Letteratura e razzismo: tre libri da non perdere

Ho già trattato nei miei articoli precedenti il concetto di letteratura necessaria, che affianca all’imprescindibile valore dell’intrattenimento, la capacità di illuminare porzioni di mondo complesse, in cui spesso fatichiamo a districarci. La differenza rispetto a un saggio è che un romanzo utilizza storie, luoghi reali e persone, che permettono al lettore di entrare in empatia con la questione affrontata, comprenderla da dentro e, attivando l’emotività, prendere coscienza del problema in maniera più consapevole e duratura.
Non ha importanza se gli autori utilizzino la fiction o l’esperienza diretta e personale. Ciò che rimane alla fine di una lettura necessaria è la vicinanza a un problema, la sensazione di farne parte e di doverne prendere atto.

I tre libri di cui vorrei parlarvi oggi fanno questo, affrontando il macro tema della discriminazione razziale, ma declinando le varie implicazioni all’interno di contesti sociali e culturali molto diversi, a volte anche in forte contrasto tra loro.

Bernardine Evaristo, autrice britannica di origine nigeriana, con il suo libro Ragazza, donna, altro, pubblicato in Italia da Big Sur ha vinto il Booker Price nel 2019. È una romanzo corale che intreccia dodici storie di donne, che hanno spesso tra loro un rapporto di madri e figlie. Tutto ha inizio con Amma, una regista nera e lesbica di cinquanta anni che raggiunge la notorietà grazie al debutto del suo ultimo spettacolo al National Theater di Londra. Attivista da sempre contro l’establishment delle arti, che esclude e ostacola il percorso degli artisti neri, finalmente vive il suo momento di rivalsa. Da questo primo quadro la visuale si allarga mostrandoci sua figlia Yazz, una giovane donna immersa in un ambiente multiculturale vitale e stimolante, che le permette di esplorare con grande libertà se stessa, le sue convinzioni e il suo sguardo sul mondo.
Le storie proseguono, collegandosi direttamente ad Amma o sfiorandosi appena e il risultato finale è una polifonia perfetta di esperienze e contesti sociali e culturali così diversi tra loro da non poter definire meglio questo romanzo se non come un grande inno all’intersezionalità, tema molto caro all’autrice. Spesso Bernardine Evaristo ha definito il suo lavoro “attivismo letterario” e questo emerge potentissimo nel suo ultimo romanzo, dove si fa centrale il bisogno di mostrare più modi possibili di definirsi e rappresentarsi nei corpi e nelle vite delle sue protagoniste nere. Il tema della discriminazione rimane centrale per tutto il testo, perché è imprescindibile e ognuna delle sue donne, prima o dopo, deve farci i conti. Ma la sensazione che prevale alla fine della lettura è la giocosa e vitale determinazione che spinge ognuna di loro a raggiungere il proprio personale concetto di libertà.
Una lettura che allarga e approfondisce lo sguardo sul mondo delle donne nere britanniche, con una capacità di osservazione estremamente lucida e contemporanea e una scrittura fluida, quasi priva di punteggiatura, più vicina alla poesia nello stile, ma molto scorrevole e avvincente.

Il secondo romanzo che vi consiglio è La metà scomparsa di Britt Bennett, autrice afroamericana che ha raggiunto sin dall’uscita del libro la vetta nelle classifiche del New York Times. In questo caso ci troviamo in un contesto del tutto opposto. Di fronte all’oggettiva difficoltà di una vita di soprusi e discriminazioni, una delle due protagoniste di questa vicenda sceglie la strada del rifiuto delle sue origini attraverso la menzogna. In inglese esiste un termine specifico per descrivere questo fenomeno. Si tratta di Passing ossia la capacità di dissimulare la propria identità razziale, per assumerne una nuova. Stella Vignes, originaria di Mallard, un piccolo paesino in Louisiana famoso per essere popolato solo “da neri troppo chiari per essere trattati come neri ma troppo scuri per essere considerati bianchi” dopo essere scappata da casa insieme alla sorella gemella Desirè, decide di abbandonare anche lei, sfruttando il fatto di essere scambiata per una donna bianca.
Mentre Desiré torna molti anni dopo in paese con una bambina più nera della notte, dopo aver sposato l’uomo più nero che abbia trovato, Stella continua la sua vita di bugie, nella sua famiglia bianca e benestante, con tutto il carico di ricordi e sensi di colpa che la sua scelta porta con sé. Il destino vuole che saranno proprio le due figlie di Stella e Desiré a incontrarsi per caso e riportare a galla un passato doloroso e rinnegato.
In questo romanzo abbiamo la possibilità di approfondire un altro aspetto del problema. Non tutti hanno la forza e gli strumenti per combattere in prima linea il razzismo subito. A volte rinnegare è l’unica strada possibile per salvarsi, e non per questo può essere definita meno coraggiosa dell’attivismo.
Un romanzo drammatico, che fa riflettere a lungo su quanto poco la nostra razza bianca influenzi e determini le nostre scelte e la relazione con gli altri e quanto quella nera rappresenti ancora la prima definizione imprescindibile sopra la quale, con fatica, si conquistano un pezzo alla volta, diritti, opportunità e rispetto.

E proprio a questo proposito vi consiglio di approfondire il tema dell’integrazione sociale attraverso il libro di Nadeesha Uyangoda L’unica persona nera nella stanza che è un ibrido tra saggio e memoir. L’autrice italiana di origini singalesi realizza un’ esaustiva trattazione sul problema dell’auto determinazione che vivono le nuove generazioni di ragazzi che si sentono a tutti gli effetti cittadini del Paese in cui sono cresciuti, a volte persino nati, continuando però a essere definiti tenendo conto esclusivamente del loro Paese d’origine, o meglio della razza che i loro connotati fanno emergere. La giornalista, attraverso esempi concreti e aneddoti appartenenti al suo vissuto personale, ci mostra quanto poco ancora il nostro Paese sia in grado di riconoscere di avere un problema di razzismo, radicato nelle istituzioni, da quelle politiche a quelle culturali e quanto il linguaggio risulti ancora limitante e discriminatorio.
Essere l’unica persona nera nella stanza innesca inevitabilmente delle reazioni, il più delle volte frutto di una ignorante diffidenza che nella sua ingenuità neanche si accorge del male che provoca a un’intera generazione. È su questi atteggiamenti radicati e apparentemente inoffensivi che va ristrutturato l’approccio verso il diverso e la definizione stessa di “diverso”.
Il lavoro è tanto, ancora, ma sono proprio libri come questi che ci aiutano a comprendere l’assoluta urgenza di intervenire.
Leggere e conoscere sono azioni di attivismo. Disponiamo tutti di questi strumenti, per renderci persone più consapevoli e abbattere le disuguaglianze. Già solo leggendo libri importanti come questi rendiamo giustizia a chi li ha scritti e a tutti gli altri per cui sono stati scritti.

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Questo blog nasce dall’incontro di tre persone emigrate volontariamente in età adulta dall’Italia in Svizzera e che in questo Paese hanno realizzato esperienze diverse in vari ambiti lavorativi e culturali. 

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