Benaltrismo

“Dare la cittadinanza a stranieri nati nel Paese o che vi risiedono da lungo tempo?”

“Inginocchiarsi in segno di rispetto delle vittime del razzismo?”

“Punire in modo adeguato l’omofobia?”

“Introdurre nella lingua forme espressive non discriminatorie?”

A queste e ad analoghe questioni la risposta conservatrice e negazionista è sempre la stessa: “I problemi sono ben altri”.

In linea di massima, il benaltrismo è una corrente di pensiero che non conosce confini ma la cui applicazione pubblica, nell’attuale contesto italiano, trova un terreno fertile.

Cerchiamo di entrare nella mente di un benaltrista politicizzato, magari addirittura di un personaggio pubblico navigato per cercare di svelare i meccanismi di funzionamento del fenomeno.

L’avversario del momento sta cercando di perorare una delle cause di cui sopra o altre analoghe e magari lo fa con argomentazioni convincenti per larghi settori di opinione pubblica?

Pericolo rosso, il benaltrista si sente in dovere di intervenire con la sua arma retorica micidiale, con lo scopo di annientare dialetticamente il proprio avversario e impedirgli di favorire l’introduzione di qualsiasi cambiamento a favore di una minoranza in qualche modo discriminata.
L’astuzia benaltrista consiste nel riconoscere almeno in parte l’importanza del problema posto, anche perché negarla sarebbe poco elegante e in definitiva controproducente. Operato questo riconoscimento formale, il nostro benaltrista collocherà il problema  in un contesto di fumosa complessità, fingendo di affrontarlo in modo più organico ma mirando in realtà a rimuoverlo per conservare lo statu quo.

“Non mi inginocchio contro il razzismo perché il modo per combatterlo è ben altro”.

Il benaltrista assume un’aria saccente che vuol far apparire il suo avversario incapace di incidere sulla realtà mentre, con tutta evidenza, è vero il contrario; il massimalismo benaltrista serve appunto a stoppare il riformismo concreto.

Nel caso specifico, il benaltrista non indica esattamente che cosa si può fare qui e ora per denunciare una mentalità razzista ma, a seconda delle sue inclinazioni politiche, affermerà la necessità di denunciare contemporaneamente tutte le ingiustizie del mondo o sosterrà che il razzismo si combatte rimanendo virilmente in piedi o infine che esso scomparirà dopo un’immancabile palingenesi rivoluzionaria.

Come abbiamo visto, il benaltrismo è una forma di conservazione dell’esistente congeniale a una visione politica di destra ma tende a oltrepassare i limiti di questo orientamento politico. Nelle discussioni politiche che fanno seguito alle innumerevoli batoste elettorali che la sinistra ultimamente colleziona in giro per l’Europa, si alza spesso qualche boriosa voce benaltrista per affermare che tali sconfitte sono dovute al fatto che ci si è occupati di questioni secondarie anziché dei “veri problemi della gente”, di cui naturalmente il benaltrista progressista vanta una conoscenza profonda ed esclusiva. Secondo lui, infatti, le fasce più povere della popolazione hanno solo meri interessi economici e non possono perdere tempo con altri problemi.

Una caratteristica del benaltrismo è infatti anche quella di separare i diritti delle persone e di stabilire fra di essi una gerarchia che nella realtà non esiste.

Ma mi fermo qui perché, in questa difficile era post pandemica il benaltrista che è in me mi suggerisce che i problemi da affrontare sono ben altri.

Seguici

Cerca nel blog

Cerca

Chi siamo

Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

Ultimi post