Primitivo: il dolce nel grezzo

Circa due volte al mese ascoltate La Rubrica di Sconfinamenti a Radio LoRa italiana. una decina di minuti, di domenica, in onda alla ore 10:00 per presentarvi il post della settimana. Con Valeria Camia, oggi – 9 gennaio 2022 -parliamo del romanzo di Pedro Lenz, Primitivo.

Primitivo è il titolo del romanzo di Pedro Lenz edito Gabriele Capelli Editore (2021). Racconta di Charly, quindicenne apprendista muratore in Svizzera tedesca, figlio di immigrati spagnoli, e di quei giorni della sua vita che seguono la morte, per incidente sul lavoro, del suo maestro. Si chiamava Primitivo. Un uomo dai fermi principi morali, uno di quelli che sono insegnanti di vita. Siamo nell’estate del 1982, in Svizzera, vicino a Langenthal.

Le pagine sono un susseguirsi, alternato, di descrizioni piuttosto oggettive degli eventi – le giornate del giovane nei cantieri, oppure mentre prepara il funerale del maestro, o ancora le uscite con gli amici – e dialoghi veloci, che a tratti sembra essere più un flusso di coscienza. E sono soprattutto i dialoghi a “raccontare” la tensione interiore di Charly. Una tensione che è di natura anche politica. Da un lato l’apprendista vive appieno la propria posizione sociale – la classe lavoratrice e operaia della Svizzera del dopoguerra – e dall’altro egli non smette di cercare le proprie idee e collocazione nel mondo. Come quando, il caposquadra una volta dice a Charly che in realtà “loro”, i muratori, sono dei diplomatici in cantiere, perché il materiale non corrisponde mai ai disegni degli architetti…ecco, le pagine scritta da Lenz sono “politiche”, nel loro raccontare dei dei perdenti, dei lavoratori, della dignità del lavoro.

Ma Primitivo è anche (forse soprattutto) un romanzo di formazione: Charly legge, chiede, prende posizione “sulle cose” e trova in Primitivo un punto di riferimento fondamentale per la propria crescita. Un compagno, insomma. La cui morte fa tornare alla mente del giovane storie di immigrazione e fa scoprire zone d’ombra, come lo sono i racconti – inaspettati – che riguardano la seconda guerra mondiale e il criminale nazista Joseph Mengele, e poi eredità scomode. Tutto ciò rischia di mettere in discussione la coerenza dell’amico scomparso ma allo stesso tempo fa comprendere a Charly – e ricorda a chi legge – che la vita non è tutto in bianco e nero.

Infine, questo romanzo vive di “somiglianze nei contrasti”. A cominciare dal fatto che Primitivo sta per andare in pensione, mentre il secondo personaggio principale, Charly, è ancora all’inizio della sua carriera professionale con il suo apprendistato. Eppure i due hanno tanto in comune. A partire dall’amore per il proprio lavoro che va di pari passo a quello per i libri, per la poesia. E infatti il giovane e l’anziano, entrambi, leggono insieme a colazione il sabato mattina nella baracca di Primitivo, recitano versi o filosofeggiano, mentre lavorano.

Primitivo, insomma, è un libro breve ma intenso. Non si legge tutto d’un fiato. A tratti è impegnativo. Ma la sua lettura non lascia indifferenti, perché apre un mondo: sull’interpersonale, sul dolce (nel grezzo) e sul bello (nel triste).

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