di Valeria Camia e Alessandro Vaccari
L’8 e il 9 giugno gli italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari, tra cui uno particolarmente rilevante per le comunità migranti: la proposta di riforma delle norme sulla cittadinanza. Il quesito mira a ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale necessario per richiedere la cittadinanza italiana, estendendo automaticamente questo diritto anche ai figli minorenni dei richiedenti.
Ne abbiamo parlato con Sergio Bontempelli, esperto di diritti dei rifugiati e richiedenti asilo, operatore legale in strutture di accoglienza del centro Italia, presidente dell’Associazione Africa Insieme e dell’Associazione Culturale Straniamenti.
“La legge attuale sulla cittadinanza risale al 1992”, spiega Bontempelli, “e non rispecchia più la società italiana di oggi. È una normativa rigida, pensata per un’Italia molto diversa, e che spesso ignora le vite reali delle persone migranti e dei loro figli nati o cresciuti qui.”
Negli anni, vari tentativi di riforma si sono arenati. Perché? “Per mancanza di coraggio politico e per l’influenza di una narrazione pubblica che lega in modo improprio cittadinanza e immigrazione. In realtà — continua Bontempelli — semplificare l’accesso alla cittadinanza per chi vive stabilmente nel nostro Paese non ha nulla a che vedere con il controllo dei confini o la gestione dei flussi migratori.”
Uno dei nodi più critici è quello che Bontempelli definisce “sovranità arbitraria della burocrazia”: “Anche quando una persona ha tutti i requisiti di legge, può trovarsi davanti a ostacoli inspiegabili, come ritardi ingiustificati, richieste di documenti già forniti, o silenzi amministrativi che si protraggono per anni.”
Infine, desideriamo sottolineare l’importanza di distinguere tra cittadinanza e immigrazione: “Oggi molti italiani se ne vanno all’estero, e da anni i flussi in uscita superano quelli in entrata. Allargare il diritto alla cittadinanza significherebbe valorizzare chi ha già scelto l’Italia, contribuendo anche alla nostra economia e coesione sociale” chiarisce Bontempelli.
Insomma, il referendum di giugno potrebbe segnare un passo decisivo in questa direzione. Saremo pronti a coglierlo? Ascolta l’intervista qui l’intervista di Valeria Camia e Alessandro Vaccari con Sergio Bontempelli:
Noi Invitiamo a votare a favore della modifica che verrebbe introdotta dal referendum – consapevoli comunque che affronta solo una parte delle tematiche in gioco legate appunto a cittadinanza e identità.