Il colonialismo e la sua eredità: una mostra a Zurigo

I locali dello Stadhaus, la sede politica e amministrativa del Comune di Zurigo, ospitano un’interessante esposizione intitolata significativamente Blinde Flecken-Zürich und der Kolonialismus (Punti ciechi-Zurigo e il colonialismo)“.

https://www.stadt-zuerich.ch/kultur/de/index/institutionen/ausstellungen_stadthaus/Kolonialismus.html

Il punto cieco o macchia cieca è quella piccola area della retina di ciascun occhio che non contiene recettori per la luce e per questo è cieca, dunque, nel contesto delle tematiche affrontate dalla mostra, il riferimento è al coinvolgimento di Zurigo nello sfruttamento colonialista e all’insufficiente presa di coscienza collettiva del fenomeno.

Lo sguardo critico proposto non è infatti solo rivolto al passato ma anche ai risvolti e alle ricadute negative di vario genere che il fenomeno coloniale   e la sua insufficiente elaborazione hanno anche sul presente.

 Il coinvolgimento di molti imprenditori zurighesi nelle attività di sfruttamento coloniale ha dato un importante contributo allo sviluppo della città fino a farla diventare l’odierna metropoli economica che per ricchezza si pone al quindicesimo posto nel mondo.

La città di Zurigo fu coinvolta finanziariamente nella schiavitù e nel commercio di schiavi.

Il cotone proveniente da piantagioni che impiegavano schiavi favorirono lo sviluppo dell’industria tessile locale. Settori ecclesiastici e mercenari svizzeri furono coinvolti nel sistema colonialista in quanto possessori di piantagioni o beneficiari di profitti derivanti dai commerci coloniali.

Personalità e istituzioni universitarie zurighesi parteciparono attivamente   alla formulazione di quelle teorie razziste che tentavano di giustificare lo sfruttamento colonialista. Lo stesso Eugen Bleuler, il grande psichiatra zurighese, diede il suo contributo anche in qualità di direttore di una clinica   psichiatrica di Zurigo alla diffusione di teorie e pratiche razziste.

Ancora oggi imprese svizzere traggono profitto dal commercio di materie prime quali il caffè, il cacao i metalli, lo zucchero, e il petrolio.

La Svizzera ricopre infatti tuttora un ruolo di primo piano quale importatrice soprattutto dei primi due prodotti rispetto ai quali, anche per impulso del governo confederale, sono stati fatti progressi nei contratti commerciali internazionali riguardo al rispetto del benessere sociale ed economico dei produttori e a una maggior attenzione all’ambiente. Sono poi particolarmente  attive in Svizzera associazioni che si propongono di promuovere concretamente il cosiddetto commercio equo e solidale, chiedendo talvolta un piccolo sforzo economico ai consumatori. Resta tuttavia molto da fare soprattutto nel promuovere le condizioni per una maggiore autonomia economica e commerciale dei produttori e per una maggiore sostenibilità ambientale della produzione. Le tematiche proposte e il taglio con cui gli ideatori della mostra hanno scelto di affrontarle, con la collaborazione di moltissimi cittadini e organizzazioni che si battono contro ogni forma di razzismo e di sfruttamento, si prestano a una riflessione e a una rielaborazione del passato del colonialismo che va ben oltre i confini della città e della Svizzera.

La mostra è costituita da numerosi pannelli con testi esplicativi in tedesco, lingua la cui buona conoscenza è quindi una condizione indispensabile per il visitatore, e da un ricco materiale iconografico e audiovisivo che illustrano i vari aspetti dei problemi affrontati.

Di particolare rilievo il tentativo di ricercare specificamente    in che modo l’eredità del colonialismo influenzi in modo negativo anche la realtà di oggi.

È la stessa prospettiva da cui muove anche la riflessione di Amitav Ghosh. Nel suo ultimo saggio lo scrittore indo-statunitense ha infatti scritto: “Il colonialismo, il genocidio e le strutture organizzate della violenza organizzata sono le fondamenta su cui è costruita la modernità Industriale”. L’autore pone appunto l’accento in modo radicale sul fatto che all’origine delle profonde ingiustizie del sistema economico attualmente dominante    si colloca il colonialismo che ha  preceduto e modellato specifiche forme  di sfruttamento capitalistico

 https://neripozza.it/libri/la-maledizione-della-noce-moscata

Nello specifico fella realtà svizzera, ma non solo, questo lascito di mentalità coloniale  si manifesta nella continua riproposizione di forme di sfruttamento  dei lavoratori stranieri  per i quali  la parità di diritti rispetto alla manodopera indigena  è lungi dall’essere raggiunta;  i progressi conseguiti in proposito vengono inoltre continuamente messi in discussione.

Nel  discorso tenuto in occasione dell’inaugurazione  Mandy Abou Shoak, assistente sociale svizzero-sudanese ,  ha fra l’altro citato episodi  che rendono difficile la vita di immigrati anche naturalizzati, specie se   di pelle nera, citando esempi di discriminazione di cui si sono resi responsabili singoli membri della polizia cittadina, o inviti a “tornarsene a casa sua” rivolti per strada anche a lei che pure è zurighese a tutti gli effetti

Oltre a questa esposizione, l’amministrazione comunale ha promosso, come ha ricordato Corine Mauch, sindaca della città, una serie di ricerche a livello universitario per indagare sul passato colonialista della città e ha proposto di cancellare alcune scritte di carattere colonialista su alcuni edifici urbani. È anche in corso un’indagine conoscitiva interna per indagare e contrastare eventuali forme di discriminazione razzista praticate dalle stesse istituzioni cittadine.

L’esposizione resterà aperta fino al prossimo 15 luglio e sarà affiancata da numerose iniziative quali conferenze, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche oltre a  visite guidate alle vestigia del colonialismo ancora presenti  in città quali  monumenti e iscrizioni storiche. È prevista inoltre la creazione di materiale didattico sul tema per le scuole cittadine. Questo insieme di iniziative si propone di coinvolgere anche ogni singolo partecipante e indurlo a essere parte attiva   dei vari aspetti di questo  complesso  processo di decolonizzazione,  assumendosi  le proprie responsabilità come cittadino e come consumatore.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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