Questo articolo non vuole essere offensivo verso alcuni e nemmeno malizioso. Nasce semplicemente da alcune conversazioni con amici britannici e segue dalla lettura di quotidiani a fronte delle rivolte anti-immigrati e razziste esplose nel Regno Unito nei giorni scorsi. Che società è quella dove ha sede il Parlamento di Westminster, simbolo della democrazia più antica?
Le violenze contro gli immigrati che sono esplose nel Regno Unito e che hanno lacerato diverse parti del paese mettono anche in chiaro, come si legge sulle pagine del quotidiano britannico The Guardian, la crisi di fiducia dei britannici “bianchi” nei confronti della polizia. Questo gruppo, con i suoi membri di estrema destra (ovvio che non tutti i britannici bianchi sono razzisti..), è sceso in strada dichiarandosi vittima di un sistema di “polizia a due livelli” che lo tratta più duramente a causa del proprio colore della pelle (e idee politiche far right).
Aleggia tra una larga fetta della popolazione britannica bianca un certo, ingiusto e ingiustificato, vittimismo che accompagna il giudizio negativo di queste persone nei confronti delle forze dell’ordine. Tutto ciò ha radici “lontane nel tempo”; è esplosa ad esempio già in occasione delle proteste del Black Lives Matter del 2020 e è peggiorata in seguito a una serie di scandali, tra cui l’omicidio di Sarah Everard, che hanno messo a nudo profonde carenze all’interno delle forze dell’ordine, erodendo la fiducia del pubblico – ovvio, non solo la fiducia dei bianchi, ma soprattuto dei bianchi. Ad esempio, secondo i dati del Crime Survey of England and Wales del 2022-23, il 68% delle persone ha dichiarato di avere “fiducia generale” nella polizia locale, una percentuale molto inferiore rispetto al 79% del 2015-2016. In un articolo recente si legge che la convinzione che la polizia stia facendo un buon lavoro è passata dal 70% nel 2017 al 50% nel 2023, con ulteriori punte “al ribasso” tra i gruppi LGBTQ+, i “neri” e in particolare i “bianchi britannici” (molto meno tra i gruppi asiatici e altri bianchi non britannici).
La rabbia feroce e irrazionale, incivile e razzista, che è esplosa in diverse città in UK è insomma – lungi dal sorprenderci come una nuvola a ciel sereno – la manifestazione di una tendenza che da diversi anni si fa strada all’interno di specifici gruppi sociali, che non è stata intercettata a dovere e che, soprattutto, alcuni politici e i media stanno contribuendo a animare.
Equiparare le proteste che abbiamo visto negli ultimi anni – da Black Lives Matter alle manifestazioni in solidarietà con Gaza (proteste che chiedevano la dignità per tutti, il rifiuto della violenza e la protezione dello stato di diritto) – con la rabbia dei “bianchi” dell’estrema destra che hanno sconvolto le città del Regno è una distorsione intenzionale della realtà. Perchè quelle recenti sono stati atti di pura criminalità, finalizzati a promuovere il razzismo e cavalcati da alcuni media. Elon Musk, ad esempio, ha prontamente urlato al mondo il suo sostegno al fianco di chi nel Regno Unito denuncia la polizia “a due livelli”.
Fine della democrazia? Come stanno sottolineando diversi analisti ci si oggi si trova di fronte a una crisi del concetto stesso di democrazia proprio in un Paese, il Regno Unito, che da sempre difende valori liberali e democratici; una crisi che trova eco, in qualche modo, in quello che sta succedendo in un’altra cosiddetta grande democrazia, gli Stati Uniti. Là, oltre oceano, il consenso di alcune comunità e gruppi nei confronti delle forze dell’ordine è svanito e oggi vediamo, purtroppo, come l’esercizio dell’autorità aggressiva e del potere – anche con forme razziste – sia tutto ciò che rimane a un’istituzione, quella della polizia, che cerca di garantire l’ordine.
Affermare che le proteste di BLM e Gaza dovrebbero essere trattate allo stesso modo delle rivolte dell’estrema destra (appellandosi “alla polizia a due livelli”) è un’equiparazione insidiosa e pericolosa. Mette a rischio la corretta informazione, semina divisione e odio, incita alla discriminazione razziale e polarizza la società. Invece di cadere nella trappola di queste manipolazioni, è essenziale che continuiamo a sostenere i principi che sono alla base delle proteste per i diritti umani: l’uguaglianza, la giustizia e il rispetto per la dignità di ogni persona.
Probabilmente – visto con gli occhi di chi osserva il Regno Unito dal vecchio caro Continente – non si è ancora raggiunta la tragicità statunitense, almeno in senso generale, ma il rischio pare concreto. Se la fiducia nella cosa pubblica continua a diminuire, se le risposte del nuovo governo laburista e del suo neo-eletto primo ministro Keir Starmer non saranno capaci di lavorare per la coesione sociale, come sarà possibile evitare la deriva verso una società sempre meno giusta e irrispettosa dell’umanità di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro colore, genere o credo?