbitanti delle costruzioni private (circa il 90% delle nuove case di questi anni). Perfino tra i familiari di Sullo sorse il dubbio che volesse togliere loro la casa e la vicenda assunse i connotati di una “tragedia greca” e di una “teoria del complotto”. L’attacco fu condotto dalle destre, dai neofascisti ai liberali, che improvvisamente accusarono il sistema dell’esproprio come prodromo dell’instaurazione di una dittatura comunista. In effetti, la legge avrebbe nazionalizzato i suoli tranne quelli agricoli, ma sarebbe rimasta privata la proprietà degli alloggi. Il quotidiano ufficiale della DC, Il Popolo, disconobbe il progetto insieme al segretario di partito Aldo Moro, voltando letteralmente le spalle al suo deputato. La proposta Sullo non arrivò nemmeno ad essere discussa in Parlamento, venendo così archiviata. Si concludeva così una concreta possibilità di sottrarre le città italiane dalla morsa speculativa che devastò interi paesaggi, litorali e centri storici.

La sostanziale disattenzione dei partiti politici nei confronti del problema del governo del territorio e a qualsivoglia sensibilità ambientale si saldava alla mancanza di aspirazioni in tale direzione delle istituzioni stesse, i Comuni, che avevano permesso briganteschi giri d’affari dalle rendite fondiarie, dalle speculazioni edilizie nei loro circondari per decenni e una totale disattenzione delle normative urbanistiche. Il dibattito su Sullo però sbloccò importanti leggi, tra cui quella di finanziamento dell’edilizia economica statale e provocò un lento ma graduale riformismo urbanistico tra gli anni ’60 e ’70 che cercò di colmare i vuoti precedenti.

Tra il 1960 e il 1964 Sullo aveva subito inoltre una feroce campagna diffamatoria da parte dei grandi capitalisti e burocrati, dei piccoli e medi proprietari immobiliari, di circoli mafiosi e dei neofascisti con continue, insistenti, incessanti allusioni e insinuazioni sulla sua supposta omosessualità, divenuta presto oggetto di morbosità mediatica.

Sullo venne soprannominato anche il “democristiano giacobino” e condannato a una damnatio memoriae dalle grandi biografie cattoliche. Fu comunque riconfermato nel 1963 ministro dei Lavori Pubblici nel I° Governo Leone, ancora tra il 1968 e il 1969 ministro della Pubblica Istruzione nel I° Governo Rumor, nel 1972 ministro per la Ricerca Scientifica nel I° Governo Andreotti e fino al 1973 ministro per l’Attuazione delle Regioni nel II° Governo Andreotti; infine, con l’addio agli incarichi politici, restò deputato fino al 1987.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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