L’ago della bilancia

Quest’anno festeggio quindici anni lontana dall’Italia. Tutto iniziò con un aereo (in questi tempi pandemici, mezzo poco frequentato, purtroppo) che mi ha portata prima in Inghilterra e poi in Svizzera.

Dunque, è l’ora dei bilanci e del riordino . È il momento di mettere mano alle borse del tempo, ai cassetti dei ricordi, agli armadi delle aspettative e alle cantine polverose delle cose non fatte e andate perdute. Di questi anni lontano dal Bel Paese, cosa celebrare e custodire? Starei meglio altrove?

Lo spunto mi viene da un libro breve ma dal contenuto ricco, se non altro per la mole di dati presentati, Piccolo atlante delle disuguaglianze (Edizioni Clichy). 

Allora ecco qualche numero: dall’Italia alla Regno Unito avevo ridotto un po’ la mia speranza di vita, che è di 82,7 anni nel primo paese e 81,2 nel secondo. Ma ho recuperato in Svizzera, dove si vive in media fino a 83,4 anni (fanno meglio solo gli abitanti di Hong Kong, con 84,7 anni, e i giapponesi, con 83,7).

E poi io, che sono anche un po’ ipocondriaca, posso rilassarmi in Svizzera, dove ci sono 40,4 medici ogni 10’000 abitanti – in Italia potevo stare tranquilla comunque, con 39,7 medici ogni 10’000 abitanti. Purtroppo la media mondiale è ben più bassa: 14,9 medici ogni 10’000 abitanti e in 36 paesi dell’Africa ce ne sono solo 2 (tra medici, infermieri e ostetriche).

Restando in Europa, non sono stata toccata da un problema che, come ricorda l’Organizzazione mondiale per la Sanità, riguarda “più di una persona su dieci” nel mondo: defecare in canali o dietro a cespugli. A Reading, a 40 chilometri da Londra, uno dei miei coinquilini era boliviano, arrivato con una borsa di studio proprio per lavorare a un progetto di ricerca sulla costruzione di bagni pubblici in America Latina, dove solo circa la metà della popolazione ha un accesso semplice e diretto ai servizi igienici.

Naturalmente il fatto che questo blog personale abbia preso vita è indice che in Svizzera esista libertà di espressione e diritto di associazione, conquiste assodate anche in Italia e nel Regno Unito. Non si può ancora dire lo stesso per un centinaio di paesi al mondo (ovvero per circa la metà degli stati riconosciuti), molte dei quali, tra l’altro, non offrono neppure la possibilità ai propri cittadini di denunciare le disuguaglianze al resto degli abitanti del pianeta. In Angola, solo il 14,3% della popolazione utilizza regolarmente Internet. E il dato scende sotto 10 per cento in vari molti paesi poveri, come il Sud Sudan (dove i connessi al web sono lo 7,9%), il Ciad (con il 6,5%) e l’Eritrea (con solo l’1,31% della popolazione che utilizza Internet).

Insomma, in questo mondo, segnato da un diabolico processo di disuguaglianze, in Svizzera, e prima nel Regno Unito ma anche negli anni vissuti in Italia, non mi sono persa nulla per quanto riguarda l’accesso a libertà e diritti fondamentali.

Si può dire altrettanto per quanto riguarda le parità di genere? Il mio essere donna, in Svizzera, mi ha discriminato, in termini di successo economico, di percorsi educativi e formativi, di accesso alla salute e ai ruoli nella Politica? Troverei maggiore uguaglianza in Italia? (La risposta, per inciso, è no!) E in un altro paese al mondo?

Il tema necessita di essere “investigato” meglio….

Non solo disuguaglianze di genere.. Il 2020 si è chiuso, tra le altre cose, con 26 persone che possedevano la stessa ricchezza di metà dell’umanità (tre miliardi e mezzo di persone). Nel 2018 queste persone erano 46, e 61 nel 2016. Secondo alcune stime, diventeranno dieci, se non cinque, tra meno di un decennio. Un trend di ingiustizia e soprusi, dove le condizioni di molti non migliorano, e in alcuni casi deteriorano. Una fetta dell’umanità senza acqua, cibo, igiene, possibilità economiche. Privata di istruzione e un lavoro (dignitoso). Segnata dalle disuguaglianze – sociali, economiche, di razza e di genere. In alcune nazioni più evidenti che altre e con differenze non solo tra i Paesi ricchi e quelli poveri.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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