La capacità di adattare la felicità

È agosto e per la maggioranza di noi è il tempo della sospensione dalle incombenze lavorative, dalla scuola, dalla coltre di cattivo presagio che spinge dal resto del mondo e che sappiamo tornerà a calare sulle nostre vite a settembre. Io compio gli anni ad agosto, non ho quasi mai organizzato feste perché non c’era mai nessuno e io stessa ero altrove, a festeggiare lontano dalla mia quotidianità, senza troppi testimoni e auguri e questo ha sempre reso i miei compleanni giornate surreali, appartenenti a un altro tempo e ad altri luoghi. Un bel privilegio, non trovate?

Per questo il mio articolo di oggi planerà leggero sopra le vostre vacanze, tra la quiete delle città deserte e lo scarso interesse verso le brutte notizie che ad agosto si tende a scacciare come le vespe dal quarto di anguria succosa al centro delle nostre tavolate estive.

Vi racconterò una storia a lieto fine, di quelle buffe e commoventi allo stesso tempo, che mi è caduta addosso durante le vacanze.

Io e la mia famiglia siamo rientrati da poco da un viaggio itinerante con un furgone noleggiato in Germania e attraversando la Svizzera siamo arrivati nel sud della Francia, fino al confine con la Spagna. Abbiamo pernottato in molti campeggi diversi, da quelli a quattro stelle con piscina, grandi parchi giochi e lavandino privato nella piazzola vista mare, a quelli comunali, senza un filo d’ombra e con rumorosi via vai notturni. 

Ci siamo imbattuti così in tipologie molto diverse di viaggiatori: famiglie olandesi con lunghe roulotte moderne, equipaggiate di qualunque confort, coppie giovani e molto innamorate che per niente intimorite dal caldo atroce di quei giorni si stringevano nelle minuscole tendine da campeggio che si possono acquistare alla Decathlon con poche decine di euro; camper con ripostigli talmente spaziosi da poter contenere una moto e il suo sidecar e infine un’intera famiglia di cinque persone stipate su una tenda montata sul tetto di un’auto.

Ma l’apparizione che più di ogni altra ci ha letteralmente scioccati è stata quella di un camion da traslochi adibito a camper. In che modo? Con mobiletti assemblati e montati sopra ad hoc? No. Hanno semplicemente tentato di rendere accogliente uno spazio che per natura di confortevole e comodo ha ben poco. Lungo le pareti di lamiera erano stati appesi drappi colorati e tappeti finto persiani, due materassi definivano sul fondo del camion la zona notte e una grossa televisione da cinquantacinque pollici sporgeva con i suoi cavi bel collegati dal bordo. Fuori un tavolino da campeggio con quattro sedie pieghevoli, un fornellino a gas e diversi bambolotti di plastica sparsi per terra tra un passeggino in miniatura e una cucina giocattolo mal messa. Il padre, a torso nudo e un’ intensa abbronzatura evidenziata dalla grande pancia che sporgeva sopra la sediolina evidentemente provata dal suo peso, intercettò il nostro sguardo e ci salutò con un grande sorriso. Era felice o per lo meno lo dava a vedere in maniera convincente, mentre si portava alle labbra la sua lattina di birra calda osservando soddisfatto la sua trovata geniale per portare in vacanza la sua famiglia. 

Idea che ha suscitato in noi una fortissima curiosità, tanto che nei giorni a seguire abbiamo continuato a sbirciare attraverso la rada siepe che delimitava la sua piazzola per scorgere altri dettagli di quel mezzo vuoto e sgangherato adibito a casa per le vacanze. Il suo camion- camper era molto più interessante delle bellissime ville sulla spiaggia che in altre situazioni avremmo contemplato con un misto di invidia e ammirazione. Seconde o terze case di vite che non ci saremmo potuti permettere, ma che di fronte a quel padre orgoglioso e realmente soddisfatto di trovarsi in vacanza con il suo mezzo di lavoro nel campeggio municipale di Leucate, perdevano qualunque fascino. 

Qui non è questione di accontentarsi con poco, ma di adattarsi alle circostanze per ricavarne il meglio possibile, ossia ciò in cui l’uomo sa distinguersi egregiamente rispetto a qualunque altro essere vivente. Basta pensare alla capacità di adattamento che l’essere umano è in grado di applicare in luoghi estremi, con climi che rendono quasi impossibile la vita di altre specie animali e vegetali. Penso ai popoli Inuit che vivono nelle regioni costiere artiche dove il territorio è prevalentemente composto dalla tundra, con un terreno privo di alberi e perennemente ghiacciato, il cosiddetto permafrost, o all’estremo opposto al popolo sahrawi, costituito da gruppi tribali arabo-berberi residenti nelle zone del Sahara Occidentale. 

L’uomo è stato in grado di adattarsi e proliferare a qualunque latitudine, come un virus recidivo. 

Se pensiamo al mondo animale, escludendo insetti e micro organismi, ci vengono in mente tipologie suddivise per aree geografiche e condizioni climatiche e vegetali specifiche. L’essere umano è pressappoco ovunque, senza contare lo spazio fuori dall’atmosfera terrestre. 

E questa capacità di adattamento sconfina oltre i bisogni primari portandoci per natura a cercare costantemente soluzioni anche per le nostre famigerate emozioni. 

Emergono tra tutte le immagini di quei concerti fatti dai balconi di casa durante la fase più dura della pandemia, la sveltezza con cui tutto è stato spostato on line, per non perdersi e proseguire il discorso, che fosse culturale, scolastico o lavorativo.

Quell’uomo del camion traslochi evidentemente non aveva altre risorse per portare al mare i suoi figli, ma voleva ugualmente farlo e lo ha fatto con ciò che aveva: un mezzo costituito per lo più da lamiera che sotto il sole diventava ustionante, sporco e poco confortevole, rivestito di tappeti colorati e riempito di giocattoli. 

In una ipotetica lotta per la sopravvivenza della felicità questo essere umano ha vinto, a discapito probabilmente di soggetti molto più benestanti di lui, crogiolati dal vuoto che neppure la bellezza esclusiva che li circonda è più in grado di colmare.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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