Il Parlamento europeo e il fascismo nell’Unione

A due anni dalla scomparsa di Sassoli (che, come è stato ricordato anche recentemente, ci ha lasciato un’importante eredità, quella di lavorare per un’Europa della solidarietà) e a pochi mesi dalle prossime elezioni europee, il Parlamento torna a occuparsi, esplicitamente, di fascismi nell’UE. Lo aveva già fatto con un’importante risoluzione nel 2018. Torna a farlo ora, guardando con preoccupazioni alle immagini della parata per Acca Larenzia in Italia – e altri eventi ugualmente scioccanti in giro per l’Unione.

Era il 2018, il 25 ottobre, quando il Parlamento europeo, preoccupato per la crescente normalizzazione di fascismo, razzismo e xenofobia, chiedeva ai Paesi dell’UE di interdire i gruppi neofascisti e neonazisti. Con una risoluzione non legislativa (approvata con 355 voti favorevoli, 90 contrari e 39 astensioni), i deputati si richiamavano anche all’attacco che nel 2011 uccise, in Norvegia, 77 persone; all’assassinio della deputata britannica Jo Cox nel 2016; e all’attacco di squadre fasciste di CasaPound contro la deputata europea Eleonora Forenza e il suo assistente nel settembre del 2018 a Bari. Sempre “italiano” era il caso citato, del cittadino “condannato a 12 anni di carcere per avere sparato a sei migranti africani, ferendoli, in un attacco a sfondo razziale nella città di Macerata”. A partire da questi fatti di cronaca, il Parlamento denunciava l’impunità di cui – si legge nella risoluzione – godono le organizzazioni di estrema destra in alcuni Stati membri, fatto che concorre a spiegare l’aumento delle azioni violente a più livelli e contro più soggetti della società nel suo complesso: dalle minoranze etiniche e religiose alle persone LGBTI e con disabilità.
Insomma, nella Plenaria di sei anni fa veniva condannata la violenza neofascista e ci si trovava d’accordo a sanzionare i crimini motivati dall’odio e i discorsi di odio da parte di politici e funzionari pubblici che in questo modo normalizzavano e rafforzavano direttamente il clima di violenza. Non solo. Gli eurodeputati proponevano di istituire unità anti-odio nelle forze di polizia ma anche di vietare la formazione di gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra associazione che glorifica il nazismo e il fascismo.

Un anno dopo, nel settembre del 2019, il Parlamento europeo approvava anche una risoluzione sull’importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa. In essa si ricorda, anzitutto, che  ricorda che, “come sancito dall’articolo 2 TUE, l’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze; rammenta che questi valori sono comuni a tutti gli Stati membri”. Tra gli altri punti, la risoluzione invita a sensibilizzare le generazioni più giovani sui regimi totalitari inserendo la storia e l’analisi delle conseguenze di questi regimi “nei programmi didattici e nei libri di testo di tutte le scuole dell’Unione”e a promuovere la traduzione dei lavori dei processi di Norimberga in tutte le lingue dell’UE, condannando fermamente le forze politiche estremiste e xenofobe in Europa che distorgno i fatti storici e utilizzano simbologie e retoriche che richiamano aspetti della propaganda totalitaria.

Pochi mesi prima di quesra risoluzione, a maggio, si erano tenute le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, che ne era uscito frammentato (senza il controllo del Ppe di centro-destra e S&D di centro-sinistra della maggioranza dei seggi), diviso tra  partiti anti-sistema e partiti tradizionali, nonché segnato dall’incremento significativamente dei partiti di estrema destra nell’europarlamento rispetto alle elezioni del 2014.

L’importanza di essere consapevoli della nostra storia europea, la centralità morale attribuita al non-dimenticare, e l’impegno a far prevalere i valori di solidarità fondativi dell’Ue contro pregiudizi e odi sono stati aspetti evocati più volte anche da David Sassoli, che è stato Presidente del Parlamento europeo. Nel suo discorso tenuto nel 2021 in occasione della commemorazione dell’eccidio nazista, Sassoli ricordava come “le nostre Istituzioni, insieme, sentono la responsabilità di non dimenticare e riaffermare che la nostra Europa nasce dal punto più basso di dolore della nostra storia contemporanea, dal degrado morale di società che si credevano immuni a scatenare l’orrore e non hanno percepito il pericolo del nazismo e del fascismo, dal grido delle madri che in tutti i nostri paesi, a qualunque fronte appartenessero, ogni qualvolta hanno ricevuto la notizia di un figlio morto hanno urlato ‘mai più la guerra’.

A Strasburgo, martedì 16 gennaio, il Parlamento europeo – in un incontro con la Presidenza belga e la Commissione e su richiesta del gruppo dei Socialisti e Democratici- è tornato a occuparsi, esplicitamente, di fascismi nell’UE. Lo fa all’indomani della parata che si è svolta in via Acca Larentia a Roma il 7 gennaio, in occasione del 46º anniversario dell’uccisione di tre neofascisti nella capitale italiana. Durante l’evento i partecipanti hanno fatto il saluto romano e inneggiato al fascismo. L’Italia non è l’unico paese europeo che vive un ritorno delle estreme destre e del nazi-fascismo. Lo scorso novembre, ad esempio, in Germania, nella città di Postdam, esponenti dell’Alternative für Deutschland (AfD), del Movimento identitario, imprenditori e membri dell’alta borghesia hanno discusso di un piano per deportare fino a due milioni di persone dal paese in un’area non precisata dell’Africa del Nord. E ora sembra addirittura che da anni l’AfD sia in contatto con gruppi e confraternite neonaziste che operano soprattutto degli ex Länder della Germania dell’Est. Entrambi gli eventi sono stati largamente cavalcati dai media e nei social media.

Cosa sceglierà di fare l’Unione e come, aspettiamo di conoscerne i dettagli. Intanto un bel segnale. A riprova che il Parlamento europeo non si occupa di questioni eteree e lontane da noi, dalla società, da nostro stare insieme, ma di problematiche e ferite che ci toccano tutti e tutte.

Tra l’altro alla plenaria a Strasburgo si è anche parlato di altro: dall’erogazione di fondi UE all’Ungheria alle sfide internazionali, ma anche di trasporti – il Parlamento europeo vuole incoraggiare l’aviazione elettrica – e trasparenza dei mercati finanziari dell’UE, di riduzione degli incentivi fiscali per incoraggiare l’indebitamento delle imprese, di concorrenza leale. Poi di clima, con l’approvazione dell’accordo interistituzionale provvisorio sui gas fluorurati e la ratifica dell’accordo sul regolamento “Sostanze che riducono lo strato di ozono”, giusto per citare un po’ di lavori all’ordine del giorno.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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