La rabbia delle madri. Un tabù sociale ancora da abbattere

Esiste una zona d’ombra in cui tutte le mamme, con differenti tempistiche e intensità, sono cadute. È un luogo difficile da raccontare perché è sfaccettato e prende forma dentro contraddizioni complesse.

Le mamme approdano in questo meandro oscuro per ragioni diverse: stanchezza, solitudine, senso di inadeguatezza, paura;  ma c’è una componente che le accomuna tutte ed è la rabbia. 

Nel 2011, Alba Marcoli, psicologa clinica di formazione analitica, ha raccolto in un saggio dal titolo “La rabbia delle mamme. Perdersi per ritrovarsi” tutte le riflessioni e i contributi sull’esperienza diretta delle donne che hanno partecipato a un gruppo di lavoro sul legame tra la maternità e la rabbia. Il risultato è la presa di coscienza in chi legge di quanta sofferenza si celi ancora dietro il mito della maternità propinata dalla nostra cultura, fortemente influenzata da una visuale patriarcale e limitante. 

In quanto madre di due bambini avrei voluto scoprire questo libro molto prima di intraprendere il mio viaggio esistenziale ed emotivo. Forse non mi avrebbe preparata comunque ad affrontare tutti i sentimenti contrastanti che ho vissuto in entrambe le esperienze, ma forse mi avrebbe permesso di sentirmi meno sola e in colpa a provarli. 

Ma partiamo dal principio. La maternità edulcorata dai canoni sociali cui siamo abituate porta a sedimentare la convinzione che una madre assuefatta dalla stanchezza e in balia di paure e fantasmi, che il legame a stretto contatto con i figli riportano a galla, sia una cattiva madre. 

L’ho pensato anch’io, da subito, dopo aver guardato per la prima volta mia figlia appena nata e non aver provato quel colpo di fulmine istantaneo che tutti mi avevano predetto.

Ricordo di aver pensato: ma perché non riesco ad amarla? Perché la guardo e provo solo un atavico bisogno di scappare da lei? 

Domande simili, piene di sconcerto e senso di colpa, hanno costellato tutti i primi anni dei miei figli e tutt’ora quando cedo alla rabbia , un piccolo demone dentro di me fa risuonare quelle parole, cariche di vergogna: perché non riesco a essere la madre perfetta che vorrei essere?

La risposta, per quanto semplice, è molto difficile da accettare e Alba Marcoli nel suo saggio riesce a convalidarla con esempi e strumenti di lavoro tanto efficaci da rendere impossibile non crederle. Perché l’immagine della madre instancabile, la cui gioia per il suo ruolo si rinnova ogni singolo giorno, provando gratificazione costante, non esiste. La condizione di solitudine in cui la nostra società pone le madri, soprattutto nei primi anni del figlio, quelli in cui al contrario sarebbe fondamentale un supporto sociale e psicologico continuo, la porta a crearsi un mondo parallelo, privo di confronto e condivisione, in cui l’idealizzazione della maternità prende il sopravvento, trascinandola in un vortice di inadeguatezza e disperazione senza eguali. 

Questo perché nessuno ci dice che la maternità è per una donna la seconda grande crisi esistenziale dopo l’adolescenza e come tale è fatta di contraddizioni, depressioni, momenti estremamente difficili, in cui le madri per prime si sentono bambine indifese, bisognose di empatia e abbracci, come i loro stessi bambini, al posto dei giudizi e dei consigli non richiesti.

Le madri non sono angeli del focolare. Sono esseri umani, fatti di luci e ombre. Sono fate e streghe allo stesso tempo: accolgono, consolano e amano cosi come possono urlare, perdere la pazienza e arrivare a pensare di voler eliminare quello stesso essere che hanno generato, per liberarsi di quel peso insopportabile che è a volte il ruolo materno. 

Poter ammettere la propria rabbia e riconoscerla, è l’unica via, secondo Alba Marcoli, per comprenderne l’origine e lasciarla andare. Ma questo può avvenire solo all’interno di un contesto sociale in cui venga abbattuto il mito della madre perfetta, sempre amorevole e gratificata.

Come sempre, i cambiamenti culturali partono dalla collettività e ciò che nel suo piccolo l’autrice è riuscita a fare con il suo gruppo di “mamme arrabbiate” rappresenta un esperimento pienamente riuscito. 

Riconoscere fragilità e bisogni comuni a tutte ha permesso a queste donne di assolversi e trasformare in meglio i loro rapporti con i figli. 

Perché come dice la stessa Alba Marcoli: non è di una soluzione che abbiamo bisogno, ma di una as-soluzione.  

“La rabbia delle mamme” è un libro necessario perché sfonda un tabù ed è un ottimo strumento di aiuto per chi è già madre, per chi sta per diventarlo e anche per tutti i papà che vogliono comprendere più a fondo le dinamiche profonde e complesse che si ritrovano a vivere le proprie compagne e di cui si continua a tacere. 

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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